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Il termine forma, che nel linguaggio quotidiano è usato con
accezioni diverse, acquista nella riflessione filosofica una
sorprendente ricchezza di significati. Dal mondo antico all'età
contemporanea emerge in modo sempre più forte non solo la
stretta connessione che lega l'idea di forma a quella di contenuto,
ma anche il carattere necessariamente storico e dinamico della
forma stessa, il suo essere cioè sempre 'in formazione'
Ogni attività artistica, in particolare, è produttrice di forme, il
lavoro dell'artista consiste essenzialmente nel dare forma alla
materia con la quale opera. In questo senso la forma di
un'opera d'arte si identifica con gli elementi fisici e materiali
che la costituiscono:
linee e colori, se si tratta di un quadro, o parole, se abbiamo a
che fare con una poesia o un romanzo.
La forma, classicamente
intesa come principio
attivo che dà vita al
principio passivo, la
materia, ha finito per
assumere, nella filosofia e
nell'arte moderna, il
significato «gestaltico» di
struttura complessa che
supera nel significato la
somma dell'insieme delle
parti che la compongono
(psicologia della forma),
trasformandosi quindi in
principio organizzatore.
Dopo la Seconda guerra mondiale
una profonda crisi distrugge la
fiducia nell'arte e nei suoi
linguaggi.
Non solo la bellezza della forma
sembra lontana e inutile, ma
anche le esperienze delle
avanguardie (Cubismo, Dada,
Surrealismo) sembrano ormai
superate.
Inizia così una profonda ricerca da
parte degli artisti di nuove strade
per esprimersi.
Un percorso che riparte
dall'individuo, dal rapporto unico,
speciale, del pittore con la sua
opera, condiviso dagli scrittori e
dagli intellettuali della corrente
dell'esistenzialismo europeo
Nasce l’Arte informale
Si prepara così il terreno per la nascita dell'arte informale,
uno tra i movimenti americani di avanguardia.
Gli artisti emigrati negli
Stati Uniti, riescono a
comunicare ai giovani
americani la grande libertà
di espressione conquistata
dalle avanguardie europee,
la libertà di non
rappresentare figure, di
usare i colori in modo
arbitrario, di allontanarsi
dalla realtà, come se si
azzerassero le regole della
pittura fino ad allora date
per acquisite.
Albers
Con il termine informale sì definisce una serie di esperienze
artistiche, sviluppate in Europa, America e Giappone. Caratterizzate
dal rifiuto di qualsiasi forma figurativa o astratta , costruita secondo
canoni razionali.
Il termine informale,
coniato in Francia
negli anni Cinquanta,
indica:
La tendenza verso
un nuovo modo di
creare immagini
senza fare ricorso
alle forme
SPAZIALISMO
È una corrente non uniforme che ha come esponenti:
Lucio Fontana Marc Rothko
Le loro opere possono ricondursi
all’informale per l’assenza di “forme”
Alberto Burri
1
PITTURA SEGNICA
È una corrente non uniforme che ha come esponenti:
G. Capogrossi Hans Hartung
Sì differenzia per mancanza di un netto rifiuto della forma.
la forma, benché non del tutto assente, tende a trasformarsi in
"segno", cioè in un elemento grafico che sia riconoscibile dal punto di
vista formale, ma non nel suo contenuto.
Georges Mathieu
2
Lucio Fontana
(1899-1968) pittore, ceramista e scultore italiano, fondatore del(1899-1968) pittore, ceramista e scultore italiano, fondatore del
movimento spazialistamovimento spazialista
Attesa
Con il Manifesto
dello Spazialismo,
afferma l’importanza
di un nuovo modo di
concepire lo spazio,
e proclama
l’abbandono della
pittura da cavalletto.
Lucio Fontana
L’arte non deve
più sottostare alle
limitazioni della
tela o della
materia «vogliamo
che il quadro esca
dalla sua cornice e
la scultura dalla
sua campana di
vetro», ma può
allargare il suo
campo,
espandendosi
attraverso nuove
forme e tecniche
espressive.
1
Nel Manifesto Spazialista l'artista
afferma:
"La materia, colore e suono in
movimento sono i fenomeni il cui
sviluppo simultaneo costituisce la
nuova arte". Allo spazio viene data
un’accezione anche fisica, di superficie
attraversata dalla luce, costruita con la
luce stessa. Fontana cerca di superare i
limiti bidimensionali della tela, per
creare uno spazio al tempo stesso fisico
e concettuale. I tagli e i buchi dei suoi
quadri monocromatici, oltre a rendere
concreto lo spazio vuoto, consentono
alla materia di esprimersi attraverso le
sue stesse sporgenze e depressioni.
2
Se la rappresentazione fisica e fruibile
nelle sue tele tagliate, qui: l’ambiente
perde i suoi limiti, svaniscono nel buio
o nella luminosità scompigliante, lo
spazio si dilata, la luce traccia vie che
non seguono tanto lo sguardo o la
mente quanto lo spirito.
Il coinvolgimento riguardo il concetto
spaziale fontaniano diventa forte,
vibrante, comprensibile e plausibile
come non mai e, se sulle tele si può
osservare e concepire l’infinito
attraverso i tagli, qui, lo si raggiunge, lo
si ritrova di fronte, inopinatamente
manifesto.
3
"Il buco è l’inizio di una scultura nello
spazio. I miei non sono quadri,
sono concetti d’arte."
Artista, sperimentatore, ricercatore ed ancor prima ufficiale medico,
Alberto Burri (12 marzo 1915, 13 febbraio 1995), diede massima
espressione del suo fare artistico negli anni del secondo Dopoguerra.
Carattere poliedrico di fama mondiale, ebbe il suo contatto con la pittura
in un campo di prigionia americano dopo la sua cattura a Tunisi nel 1943.
La sua ricerca artistica
spazia dalla pittura alla
scultura avendo come fine
l’indagine sulle qualità
espressive della materia.
Nell’opera di Burri l’arte
interviene sempre «dopo».
Dopo che i materiali
dell’arte sono già stati
«usati» e consumati.
Essi ci parlano di un ricordo
e ci sollecitano a pensare a
tutto ciò che è avvenuto
nella vita precedente di quei
materiali prima che essi
fossero definitivamente
fissati nell’immobilità
dell’opera d’arte.
Proprio attraverso il simbolo del
primordiale istinto naturale, del
fuoco che brucia e che attira a sé
l’animo umano, che lo porterà a
considerare la combustione una
delle tecniche onnipresenti
nel suo fare artistico.
Le sue vernici prendono vita, si
raggrinziscono ,si lacerano e si
consumano, come se il tempo
nell’immediato, avesse
inesorabilmente fatto il suo
corso.
La casualità di questa tecnica
verrà riproposta svariate volte
da Burri, come atto risolutivo ad
ogni forma, ad ogni immagine
astratta che egli porterà a
compimento.
Le opere di Burri
non hanno
parole, agiscono
a livello di
coscienza
immediata, non si
traducono in
simboli ma si
riconoscono
come tracce
presenti nella
nostra memoria.
Una memoria
profetica non
solo nelle
sperimentazioni
tecniche, ma del
pensiero, a cui
l’uomo, a rilento
e commettendo
innumerevoli
sbagli, arriverà a
sviluppare come
reale.
Marc Rothko
Colore ed emozione: la poetica artistica di Mark Rothko
Mark Rothko (1903 – 1970) di origini , artista appartenente al gruppo di pittori
americani che insieme a Pollock, de Kooning, Still, Kline, Newman e Motherwell
è possibile inserire nella corrente dell’espressionismo astratto, ove i sentimenti
vengono espressi tramite l’azione pittorica.
Colorfield Painting è il movimento culturale a cui appartiene Rothko, ovvero
pittura delle campiture, in cui ad assumere il ruolo che fa da padrone è la forza
scaturita dal colore che suscita emozioni.
Chi vede per la prima volta le
opere di Rothko, le creazioni
appartenenti alla fase matura
dell’attività pittorica dell’artista,
non quelle che ancora presentano
tracce di figurativismo, si sente
quasi «preso in giro» dall’autore.
Il primo pensiero è che ogni
individuo è in grado di realizzare
un simile dipinto, in cui non vi è la
possibilità di riconoscere un
soggetto preciso.
Nelle sue opere si esprime una
relazione che coinvolge
l’osservatore.
Nelle creazioni cromatiche,
caratterizzate da composizioni di
colori rettangolari sfumate, Si crea
un elemento di attrazione per lo
spettatore che viene
imprigionato all’interno della
composizione. Si viene
catturati dall’immensità dell’opera,
dalla geometria dell’immagine e
dalla materia del colore che
inducono la mente in un viaggio
spirituale all’interno della creazione
artistica, non si tratta di un viaggio
allucinatorio, sono un emblema della
drammaticità, della tragedia
esistenziale dell’artista stesso. E’ la
tragedia del nascere, del vivere e del
morire ad essere espressa.
Rothko è riuscito a
restituire alla pittura la
qualità di suscitare
atmosfere immateriali,
un’atmosfera non
terrena resa sublime
grazie al colore e alla
luce. Ciò non significa
che l’artista sia riuscito
ad andare oltre una
normale
tridimensionalità
terrena, egli ha plasmato
tramite l’utilizzo del
colore un tonalismo non
più legato alla
raffigurazione
naturalistica degli
elementi.
HANS HARTUNG
L’HARMONIE DES SIGNES ET DES GESTES
Hans Hartung (1904 – 1989)
pittore tedesco di nascita e
francese di adozione, ha
conosciuto tutti i movimenti
avanguardisti del ’900,
dall’astrattismo al cubismo
fino all’espressionismo,
senza collocarsi in nessuna
corrente o tendenza avendo
una sua personale
concezione dell’arte come
linguaggio individuale e
assolutistico.
Nel 1925 l’incontro con Kandinskij
definisce il carattere informale ed
astratto della sua pittura,
utilizzando tutti gli schemi di
questa corrente, macchie e
spruzzi di colore (action painting),
segno libero e gesto (graffitismo).
E proprio con il graffitismo
compone tutta la sua opera
pittorica, realizzando illimitate
variazioni giocate sul segno.
Egli stesso dichiara: “In quanto a
me, voglio rimanere libero di
spirito, d’azione, ma non lasciarmi
rinchiudere né dagli altri, né da
me stesso”.
La sua personalità si rispecchia perfettamente nelle immagini prodotte,
che sono esplosioni di interiorità espressa sotto forma di fendenti
colorati, mai casuali. Le linee e il colore, sono scelti per occupare un
preciso spazio; le forme sono selezionate e i gesti calibrati. La disabilità di
Hartung, che ha condizionato la sua vita nel dopo guerra, è servita a tirar
fuori una creatività inedita, il mezzo con cui essa si è scatenata,
graffiando e azzannando la tela. Ciò che si impara da questo artista va al
di là della storia dell’arte, è una vera e propria lezione di vita.
G. CAPOGROSSI
(ROMA, 1900-1972)
GLI STRANI GEROGLIFICI CHE OCCUPANO LE SUPERFICI
Per molti si tratta di calligrammi
arcaici, con tutto il loro corredo di
miti e di misteri, ma basta
osservare qualsiasi Superficie per
accorgersi che da quell’unica
matrice, da quel fecondissimo
seme che è il segno di Capogrossi,
prolifera e si sviluppa un campo
pulsante di relazioni, di forze
visive, di “vitalità fenomeniche”.
Una “riserva di movimento” che
fa sì che ogni parte si colleghi alle
altre parti, in un gioco di infiniti
concatenamenti.
La parabola di Capogrossi, prende avvio negli anni Trenta con una figurazione
tutta impostata sull’arcaismo di Valori Plastici e sulla poetica dell’immobilità di
Piero della Francesca e degli affreschi pompeiani. Nel «ballo sul fiume» i
personaggi appaiono come fissi e allucinati, con lo sguardo assente, al limite tra
fisico e metafisico.
A partire dal ‘46 i soggetti umani tendono a dissolversi ed entra in scena la serie
di tele, fatta di finestre e tende, in cui la scansione spaziale è data da piani
sovrapposti, sfaccettati, zigzaganti, che annunciano la Forma magica che
accompagnerà Capogrossi fino alla morte. 
Forma archetipica, certo, ma non ripartenza da zero, in quanto tutto l’iter di
Capogrossi è sempre un andare oltre le apparenze, inventarle, chiarirle: un
cogliere qualcosa di non visto, ma qualcosa che è in noi stessi, come i “segni
minuscoli e spericolati” che l’artista da piccolo aveva osservato fare a un
bambino cieco: egli cercava quella forma dello spazio che i suoi occhi non
potevano cogliere ma che lui “intensamente sentiva e viveva”.
Georges Victor
Mathieu d'Escaudœuvres
(1921-2012)
Artista dell'astrazione lirica
Dopo aver studiato diritto e filosofia, si laurea in inglese, che gli sarà utile, nel
dopoguerra per lavorare a Parigi come responsabile delle pubbliche relazioni
per la compagnia marittima americana U.S. Lines.
Comincia a dipingere quadri non figurativi nel 1944, praticando un'astrazione
libera e gestuale.
A partire dal 1947 si
fa notare per la sua
applicazione del
colore direttamente
dal tubetto. Nel vivo
del dibattito
teorico, organizza
diverse mostre in
favore
dell'Abstraction
Lyrique, di cui
diventa il paladino.
Questa nuovo modo di intendere l’astrazione: gestuale, lirica, informale o
'tachiste', si spoglia delle tradizioni e delle regole fino ad allora predominanti,
per mettere in primo piano i fenomeni puramente pittorici.
Il pensiero filosofico del tempo contribuiva a sostenere le
convinzioni degli artisti impegnati a sviluppare una forma di pittura
gestuale, a vivere l'esperienza pittorica in modo nuovo, con un
coinvolgimento corporeo totale.
L’artista sceglie fin da subito di rompere con schemi e regole
dell’astrattismo geometrico, caratteristico degli artisti americani
come Pollock e De Cooning, per dar vita ad opere caratterizzate
da un ‘astrattismo lirico’, forma d’arte che si svincola dalla teoria
classica per privilegiare il movimento delle forme e l’emozione.
Fondatore del «lirismo» ed inventore della «calligrafia», Mathieu
ama dipingere in pubblico, viaggiare e cimentarsi con l’arte a 360°
gradi, tanto da realizzare opere d’arte in svariati campi tra cui
l’architettura e la grafica. 
Come non ricordare la "moneta da 10 franchi", e i molteplici
manifesti per la compagnia“Air France”.
L’artista si contrappone a tutto ciò che è meccanico, prediligendo la
libertà del segno, inserito nella tela in maniera arbitraria ed impulsiva,
concedendo spazio ai successivi che si incastrano ad esso attraverso
un processo vitale di movimento e rapidità, mossi solo dall’inconscio
e prima che la razionalità prevalga.
Eliminare il concetto di forma

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Antoni gaudi
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Eliminare il concetto di forma

  • 1.
  • 2. Il termine forma, che nel linguaggio quotidiano è usato con accezioni diverse, acquista nella riflessione filosofica una sorprendente ricchezza di significati. Dal mondo antico all'età contemporanea emerge in modo sempre più forte non solo la stretta connessione che lega l'idea di forma a quella di contenuto, ma anche il carattere necessariamente storico e dinamico della forma stessa, il suo essere cioè sempre 'in formazione'
  • 3. Ogni attività artistica, in particolare, è produttrice di forme, il lavoro dell'artista consiste essenzialmente nel dare forma alla materia con la quale opera. In questo senso la forma di un'opera d'arte si identifica con gli elementi fisici e materiali che la costituiscono: linee e colori, se si tratta di un quadro, o parole, se abbiamo a che fare con una poesia o un romanzo.
  • 4. La forma, classicamente intesa come principio attivo che dà vita al principio passivo, la materia, ha finito per assumere, nella filosofia e nell'arte moderna, il significato «gestaltico» di struttura complessa che supera nel significato la somma dell'insieme delle parti che la compongono (psicologia della forma), trasformandosi quindi in principio organizzatore.
  • 5. Dopo la Seconda guerra mondiale una profonda crisi distrugge la fiducia nell'arte e nei suoi linguaggi. Non solo la bellezza della forma sembra lontana e inutile, ma anche le esperienze delle avanguardie (Cubismo, Dada, Surrealismo) sembrano ormai superate. Inizia così una profonda ricerca da parte degli artisti di nuove strade per esprimersi. Un percorso che riparte dall'individuo, dal rapporto unico, speciale, del pittore con la sua opera, condiviso dagli scrittori e dagli intellettuali della corrente dell'esistenzialismo europeo
  • 6. Nasce l’Arte informale Si prepara così il terreno per la nascita dell'arte informale, uno tra i movimenti americani di avanguardia. Gli artisti emigrati negli Stati Uniti, riescono a comunicare ai giovani americani la grande libertà di espressione conquistata dalle avanguardie europee, la libertà di non rappresentare figure, di usare i colori in modo arbitrario, di allontanarsi dalla realtà, come se si azzerassero le regole della pittura fino ad allora date per acquisite.
  • 7. Albers Con il termine informale sì definisce una serie di esperienze artistiche, sviluppate in Europa, America e Giappone. Caratterizzate dal rifiuto di qualsiasi forma figurativa o astratta , costruita secondo canoni razionali. Il termine informale, coniato in Francia negli anni Cinquanta, indica: La tendenza verso un nuovo modo di creare immagini senza fare ricorso alle forme
  • 8. SPAZIALISMO È una corrente non uniforme che ha come esponenti: Lucio Fontana Marc Rothko Le loro opere possono ricondursi all’informale per l’assenza di “forme” Alberto Burri 1
  • 9. PITTURA SEGNICA È una corrente non uniforme che ha come esponenti: G. Capogrossi Hans Hartung Sì differenzia per mancanza di un netto rifiuto della forma. la forma, benché non del tutto assente, tende a trasformarsi in "segno", cioè in un elemento grafico che sia riconoscibile dal punto di vista formale, ma non nel suo contenuto. Georges Mathieu 2
  • 10. Lucio Fontana (1899-1968) pittore, ceramista e scultore italiano, fondatore del(1899-1968) pittore, ceramista e scultore italiano, fondatore del movimento spazialistamovimento spazialista Attesa Con il Manifesto dello Spazialismo, afferma l’importanza di un nuovo modo di concepire lo spazio, e proclama l’abbandono della pittura da cavalletto.
  • 11. Lucio Fontana L’arte non deve più sottostare alle limitazioni della tela o della materia «vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro», ma può allargare il suo campo, espandendosi attraverso nuove forme e tecniche espressive.
  • 12. 1 Nel Manifesto Spazialista l'artista afferma: "La materia, colore e suono in movimento sono i fenomeni il cui sviluppo simultaneo costituisce la nuova arte". Allo spazio viene data un’accezione anche fisica, di superficie attraversata dalla luce, costruita con la luce stessa. Fontana cerca di superare i limiti bidimensionali della tela, per creare uno spazio al tempo stesso fisico e concettuale. I tagli e i buchi dei suoi quadri monocromatici, oltre a rendere concreto lo spazio vuoto, consentono alla materia di esprimersi attraverso le sue stesse sporgenze e depressioni.
  • 13. 2 Se la rappresentazione fisica e fruibile nelle sue tele tagliate, qui: l’ambiente perde i suoi limiti, svaniscono nel buio o nella luminosità scompigliante, lo spazio si dilata, la luce traccia vie che non seguono tanto lo sguardo o la mente quanto lo spirito. Il coinvolgimento riguardo il concetto spaziale fontaniano diventa forte, vibrante, comprensibile e plausibile come non mai e, se sulle tele si può osservare e concepire l’infinito attraverso i tagli, qui, lo si raggiunge, lo si ritrova di fronte, inopinatamente manifesto.
  • 14. 3 "Il buco è l’inizio di una scultura nello spazio. I miei non sono quadri, sono concetti d’arte."
  • 15. Artista, sperimentatore, ricercatore ed ancor prima ufficiale medico, Alberto Burri (12 marzo 1915, 13 febbraio 1995), diede massima espressione del suo fare artistico negli anni del secondo Dopoguerra. Carattere poliedrico di fama mondiale, ebbe il suo contatto con la pittura in un campo di prigionia americano dopo la sua cattura a Tunisi nel 1943.
  • 16. La sua ricerca artistica spazia dalla pittura alla scultura avendo come fine l’indagine sulle qualità espressive della materia. Nell’opera di Burri l’arte interviene sempre «dopo». Dopo che i materiali dell’arte sono già stati «usati» e consumati. Essi ci parlano di un ricordo e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte.
  • 17. Proprio attraverso il simbolo del primordiale istinto naturale, del fuoco che brucia e che attira a sé l’animo umano, che lo porterà a considerare la combustione una delle tecniche onnipresenti nel suo fare artistico. Le sue vernici prendono vita, si raggrinziscono ,si lacerano e si consumano, come se il tempo nell’immediato, avesse inesorabilmente fatto il suo corso. La casualità di questa tecnica verrà riproposta svariate volte da Burri, come atto risolutivo ad ogni forma, ad ogni immagine astratta che egli porterà a compimento.
  • 18. Le opere di Burri non hanno parole, agiscono a livello di coscienza immediata, non si traducono in simboli ma si riconoscono come tracce presenti nella nostra memoria.
  • 19. Una memoria profetica non solo nelle sperimentazioni tecniche, ma del pensiero, a cui l’uomo, a rilento e commettendo innumerevoli sbagli, arriverà a sviluppare come reale.
  • 20. Marc Rothko Colore ed emozione: la poetica artistica di Mark Rothko
  • 21. Mark Rothko (1903 – 1970) di origini , artista appartenente al gruppo di pittori americani che insieme a Pollock, de Kooning, Still, Kline, Newman e Motherwell è possibile inserire nella corrente dell’espressionismo astratto, ove i sentimenti vengono espressi tramite l’azione pittorica. Colorfield Painting è il movimento culturale a cui appartiene Rothko, ovvero pittura delle campiture, in cui ad assumere il ruolo che fa da padrone è la forza scaturita dal colore che suscita emozioni.
  • 22. Chi vede per la prima volta le opere di Rothko, le creazioni appartenenti alla fase matura dell’attività pittorica dell’artista, non quelle che ancora presentano tracce di figurativismo, si sente quasi «preso in giro» dall’autore. Il primo pensiero è che ogni individuo è in grado di realizzare un simile dipinto, in cui non vi è la possibilità di riconoscere un soggetto preciso.
  • 23. Nelle sue opere si esprime una relazione che coinvolge l’osservatore. Nelle creazioni cromatiche, caratterizzate da composizioni di colori rettangolari sfumate, Si crea un elemento di attrazione per lo spettatore che viene imprigionato all’interno della composizione. Si viene catturati dall’immensità dell’opera, dalla geometria dell’immagine e dalla materia del colore che inducono la mente in un viaggio spirituale all’interno della creazione artistica, non si tratta di un viaggio allucinatorio, sono un emblema della drammaticità, della tragedia esistenziale dell’artista stesso. E’ la tragedia del nascere, del vivere e del morire ad essere espressa.
  • 24. Rothko è riuscito a restituire alla pittura la qualità di suscitare atmosfere immateriali, un’atmosfera non terrena resa sublime grazie al colore e alla luce. Ciò non significa che l’artista sia riuscito ad andare oltre una normale tridimensionalità terrena, egli ha plasmato tramite l’utilizzo del colore un tonalismo non più legato alla raffigurazione naturalistica degli elementi.
  • 25. HANS HARTUNG L’HARMONIE DES SIGNES ET DES GESTES
  • 26. Hans Hartung (1904 – 1989) pittore tedesco di nascita e francese di adozione, ha conosciuto tutti i movimenti avanguardisti del ’900, dall’astrattismo al cubismo fino all’espressionismo, senza collocarsi in nessuna corrente o tendenza avendo una sua personale concezione dell’arte come linguaggio individuale e assolutistico.
  • 27. Nel 1925 l’incontro con Kandinskij definisce il carattere informale ed astratto della sua pittura, utilizzando tutti gli schemi di questa corrente, macchie e spruzzi di colore (action painting), segno libero e gesto (graffitismo). E proprio con il graffitismo compone tutta la sua opera pittorica, realizzando illimitate variazioni giocate sul segno. Egli stesso dichiara: “In quanto a me, voglio rimanere libero di spirito, d’azione, ma non lasciarmi rinchiudere né dagli altri, né da me stesso”.
  • 28. La sua personalità si rispecchia perfettamente nelle immagini prodotte, che sono esplosioni di interiorità espressa sotto forma di fendenti colorati, mai casuali. Le linee e il colore, sono scelti per occupare un preciso spazio; le forme sono selezionate e i gesti calibrati. La disabilità di Hartung, che ha condizionato la sua vita nel dopo guerra, è servita a tirar fuori una creatività inedita, il mezzo con cui essa si è scatenata, graffiando e azzannando la tela. Ciò che si impara da questo artista va al di là della storia dell’arte, è una vera e propria lezione di vita.
  • 29. G. CAPOGROSSI (ROMA, 1900-1972) GLI STRANI GEROGLIFICI CHE OCCUPANO LE SUPERFICI
  • 30. Per molti si tratta di calligrammi arcaici, con tutto il loro corredo di miti e di misteri, ma basta osservare qualsiasi Superficie per accorgersi che da quell’unica matrice, da quel fecondissimo seme che è il segno di Capogrossi, prolifera e si sviluppa un campo pulsante di relazioni, di forze visive, di “vitalità fenomeniche”. Una “riserva di movimento” che fa sì che ogni parte si colleghi alle altre parti, in un gioco di infiniti concatenamenti.
  • 31. La parabola di Capogrossi, prende avvio negli anni Trenta con una figurazione tutta impostata sull’arcaismo di Valori Plastici e sulla poetica dell’immobilità di Piero della Francesca e degli affreschi pompeiani. Nel «ballo sul fiume» i personaggi appaiono come fissi e allucinati, con lo sguardo assente, al limite tra fisico e metafisico.
  • 32. A partire dal ‘46 i soggetti umani tendono a dissolversi ed entra in scena la serie di tele, fatta di finestre e tende, in cui la scansione spaziale è data da piani sovrapposti, sfaccettati, zigzaganti, che annunciano la Forma magica che accompagnerà Capogrossi fino alla morte. 
  • 33. Forma archetipica, certo, ma non ripartenza da zero, in quanto tutto l’iter di Capogrossi è sempre un andare oltre le apparenze, inventarle, chiarirle: un cogliere qualcosa di non visto, ma qualcosa che è in noi stessi, come i “segni minuscoli e spericolati” che l’artista da piccolo aveva osservato fare a un bambino cieco: egli cercava quella forma dello spazio che i suoi occhi non potevano cogliere ma che lui “intensamente sentiva e viveva”.
  • 35. Dopo aver studiato diritto e filosofia, si laurea in inglese, che gli sarà utile, nel dopoguerra per lavorare a Parigi come responsabile delle pubbliche relazioni per la compagnia marittima americana U.S. Lines. Comincia a dipingere quadri non figurativi nel 1944, praticando un'astrazione libera e gestuale. A partire dal 1947 si fa notare per la sua applicazione del colore direttamente dal tubetto. Nel vivo del dibattito teorico, organizza diverse mostre in favore dell'Abstraction Lyrique, di cui diventa il paladino.
  • 36. Questa nuovo modo di intendere l’astrazione: gestuale, lirica, informale o 'tachiste', si spoglia delle tradizioni e delle regole fino ad allora predominanti, per mettere in primo piano i fenomeni puramente pittorici.
  • 37. Il pensiero filosofico del tempo contribuiva a sostenere le convinzioni degli artisti impegnati a sviluppare una forma di pittura gestuale, a vivere l'esperienza pittorica in modo nuovo, con un coinvolgimento corporeo totale.
  • 38. L’artista sceglie fin da subito di rompere con schemi e regole dell’astrattismo geometrico, caratteristico degli artisti americani come Pollock e De Cooning, per dar vita ad opere caratterizzate da un ‘astrattismo lirico’, forma d’arte che si svincola dalla teoria classica per privilegiare il movimento delle forme e l’emozione.
  • 39. Fondatore del «lirismo» ed inventore della «calligrafia», Mathieu ama dipingere in pubblico, viaggiare e cimentarsi con l’arte a 360° gradi, tanto da realizzare opere d’arte in svariati campi tra cui l’architettura e la grafica. 
  • 40. Come non ricordare la "moneta da 10 franchi", e i molteplici manifesti per la compagnia“Air France”.
  • 41. L’artista si contrappone a tutto ciò che è meccanico, prediligendo la libertà del segno, inserito nella tela in maniera arbitraria ed impulsiva, concedendo spazio ai successivi che si incastrano ad esso attraverso un processo vitale di movimento e rapidità, mossi solo dall’inconscio e prima che la razionalità prevalga.