Il futurismo è un movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 da F.T. Marinetti. Il futurismo, attraverso tutta una serie di ‘manifesti’ e di clamorose polemiche, propugnò un’arte e un costume che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna, della civiltà meccanica, e proiettandosi verso il futuro fornendo il modello a tutte le successive avanguardie.Ciò che il futurismo rifiutava era il concetto di un’arte élitaria e decadente, confinata nei musei e negli spazi della cultura aulica. Proponeva invece un balzo in avanti, per esplorare il mondo del futuro, fatto di parametri quali la modernità contro l’antico, la velocità contro la stasi, la violenza contro la quiete.
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Il primo '900
Il movimento nasce in Italia ai primi del ‘900 e
coinvolge arte, letteratura, musica, teatro,
architettura e politica.
Il 20 febbraio 1909 lo scrittore Filippo
Tommaso Marinetti pubblica , sul giornale
«Le Figaro» di Parigi, il Manifesto del
Futurismo, che elenca temi e obiettivi del
gruppo: culto del progresso tecnico, della
macchina, della velocità, del prodotto
industriale, rifiuto del passato, del pensiero
romantico, distruzione dei musei e della
tradizione accademica.
Il nuovo criterio di bellezza è il «dinamismo
universale»: «bello» è tutto ciò che si muove
verso il futuro ed il progresso.
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Rientra nelle arti futuriste anche la poesia
declamata, a «verso libero» (senza rime) e con
onomatopee (parole che riproducono il suono).
Le parole hanno caratteri tipografici diversi e la
grafica ne evoca i ritmi sonori, come Zang Tumb
Tumb.
Filippo Tommaso Marinetti, Zang Tumb Tumb, Edizioni futuriste di «Poesia»,
Milano 1904
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Il Futurismo portò all’esasperazione le
ricerche sul movimento realizzate nel XIX
secolo grazie alla scoperta della fotografia.
Per analizzare il moto i futuristi studiarono
le cronofotografie e le strobofotografie.
Étienne-Jules Marey, Pellicano in volo, 1882. Strobofotografia
Eadweard Muybridge, Il cavallo in movimento, 1878
Cronofotografia
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I fratelli Bragaglia elaborarono la
fotodinamica, per rappresentare il
movimento in fotografia.
In questa fotodinamica tre istanti dello
stesso movimento sono fusi in un solo
fotogramma, con un effetto simile a
quello della pittura futurista di quegli
anni.
Anton Giulio Bragaglia, Ritratto polifisionomico, 1903.
Fotodinamica, Roma, Centro Studi Bragaglia
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Principali esponenti del Futurismo nelle arti figurative
Umberto Boccioni
(1882-1916)
Giacomo Balla
(1871-1958)
Gino Severini
(1883-1966)
Luigi Russolo
(1886-1947)
Carlo Carrà
(1881-1966)
Antonio Sant’Elia
(1888-1916)
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La sensazione del dinamismo è suggerita mediante la scomposizione e la compenetrazione di una forma
in un’altra, attraverso piani curvi e obliqui, vibranti di colori accesi.
Dinamismo di un’automobile, di
Luigi Russolo, rende in modo
efficace l’effetto visivo di un
oggetto in movimento.
Luigi Russolo, Dinamismo di un’automobile, 1912-1913. Olio su tela, 104x140
cm. Parigi, Musèe National d’Art Moderne
Vettura Bugatti Tipo 13, 1910-1923
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L’automobile, oggetto-simbolo dei futuristi, rappresenta i loro
ideali di progresso.
La forma scura e
compatta, spezzata e
ricomposta in una
sovrapposizione
aerodinamica di linee
curve, dà la
sensazione del bolide
che attraversa
rombando e rende
incandescente l’aria
La «compattezza» dello
spazio sembra
progressivamente
spezzata dalla corsa
dell’auto, lanciata in
avanti dalle scie di luce
gialla lasciate dagli
pneumatici.
Il susseguirsi di frecce che suggeriscono la direzione del movimento
da destra verso sinistra è una sequenza di immagini della strada in cui
l’auto corre. Il rosso acceso rappresenta l’esaltazione della velocità.
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Boccioni critica violentemente la scultura a lui
contemporanea, che accusa di monotonia e
statica imitazione del passato. Nel Manifesto della
scultura futurista egli teorizza il dinamismo
plastico
«tutto si muove rapidamente…una figura non è
mai ferma…le cose in movimento si moltiplicano».
In Forme uniche della continuità nello spazio,
l’impetuoso avanzare di un uomo in marcia è
rappresentato mediante la scomposizione della
figura in piani curvilinei e tesi che espandono il
suo volume nello spazio.
Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio,
1913. Bronzo, altezza 110,5cm. Milano, galleria d’Arte
Contemporanea.
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La figura della Danzatrice, scomposta e
frammentata, si distingue chiaramente solo
in alcune parti del volto e delle mani. Tutte le
sequenze del movimento sono sintetizzate in
un’unica immagine.
La linea, che unisce segmenti e curve,
definisce i piani in cui è scomposta la figura.
I piani spigolosi frantumano la forma e la
disperdono nello spazio.
Il colore dominante è il blu, usato in
un’ampia gamma di gradazioni che danno
rilievo ai piani e dinamicità alle forme.
Gino Severini, Danzatrice in blu, 1912. Olio su tela, 61x46
cm. Milano, Collezione Mattioli.
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Una grande lampada elettrica
sprigiona violenti raggi luminosi che
annullano quelli della luna.
L’abbinamento non è casuale. Per i
Futuristi la luce elettrica era simbolo
del progresso e aveva definitivamente
ucciso «il chiaro di luna», simbolo
dello sdolcinato romanticismo del
passato.
Giacomo Balla, Lampada ad arco. 1910-1911. New York,
Museum of Modern Art
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Nel Manifesto dell’architettura futurista
(1914) i futuristi sognavano enormi
metropoli dalla frenetica attività, colme
di edifici dalle linee slanciate, dove gli
ascensori hanno preso il posto delle
scale e il traffico scorre su vari livelli
stradali.
Antonio San’Elia fu uno dei più
promettenti architetti del periodo
futurista: per lui gli alberghi, le centrali
elettriche, le stazioni ferroviarie e gli
aeroporti dovevano prendere nelle città
il posto un tempo riservato alle
cattedrali.
Antonio Sant’Elia, La centrale elettrica. Matita e inchiostri su
carta, 31x20,5 cm. 1914. Milano, collezione Accetti.