2. 2
Nefropatia
Creat. > 1,4 mg/dl
Insufficienza Renale
Cronica
Storia “Naturale” delle Nefropatie
DIALISI
PERITONEALE EMODIALISI
TRAPIANTO
RENALE
Trattamento
Rallentamento della
Velocità evolutiva
Prevenzione
3.
4. ~ 10% della popolazione
generale
epidemia di
malattia renale
cronica (CKD)
Epidemia di malattie croniche
CancroCancro
Infarto del MiocardioInfarto del Miocardio
malattia vascolare perifericamalattia vascolare periferica
incidenti cerebro-vascolari..incidenti cerebro-vascolari..
World
Health
Organization
5. Filtrato Glomerulare (ml/min)Filtrato Glomerulare (ml/min)
150150
120120
9090
6060
3030
1515
00
stadio 1: FG nor. o ↑stadio 1: FG nor. o ↑
danno renale (danno renale (µµalb.-sedimento-imaging)alb.-sedimento-imaging)
stadio 2: IR lieve (FG 90-60stadio 2: IR lieve (FG 90-60
ml/min) +μAlb e/ o sedimentoml/min) +μAlb e/ o sedimento
imaginigimaginig
stadio 3: IRstadio 3: IR moderata (FG 60-30 ml/min)moderata (FG 60-30 ml/min)
stadio 4: IR severastadio 4: IR severa (FG(FG
30-15 ml/min)30-15 ml/min) stadio 5: fase terminalestadio 5: fase terminale (FG(FG
<15 ml/min)<15 ml/min)
tempotempo
STADIAZIONE IRC
7. Filtrato Glomerulare (ml/min)Filtrato Glomerulare (ml/min)
150150
120120
9090
6060
3030
1515
00
tempotempo
stadio 1stadio 1:diagnosi della malattia renale, trattamento:diagnosi della malattia renale, trattamento
delle comorbidità, terapia per ↓ progressionedelle comorbidità, terapia per ↓ progressione
stadio 2stadio 2 :: terapiaterapia-- stima velocità di progressionestima velocità di progressione
stadio 3stadio 3: valutazione e trattamento delle complicazioni: valutazione e trattamento delle complicazioni
(anemia-iperparatiroid. etc(anemia-iperparatiroid. etc))
stadio 4stadio 4: preparazione alla dialisi/trapianto: preparazione alla dialisi/trapianto
stadio 5stadio 5: sostituzione funzione renale: sostituzione funzione renale
PIANO DPIANO D’AZIONE BASATO SULLA STADIAZIONE’AZIONE BASATO SULLA STADIAZIONE
8. Fisiologica riduzione del GFR con il tempo 1 ml/min ogni anno dopo i 40 annni
Pazienti > 70 anni senza microalbuminuria/proteinuria hanno scarsa tendenza all’evoluzione
In senso ESRD e quindi scarsa importanza di follw up nefrologico
Pazienti più giovani, con microalbuminuria/proteinuria a più elevata tendenza evolutiva
Verso stadi più gravi di IRC avviarli e sostenere uno stretto follow up
9. IRC
Sindrome determinata dalla riduzione progressiva ed irreversibile della
massa renale (cioè del numero di nefroni) funzionante, e quindi delle
molteplici funzioni del rene, come indicato dalla riduzione del GFR –
La sindrome uremica è dovuta non solo alla ritenzione delle scorie
azotate, ma anche alla perdita delle altre funzioni del
rene, con alterazioni del ricambio idro-elettrolitico, dell’equilibrio
acido-base, del metabolismo lipidico e glucidico, dell’omeostasi
circolatoria e dell’eritropoiesi; ciò si ripercuote su tutte le cellule
dell’organismo e quindi sui più svariati organi ed apparati.
10. FUNZIONI DEL RENEFUNZIONI DEL RENE
• 1) Eliminazione: escrezione urinaria,
catabolismo tubulare
• 2) regolazione del volume e della
composizione del liquido extracellulare (ed
intracellulare)
• 3) funzioni endocrino-metaboliche
11. AZOTEMIA
E’ la quantità presente nel sangue di azoto non proteico
(derivante da aminoacidi, acido urico, creatina, creatinina,
dai peptidi e da altre sostanze azotate).
Con questo termine si indica essenzialmente la misura dello
stesso catabolita, urea o azoto ureico in essa contenuto,
secondo due diversi approcci, molecola totale o azoto ureico.
L’azotemia viene usata quale indice di funzionalità del rene,
anche se la sua utilità clinica in tal senso appare inferiore a
quella della creatinina, poiché è influenzato dalla dieta, dallo
stato di idratazione del paziente, dal catabolismo proteico,
dall’entità della diuresi.
12. AUMENTI DELL’AZOTEMIA DA:
• cause pre-renali dovute a dieta iperproteica, accellerato catabolismo
proteico (sanguinamento gastrointestinale, stati cachettici, febbre,
tireotossicosi, traumi), compromissione del flusso ematico renale
(ipotensione, shock, insufficienza cardiaca, emorragie, diarree gravi, vomito,
disidratazioni);
Nelle iperazotemie da cause prerenali in genere la creatinemia è
normale/poco aumentata con un rapporto azotemia/creatinemia >20:1
• cause renali dovute a nefropatie croniche e acute;
in questo caso il rapporto azotemia/creatinemia è <20:1
• cause post-renali, legate in genere ad impedito flusso urinario per calcoli,
stenosi ureterali, ipertrofia prostatica, tumori del tratto urinario.
13. CREATININA
è un prodotto di degradazione della creatina, formata nel
muscolo a velocità costante, regolarmente eliminata dai reni.
la sua concentrazione plasmatica non presenta ritmi circadiani,
dipende poco dalla dieta, è proporzionale alla massa
muscolare, ha una elevata variabilità interindividuale;
viene filtrata dal glomerulo, circa il 10% secreta dal tubulo e
poi escreta con le urine.
14. La concentrazione della creatinina plasmatica è inversamente
correlata con il GFR (curva di tipo iperbolica).
Il GFR può diminuire del 50% prima di osservare un aumento
della concentrazione della creatinina plasmatica. Una
creatinina plasmatica normale non sempre indica funzione
renale normale, mentre un suo valore aumentato può non
dipendere da un difetto di funzione renale.
GFR dipende da: Pressione di filtrazione, Struttura della
membrana Glomerulare, Numero dei glomeruli funzionanti
15. CreatininaCreatinina
……ma …basta solo usare la Creatininemia?ma …basta solo usare la Creatininemia?
1 mg/dl1 mg/dl
30 anni30 anni
formula MDRD : Creatinina, età, sesso ed etniaformula MDRD : Creatinina, età, sesso ed etnia
(bianca o negra)(bianca o negra)
(140-30(140-30 annianni ) x 90) x 90
KgKg
7272
137137
ml/minml/min
40 Kg40 Kg 5252
ml/minml/min
Formula di Cocroft =Formula di Cocroft = (140- Età) x Peso corporeo(140- Età) x Peso corporeo
72 x Creatininemia72 x Creatininemia
nelle donne moltiplicare x 0.85nelle donne moltiplicare x 0.85
!!!!
16. Per il corretto calcolo del GFR e’ attualmente adoperata la
formula CKD-Epi che offre stime valide del filtrato anche nel
range 60-90 ml/min.
Un calcolatore CKD-EPI è disponibile sul WEB:Un calcolatore CKD-EPI è disponibile sul WEB:
http://www.kidney.org/professionals/KDOQI/gfr_calculator.cfmhttp://www.kidney.org/professionals/KDOQI/gfr_calculator.cfm
17. DIAGNOSI DI IRC
Documentata riduzione del GFR da almeno 3 mesi
Segni di uremia da almeno 3 mesi
Riduzione bilaterale delle dimensioni dei reni
(dimensioni non ridotte: nefropatia diabetica,
amiloidosi renale, malattie cistiche del rene)
Segni e sintomi di osteodistrofia renale
Segni spesso presenti ma di per se non diagnostici
Poliuria “pallida”, nicturia
Ipertensione, ipervolemia, edemi
Ematuria, proteinuria, cilindruria
Anemia
Iperfosfatemia, ipocalcemia
20. Rx mani in osteodistrofia renale. Osteroporosi diffusa.
Riassorbimento delle falangi distali, meglio evidente nel 1° e 2° dito mano dx.
Riassorbimento osseo subperiosteo delle II falangi del 2° e 3° dito, sul lato radiale.
Calcificazioni dei tessuti molli sul versante radiale dell’articolazione interfalangea
prossimale del 2° dito della mano sinistra
23. La causa della CKD:
influenza la prognosi (velocità di declino del GFR)
influenza le manifestazioni cliniche e le complicanze
determina la terapia specifica e la sua efficacia
26. MALATTIA RENALE CRONICA
Stadio GFR
Preva-lenza
USA %
Stima
Italia
N x 1000
1 Danno renale
con GFR
normale o
> 90 3.3 2000
2 Danno renale
con GFR
lievemente
60-89 3.0 2000
3 Moderata GFR 30-59 4.3 2800
4 Severa GFR 15-29 0.2 100
5 Pre-uremia/
Uremia
<15 o Dialisi 0.1 50
28. IRC LIEVE–MODERATA: SIGNIFICATO CLINICO
• Sviluppo di insufficienza renale terminale, che richiede una
terapia sostitutiva (dialisi o trapianto). Poiché gli individui con
CKD sono spesso anziani ed il declino del GFR è lento, molti
pazienti non raggiungono lo stadio terminale
• Aumento degli eventi cardiovascolariAumento degli eventi cardiovascolari
• La riduzione del GFR determina numerose complicazioni:
- ipertensione
- anemia
- malnutrizione
- osteodistrofia
- neuropatia
- riduzione della qualità della vita
29. IRC LIEVE – MODERATA: SIGNIFICATO CLINICO
Il problema principale è comunque l’aumento
della mortalità e morbilità CV
La nefropatia cronica lieve-moderata è
paragonabile o addirittura peggiore del diabete
(aumento del rischio di almeno 4 volte) e comporta
ulteriori complicanze (ipertensione, dislipidemia)
che aumentano il rischio CV
30. CAUSE DI MORTE NEI PAZIENTI CON ESRD
Dati USA - NKF
I pazienti con ESRD
non muoiono di uremia,
ma di MCV,
come la popolazione generale
31. CKD: PROBLEMATICHE CLINICO-
TERAPEUTICHE
• Trattamento della malattia di base
• Prevenzione/riduzione del rischio CV
• Prevenzione della progressione
• Prevenzione e trattamento delle
complicanze
• Terapia sostitutiva dell’IRC terminale
32. GFR 90-60GFR 90-60 60-3060-30
%%
5050
4040
3030
2020
1010
00
1%1% 1%1%
19%19%
24%24%
MortalitàMortalità
Cause cardiovascolariCause cardiovascolari
dominantidominanti
Insufficienza renaleInsufficienza renale
terminale/dialisiterminale/dialisi
∼∼28000 pazienti GFR <90 ml /min28000 pazienti GFR <90 ml /min
follow up : 5 annifollow up : 5 anni
Il vero rischio dell’ IRC è quello di complicazioni
cardiache e non quello di
evoluzione verso la dialisi!
33.
34. L’insufficienza renale (Malattia Renale Cronica o CKD) è un
problema di dimensioni epidemiche
Le implicazioni del fenomeno vanno ben al di là delle malattie renaliLe implicazioni del fenomeno vanno ben al di là delle malattie renali
in quanto gradi anche lievi di insufficienza renale moltiplicano ilin quanto gradi anche lievi di insufficienza renale moltiplicano il
rischio cardiovascolarerischio cardiovascolare
La presenza di insufficienza renale, soprattutto nel
paziente “fragile” (anziani, diabetici, cardiopatici)
deve essere considerata per adeguare il dosaggio
dei farmaci o per evitare quelli nefrotossici
35. Rischio Relativo (indipendente))
44
33
22
11
00
GFRGFR
ml/minml/min
120120
6060
00
PREVENZIONE PRIMARIA
MIGLIOR APPROCCIO PER ERADICARE LE MALATTIE
•IpertrigliceridemiaIpertrigliceridemia
•Elevati livelli di LDLElevati livelli di LDL
•Iperglicemia a digiunoIperglicemia a digiuno
1.41.4
2.02.0
2.82.8
3.43.4
1.01.0
6060
4545
3030 1515
00μ albuminuriaμ albuminuria
Per identificare gli individui a rischioPer identificare gli individui a rischio
più alto di disfunzione renale, anchepiù alto di disfunzione renale, anche
indipendentemente dai fattori classiciindipendentemente dai fattori classici
RiferimentoRiferimento
RiferimentoRiferimento
L’insufficienza renale è molto frequente ed induce
complicazioni cardiovascolari mortali e rappresenta
quindi una priorità sanitaria !
36. I pazienti con malattie renali croniche sono ad
alto rischio.
Non c’è nessuna evidenza che i farmaci
cardiovascolari siano tossici per i nefropatici e
quindi nessuna evidenza per non prescriverli a
questi pazienti
37. PROGRESSIONE DELLA
NEFROPATIA
Nel paziente con riduzione della
funzione renale si innescano in
genere meccanismi autonomi che
determinano la progressione dell’IRC
fino allo stadio terminale, anche se la
malattia di base diviene inattiva.
39. ALTRI FATTORI CHE INFLUENZANO LA
PROGRESSIONE VERSO L’IRC TERMINALE
Ipertensione arteriosa
Iperglicemia
Dislipidemia
Obesità
IperfosfatemiaIperfosfatemia
Fumo
Dieta iperproteica
Acidosi
Anemia
Malattie concomitanti, soprattutto quelle CV
40. PREVENZIONE DELLA PROGRESSIONE
Trattamento della malattia di base
Riduzione della pressione arteriosa con
farmaci attivi sulla pressione glomerulare
Riduzione della proteinuria
Riduzione dell’apporto di proteine (*)
Correzione della dislipidemia
Riduzione del peso corporeo
Correzione precoce dell’anemia
(*) indicata solo nelle forme proteinuriche
41. DIABETES:
THE MOST COMMON CAUSE OF ESRD
Primary Diagnosis for Patients Who Start Dialysis
Diabetes
50.1%
Hypertension
27%
Glomerulonephritis
13%
Other
10%
USRDS
No. of patients
Projection
95% CI
1984 1988 1992 1996 2000 2004 2008
0
100
200
300
400
500
600
700
r2
=99.8%
243,524
281,355
520,240
No.ofdialysispatients
(thousands)
45. CARDIO-RENAL CONTINUUM: THREE STAGES
REGRESS
RETARD
Target organ damage
Asymptomatic
Target organ
damage
Symptomatic
Death
CKD
New risk factors
Risk factors
Cardiometabolic
risk
PREVENT
Atherosclerosis
ESRD
Source: www.cardiometabolic-risk.org
46. CARDIO-RENAL CONTINUUM
REGRESS
RETARD
Target organ damage
Asymptomatic
CKD
New risk factors
Risk factors
Cardiometabolic
risk
PREVENT
Source: International Chair on Cardiometabolic Risk
www.cardiometabolic-risk.org
Target organ
damage
Symptomatic
Death
Atherosclerosis
ESRD
CKD : chronic kidney disease
ESRD : end-stage renal disease
47. STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO
CARDIOMETABOLICO
Diabetes mellitus
Cigarette smoking
Obesity (BMI >30 kg/m2
)
Physical inactivity
Dyslipidemia
Hypertension
MICROALBUMINURIA
ESTIMATED GFR <60 ML/MIN
Age (older than 55 for men, 65 for women)
Family history of premature CVD
(men under age 55 or women under age 65)
49. 2 mmHg
decrease in
mean SBP
10% reduction in risk
of stroke mortality
7% reduction in
risk of ischaemic
heart disease
mortality
LOWERING BP REDUCES CARDIOVASCULAR RISK
Small SBP reductions yield significant benefit
50. PIU’ BASSI SONO I VALORI PRESSORI E PIU’ LENTA E’ LA
PROGRESSIONE DEL DANNO RENALE
DeclineinGFR
(mL/min/year)
95 98 101 104 107 110 113 116 119
r = 0.69; P < 0.05
Map (mmHg)
130/85 140/90
Untreated
hypertension
0
-2
-4
-6
-8
-10
-12
-14
51. CONTINUUM CARDIO-VASCULO-RENALE:
LA DISLIPIDEMIA
• La dislipidemia contribuisce in gran parte alla
elevatissima mortalità CV nei pazienti con IRC
• La dislipidemia causa una piu’ rapida progressione
dell’IRC
• Le statine riducono la proteinuria e rallentano
l’evoluzione dell’IRC
52. MA IN PRATICA …
• Nei servizi di diabetologia il profilo lipidico
viene eseguito nel 63% dei casi
• Solo nel 30% LDL <100mg%
• Nel 32% LDL >130mg
• Solo il 28% dei diabetici con MCV è trattato con
statine
53. GOALS DEL TRATTAMENTO PRECOCE
• Prevenire lo sviluppo della nefropatia
• Prevenire la progressione verso l’ESRD
• Prevenire la morbilità e mortalità CV
ERDS=end stage renal disease
CV=cardiovascular
54. IL TRATTAMENTO PRECOCE DELLA MALATTIA CARDIO-
VASCULO-RENALE FA LA DIFFERENZA
Brenner, et al., 2001
55. PREVENZIONE E TERAPIA DELLE
COMPLICANZE CARDIOVASCOLARI
• Indispensabile in ogni fase della nefropatia
cronica
• In assenza di informazioni specifiche, valgono le
misure applicate per la prevenzione e terapia
delle malattie CV nella popolazione generale
(fumo, lipidi, pressione arteriosa, ecc.) ricordando
che per la stima del rischio la nefropatia cronica è
un equivalente CV
• Prevenzione e terapia della CKD e della sua
progressione sono misure preventive del rischio
CV
58. BEHAVIORAL SELF-MANAGEMENT NELLA MALATTIA
CARDIO-VASCULO RENALE
LE STRATEGIE DI “SELF-MANAGEMENT” SONO
COMPONENTI CHIAVE DELL’ABBATTIMENTO DEL
RISCHIO CARDIOMETABOLICO
• monitoraggio glicemico
• monitoraggio dei valori pressori
• consigli nutrizionali
• abolizione del fumo
• attività fisica aerobica
• adherence al trattamento
59. FISIOPATOLOGIA DELL’IRC 1
Deficit di eliminazione Conseguenze
Ritenzione dei prodotti non
volatili del catabolismo cellulare
che normalmente sono eliminati
(o metabolizzati) dal rene
Conseguenze: anoressia,
nausea, prurito, pericardite,
polineuropatia, encefalopatia
piastrinopatia
Alterazioni endocrino-
metaboliche
Conseguenze
calcitriolo ipocalcemia, osteodistrofia
eritropoietina anemia
renina
ipertensione, ritenzione di
sodio, scompenso cardiaco
62. TEORIA DEL “NEFRONE INTEGRO”
Nel rene insufficiente, la normale popolazione
nefronica è sostituita da un numero di nefroni
ridotto ed eterogeneo per entità del danno e
livello di GFR.
Nonostante cio’, in ciascun nefrone le funzioni
glomerulare e tubulare rimangono ben integrate,
analogamente a quanto si verifica nel rene sano.
> aumento del GFR nei nefroni residui con un
incremento del riassorbimento prossimale di
acqua e sodio
> al segmento distale giunge una quantità di
ultrafiltrato tale da permettere la “normale”
regolazione dell’escrezione di acqua e soluti (il
bilancio glomerulo-tubulare viene mantenuto)
63. Il mantenimento dell’omeostasi idro-elettrolitica
impone che che la riduzione del GFR globale si
associ ad un proporzionale aumento
dell’escrezione frazionale di acqua ed elettroliti
(ovvero che vi sia una riduzione proporzionale del
riassorbimento tubulare)
Ciò richiede l’intervento dei meccanismi neuro-
endocrini fisiologicamente preposti alla
regolazione del bilancio idro-elettrolitico.
L’attivazione cronica di questi meccanismi
comporta tuttavia un prezzo da pagareun prezzo da pagare in
termini di alterazioni dell’omeostasi, dei sistemi
neuroendocrini preposti alla sua regolazione e
della funzione dei vari organi ed apparati
64. IPERTENSIONE
Conseguenze
Progressione della nefropatia
Complicanze cardiovascolari
dirette (ipertensive)
indirette (aterosclerotiche)
Cause
Ritenzione idrosodica con espansione della volemiaRitenzione idrosodica con espansione della volemia
Iperproduzione di sostanze ipertensivanti
(renina, endotelina-1)
Attivazione del SNS afferente intrarenale
Ridotta produzione di sostanze ad azione ipotensiva
(prostaglandine, nitrossido)
Ipertensione essenziale preesistente
66. IN SINTESI
Target pressorio: < 140/90 mmHg nei pazienti con
AER normale, < 130/80 mmHg nei pazienti con AER
aumentata, < 125/75 mmHg nella sindrome nefrosica
ed in altre situazioni in cui la proteinuria marcata
conferisce un rischio elevato
farmaci di prima scelta: ACE-inibitori o sartanici
spesso necessari più farmaci di classe diversa
apporto di sodio < 90 mmol/die (2 g/die ovvero
NaCl 5 g/die) e/o diuretici
69. Long sustained demand** for increased PTH production
as the cause of PTH growth
Demands for
PTH production
Glands weight
And volume
Functions
Physiologic normal
0.045 g.
Increased release of PTH
Decreased hormone degradation
Increased hormone biosynthesis
Recruitment of inactive cells
Cellular hypertrophy
Shift of the cellular set-point
Decrease VDR
Decrease CaSr
Cellular replication (hyperplasia)
Loss of VDR
Loss of CaSr
Nodular transformation
Monoclonal cells
Autonomous gland. adenomatas
12 g.
*( Relentless increase in serum Phos. along with worsening GFR?)
70. OSTEODISTROFIA RENALE, FORME CLINICHE
IRC moderata e severa
OD “ad alto turnover” (iperparatiroidismo, acidosi)
Osteomalacia (deficit di calcitriolo non trattato)
Forme miste
IR terminale
OD “ad alto turnover” (iperparatiroidismo, acidosi)
Osteodistrofia “a basso turnover”:
a) ridotta secreziona di PTH (da eccesso di
calcitriolo, calcio e/o chelanti del fosfato?)
b) intossicazione da alluminio
Amiloidosi (beta1microglobulina)
Forme miste
78. PREVENZIONE E TRATTAMENTO
IPERPARATIROIDISMO SECONDARIO
NEI PAZIENTI CON IRC LIEVE-
MODERATA
Controllo fosforemia (3.0 mg/dl - 4.5 mg/dl)
- Restrizione apporto dietetico di fosforo (800
mg/die)
- Chelanti del fosfato
Controllo calcemia (9.0 mg/dl - 10.5 mg/dl)
- Supplementazione di calcio 1-2 gr/die
79. CHELANTI DEL FOSFOROCHELANTI DEL FOSFORO
• sali di alluminio (usati solo per le forme
acute gravi)
• sali di calcio
• sali di magnesio
chelanti senza calcio e alluminiochelanti senza calcio e alluminio
• sevelamersevelamer
• sali di ferro trivalentisali di ferro trivalenti
• carbonato di lantaniocarbonato di lantanio
80. PREVENZIONE E TRATTAMENTO
IPERPARATIROIDISMO SECONDARIO
NELL’ IRC LIEVE-MODERATA 2
Uso metaboliti attivi Vit. D
- Calcitriolo (0.25-0.50 μg/die) :
- bambini
- PTH in progressivo aumento
- IRC di lunga durata
- 25(OH)vitaminaD3 (se carenza di Vit. D <
20 ng/ml)
81. ULTERIORI MISURE PER IL CONTROLLO
DI CALCEMIA E FOSFOREMIA NEI
PAZIENTI IN DIALISI
•Dose dialitica adeguata
- Kt/V urea > 1.2
- Dialisi: durata HD - > n.ro
trattamenti HD
• Modulazione dei livelli di calcio e fosfato nel
dializzato
NB – nei pazienti in dialisi la dieta – essendo
iperproteica – non permette una riduzione
marcata dell’apporto di fosfato!
82. CALCIOMIMETICI
Cinacalcet (MimparaCinacalcet (Mimpara ®), confezioni da 28 cpr da 30, 60®), confezioni da 28 cpr da 30, 60
e 90 mg – costo € 285,35, 526,80 e 790,21e 90 mg – costo € 285,35, 526,80 e 790,21
ANALOGHI DEL CALCITRIOLO NON
CALCEMIZZANTI: PARACALCITOLO
FARMACI RECENTI PER
IL TRATTAMENTO DELLE ALTERAZIONI DEL
METABOLISMO Ca-P
83. ANEMIA
In genere si manifesta quando il GFR è ≅ 30 – 40 ml/min
(creatininemia ≅ 2 mg/dl)
Cause
– Deficit di eritropoietina
– Carenza di ferro
– Carenza di acido folico ed altre vitamine vitamine
– Malnutrizione proteica
– Infezioni-infiammazione cronica
– Riduzione della vita media dei GR (da tossine uremiche)
– Perdita di sangue (dialisi, emorragia occulta)
– Intossicazione da alluminio (nel dializzato)
Conseguenze
– Riduzione della sopravvivenza
– Ipertrofia/scompenso ventricolare sinistro
– Riduzione della qualità della vita (capacità lavorativa fisica
e psichica, funzioni cognitive, funzione sessuale)
84. Diagnosi di anemia dovuta alla CKD
Anemia normocitica e normocromica
reticolociti bassi
parametri del metabolismo del ferro normali
non segni di emolisi
85. TERAPIA CON ERITROPOIETINA
Il trattamento deve mirare ad ottenere un livello di
Hb > 11 ma < 12 g/dL.
Valori di Hb superiori al target hanno un effetto
presumibilmente benefico sulla qualità della vita, ma
comportano un aumento degli eventi cerebrovascolari e
della trombosi dell’accesso vascolare
86. Il potassio è il principale catione intracellulare
(per il 99% è contenuto nelle cellule)
87. Il potassio è un elemento largamente presente nel corpo
umano e svolge funzioni fondamentali per la vita di tutte le
cellule (all'interno delle quali è contenuta la maggior parte
del potassio presente nel'organismo): oltre a regolare la
pressione osmotica delle cellule regola l'eccitabilità delle
fibre muscolari; particolarmente sensibili alla
conPOTASSIOcentrazione di potassio sono quelle del cuore.
La quantità di potassio è tenuta sotto controllo
principalmente dai reni, che provvedono ad espellere il
potassio in eccesso attraverso le urine; l'espulsione
attraverso il sistema digerente interessa una quota
minoritaria di potassio, e pochissimo viene eliminato
attraverso la sudorazione.
POTASSIO
88. Valori più bassi possono essere causati da eccessiva
perdita che può avvenire per via gastrointestinale (vomito,
diarrea) o renale (uso di diuretici, iperaldosternonismo,
cioè eccesso di un ormone, l'aldosterone, prodotto dal
surrene, che regola proprio la disponibilità di sodio e
potassio nell'organismo).
Valori più alti, salvo rare eccezioni, sono associati ad
insufficienza renale; si possono riscontrare anche in tutte
quelle circostanze associate a rottura massiva delle cellule,
come le crisi emolitiche o l'infarto acuto del miocardio ed
nell'ipoaldosteronismo.
POTASSIO
89. CAUSE di IPERKALIEMIA
• Da riduzione della escrezione renale
• IRA
• IRC
• ipoaldosteronismo da bassa reninemia o da insufficienza corticosurrenale
• uso di diuretici risparmiatori di potassio
• difetto isolato congenito o acquisito nella secrezione di potassio
• ACE inibitori
• altri farmaci (cotrimoxazolo e pentamidina con meccanismo simile a quello
dell'amiloride)
• Da elevato introito di potassio
• rapida somministrazione di potassio e.v., K-penicillina ad alte dosi
• Da ridistribuzione di potassio verso l'esterno delle cellule
• acidosi metabolica e respiratoria
• rilascio rapido di potassio dalle cellule(trauma, linfomi, leucemie, mieloma,
chemioterapia, intossicazione digitalica acuta)
• Da aumentata osmolalità
• glucosio
• mannitolo
• soluzioni ipertoniche
90. IPERKALIEMIA
Aumento della concentrazione sierica del potassio > 5 mEq/l; il
potassio totale corporeo può essere elevato, ma più spesso è
normale o addirittura basso; in ogni caso, è alterata la
distribuzione dell’elettrolita tra il compartimento intracellulare e
quello extracellulare.
L’iperkaliemia può essere lieve (da 5,0 a 5,5 mEq/l), moderata
(da 5,5 a 6,0 mEq/l) o grave (> 6,0 mEq/l).
Sintomi, segni e diagnosi
L’iperkaliemia può essere asintomatica finché non compaiono i
segni di tossicità cardiaca. Potrebbero comparire sintomi
neuromuscolari aspecifici, inclusi ipostenia indefinita e
parestesie. Nell’iperkaliemia grave, i sintomi possono diventare
drammatici (p. es., ipostenia grave, paralisi flaccida, arresto
cardiaco).
91. POTASSIO
E’ il catione più abbondante dell’organismo, regola le
funzioni intracellulari e l’eccitabilità del tessuto
neuromuscolare. In condizioni normali, la kaliemia è
compresa tra 3,5-5 mEq/l.
Il rapporto tra K+ intra- ed extracellulare determina
l’eccitabilità neuromuscolare. Poiché solo una piccola
porzione del K+ è extracellulare, l’eccita-bilità
neuromuscolare si alterata per variazioni anche
modeste della concentrazione del K+ nel siero > 7
mEq/L). In caso di iperkaliemia si hanno disturbi
neuro-muscolari e cardiaci fino alla paralisi
muscolare e/o alla morte improvvisa (per arresto
sinusale).
Assunzione di potassio = 70-150 mEq/die
Eliminazione di potassio:
GFR 120 ml/min = 700 mEq/die
GFR 20 ml/min = 115 mEq/die
92. IPERKALIEMIA
• E’ forse la più temibile complicanza acuta nel
paziente in dialisi. E’ più rara, soprattutto in
forma sintomatica, nel paziente con CKD severa,
ed in tal caso è dovuta al concorso di altre cause
(in aggiunta al basso GFR)
• Il paziente in dialisi peritoneale ha un rischio
minore
• La principale manifestazione clinica dell’iper-
kaliemia grave è la morte improvvisa per arresto
sinusale
93. GFR < 20 ml/min
Riduzione dell’escrezione renale
Farmaci:
ACE inibitori
AII antagonisti
Antagonisti aldosterone
NSAID
Potassio esogeno:
Cibi e bevande
Sostituti del sodio
Sali di potassio
Farmaci
Trasfusioni
Potassio endogeno:
Emorragie GI
Ematomi
Lisi tumorale
Rabdomiolisi
Ipercatabolismo
Shift intra-
extracellulare
Iperkaliemia
94. ECG: bradicardia, assenza dell’onda P in D II, slargamento del QRS in tutte le
derivazioni, onde T aguzze nelle derivazioni inferiori e precordiali
IPERKALIEMIA - ECG
95. PREVENZIONE E TERAPIA
Riduzione dell’apporto di potassio
Chelanti del potassio
Dialisi d’emergenza di caso di
iperkaliemia grave
Misure atte a combattere l’iperkaliemia
e/o i suoi effetti in attesa della dialisi
96.
97. OMEOSTASI IDRO-ELETTROLITICA
Il rene è in grado di mantenere l’omeostasi idro-
elettrolitica in presenza di valori di GFR (≈ 5 ml/
min) inferiori a quelli in corrispondenza dei quali
la ritenzione di residui azotati diviene incompa-
tibile con la vita
L’incapacità a mantenere l’omeostasi idroelettro-
litica è segnalata dalla contrazione della diuresi
Il rene insufficiente diviene progressivamente in-
capace di far fronte a richieste omeostatiche
che si allontanano dalla norma
Il mantenimento dell’omeostasi implica un adatta-
mento funzionale (tubulare) per il quale viene
“pagato un prezzo”
98. Il Na+ è il principale ione positivo presente negli spazi extracellulari; la
sua principale funzione è quella di mantenere la tonicità di questi spazi e
quindi il volume dei liquidi nell'organismo: variazioni nel contenuto di
Na+ determinano cambiamenti nell'equilibrio idrico, con passaggio di
acqua dall'esterno all'interno delle cellule e viceversa.
Il filtraggio renale è il principale responsabile della regolazione del
contenuto di sodio nell'organismo; l'eliminazione è molto condizionata
dall'introito di sodio: aumentando l'apporto aumenta l'eliminazione e
viceversa.
99. I valori normali di sodiemia sono generalmente compresi tra
135 e 155 mEq/L
Valori più elevati (ipernatriemia) si riscontrano in caso di disitradatazione,
poliuria da diabete, di iperaldosteronismo (l'aldosterone è un ormone
surrenalico che regola proprio la disponibilità di sodio e potassio
nell'organismo), morbo di Cushing (causato da iperplasia o neoplasia di una
zona della ghiandola surrenale deputata alla produzione del cortisolo, un
altro ormone dotato di una azione sodio-rintentiva, sebbene più debole di
quella dell'aldosterone), somministrazione di cortisonici o di soluzioni saline
ipertoniche.
Valori più bassi (iponatremia) si osservano invece in caso di insufficienza
renale, cirrosi, ipotiroidismo, scompenso cardiaco, sindrome nefrosica,
l'insufficienza surrenalica con conseguente calo dei livelli di aldosterone e
cortisolo.
100. SODIO
l’escrezione renale del
sodio è regolata da un
complesso meccanismo
costituito da “sensori”
della volemia ed effet-
tori neuroendocrini
che modificano
il riassorbimento
tubulare del Na in
modo da mantenere
costante il bilancio
del sodio
101. BILANCIO DEL SODIO NELL’IRC
Il bilancio del sodio è sostanzialmente conservato finché il GFR è >
5 – 10 ml/min.
assunzione netta
(mEq/die)
120 200
GFR (ml/min) 120 10 120 10
UNaV (mmol/die) 120 120 200 200
Carico filtrato
(mmol/die)
24.200 2015 24.200 2015
Riassorbimento
tubulare (%)
99,5 94,1 99,2 90,1
FeNa (%) 0,5 5,9 0,8 9.9
103. ALTERAZIONI DEL METABOLISMO
DELL’ACQUA
Cause:
Riduzione del GFR
Aumento del carico osmotico per singolo
nefrone
Alterazioni dell’architettura della midollare
(soprattutto nelle malattie tubulo-interstiziali)
riduzione della sensibilità tubulare all’ADH
Carico osmotico medio = 600 mOsm/die
Diuresi isotonica = 2 L/die
104. CONCENTRAZIONE E DILUIZIONE NELL’IRC
La capacità di concentrazione si riduce progressiva-La capacità di concentrazione si riduce progressiva-
mente con la riduzione del GFRmente con la riduzione del GFR
GFR = 120 ml/min, osmolalità massima = 1200
mOsm/L (bastano 0,5 L di urine/die per eliminare il
carico osmotico)
GFR = 15 ml/min, osmolalità massima = 400 mOsm/L
(occorrono 1,5 L di urine/die per eliminare il carico
osmotico)
10 ml/min, osmolalità massima = 300 mOsm/L, urine
isotoniche (occorrono 2 L di urine/die per eliminare il
carico osmotico)
Capacità di diluizione = 12% dell’acqua filtrata (12Capacità di diluizione = 12% dell’acqua filtrata (12
ml/100 ml GFR)ml/100 ml GFR)
GFR = 120 ml/min (acqua filtrata = 170 L/die);
diuresi massima = 20 L/die
GFR = 15 ml/min (acqua filtrata = 21,5 L/die); diuresi
massima = 2,6 L/die
105. ALTERAZIONI DEL METABOLISMO
DELL’ACQUA
Conseguenze:
poliuria isotonica (urine pallide)
nicturia
perdita della capacità di far fronte ad un
aumento dell’introito di acqua (intossicazione da
acqua) ovvero ad una riduzione dell’introito
oppure a perdite extrarenali (ipovolemia,
peggioramento acuto della funzione renale)
106. ACIDOSI
Produzione di H+
= 1 mmol/kg bw.die
Funzioni del rene:
recupero dei bicarbonati filtrati
rigenerazione dei bicarbonati
(ammoniogenesi)
eliminazione degli acidi non volatili (solfati,
fosfati, anioni organici)
Alterazioni:
riduzione della rigenerazione dei bicarbonati
ritenzione degli acidi non volatili
Conseguenze:
Bilancio acido positivo (circa 10 mEq/die)Bilancio acido positivo (circa 10 mEq/die)
107. ACIDOSI
Meccanismi di compenso:
Aumento dell’escrezione degli acidi “titolabili” (?)
Utilizzo dei tamponi contenuti nell’osso
Quadro clinico:
Acidosi metabolica normocloremica (pH > 7,35, HCO3
-
~ 15
mEq/L) con “gap anionico”
acidosi metabolica ipercloremica in fase iniziale e soprattutto
nella nefropatia diabetica e nelle malattie tubulointerstiziali
(acidosi tubulare renale di tipo IV o ipoaldosteronismo
iporeninemico)
110. SINTOMI UREMICI
Lievi Moderati Severi
AnoressiaAnoressia
NauseaNausea
Insonnia
Irrequietezza
Riduzione della
capacità di
attenzione,
dell’ideazione e
della libido
VomitoVomito
Astenia
Faticabilità
Sonnolenza
Inversione ritmo
sonno-veglia
Instabilità emotiva
Disturbi paranoici
Riduzione delle
funzioni cognitive
Disturbi sessuali
Prurito
Disorientamento
Confusione
mentale
Disturbi del
comportamento e
del linguaggio
Ipotermia
Mioclono
Asterixis
Convulsioni
Stupore
Coma
Hinweis der Redaktion
L’organizzazione mondiale della sanità sottolinea che l’epidemia prioritaria che il genere umano deve affrontare non é più legata alle malattie infettive quanto invece alle malattie croniche, come il cancro, l’infarto del miocardio, la malattia cerebro-vascolare e la malattia vascolare periferica. Il WHO non menziona tra queste malattie la malattia renale cronica (designata CKD Chronic Kidney Disease). Tuttavia la malattia renale cronica é una importante componente dell’epidemia di malattie renali croniche in quanto colpisce circa il 10% della popolazione. La malattia renale cronica é pertanto una componente “silente” della nuova ondata di malattie croniche che a partire dal xx secolo affligge l’umanita’. Questa malattia é strettamnente connessa alle malattie aterogene, infarto, malattia cerebro-vascolari e m. vascolare periferica, perché spesso si osserva nei soggetti colpiti da queste malattie e perché è innescata dagli stessi fattori di rischio.
I 5 stadi della malattia renale cronica basati sul calcolo del filtrato effettuato con una delle due formule MDRD sono presentati in questa diapositiva. Per lo stadio 1 e 2 è indispensabile che oltre alla misura del filtrato siano disponibili informazione desunte dall’esame delle urine o da test di imaging del rene. Si parla di primo stadio quando il filtrato è superiore a 90 ml/min ma quando è presente microalbuminuruia i proteinuria o alterazioni al sedimento o agli esami di imaging renale. Queste alterazioni sono anche indispensabili per diagnosticare la malattia al secondo stadio, ove il filtrato è compreso tra 60 e 90 ml/min.Per la diagnosi di malattia renale allo stadio 3 , indipendentemente da altre alterazioni concomitanti, è sufficiente trovare un filtrato tra 60 e 30 ml/min per fare la stadiazione. Allo stadio 4 e allo stadio 5 il filtrato si colloca infine tra 30 e 15 e &lt;15 ml/min rispettivamente.
Per l’Italia le stime della frazione di popolazione generale nei vari stadi sono indicati nella diapositiva.
Stadiare è importante non solo a scopo diagnostico ma soprattutto per guidare appropriate strategie di prevenzione secondaria e terziaria. Gli interventi da effettuare nei vari stadi sono indicati nella diapositiva.
La creatinina è indubbiamente il biomarcatore più adatto per programmi di rilevazione sistematica e screening della malattia renale cronica. Infatti la creatinina ha un basso costo , è effettuata virtualmente in tutti i laboratori e, come vedremo, può essere ben standardizzata. Tuttavia la creatinina non può essere utilizzata tal quale come misura del filtrato glomerulare. Per esempio , una creatininemia di 1 mg/dl ha ben diverso significato in un uomo di 30 anni con muscolatura alla Schwarzenegger e in una donna della stessa età sottile come Audrey Hepburn. Utilizzando la classica formula di Cockroft, che richiede la conoscenza del peso corporeo e dell’età, il filtrato è 137 ml nell’uomo che vuole emulare Schwarzenegger e solo 52 ml nella donna sottile come Audrey Hepburn. Un altro problema di questa formula è che essa richiede la conoscenza non solo dell’età e del sesso ma anche del peso corporeo. In genere i laboratori che effettuano l’esame non conoscono il peso del paziente mentre possono facilmente ottenere l’età e il sesso dal codice fiscale del paziente. A fini pratici, a formula ideale è pertanto una formula basata solo sull’età, sesso e l’etnia. Questa formula è la formula MDRD.
La formula MDRD175, peraltro valida per misure del filtrato &lt; 60 ml/min, è ora superata dalla formula CKD-Epi che offre stime valide del filtrato nel range 60-90 ml/min. E’ auspicabil che questa formula, che richiede misure calibrate di creatinina, gradualmente sostituirà le formule MDRD. Questa formula è descritta nel recente articolo di Levey et al.,
liberamente scaricabile su : Annals of Internal Medicine : 5;150:604-12. 2009.
Un calcolatore CKD-EPI è disponibile sul WEB: http://www.kidney.org/professionals/KDOQI/gfr_calculator.cfm
Lo stadio 1 comprende i soggetti a rischio di sviluppare IRC ma con funzione renale normale ed stato introdotto per sottolineare come uno degli obiettivi del trattamento globale dell’IRC sia la prevenzione
CARDIONEFROLOGIA IDENDIFICARE I PAZIENTI AD ALTO RISCHIO
Gli stessi fattori che danneggiano il cuore e le arterie, danneggiano anche il rene.
La comune sensibilità del cuore e del rene agli stessi fattori di rischio è uno dei motivi della nascita di un’area prepotentemente emergente, a cavallo tra la cardiologia e la nefrologia.
Il nesso intercorrente fra cuore e rene, ovvero le fondamenta della cardio-nefrologia, sono complesse, sia sul piano fisiologico che patologico e sono influenzate da innumerevoli variabili. Oggi è indispensabile idendificare una categoria ad alto rischio composta da pazienti affetti dalla co-presenza della cardiovasculopatia e della nefropatia, ovvero dalla malattia cardio-vasculo-renale. L’elevata prevalenza della cardiovasculopatia e della nefropatia cronica nei Paesi ad alto tenore di vita, sono appunto conseguenza delle moderne epidemie dei nostri giorni costituite dalla diffusione planetaria di patologie come il DM e l’ipertensione arteriosa.
Sempre utlizzando il DataBase del Kaiser Permanente Center, questa volta I dati relativi a oltre 1 milioni di assicurati dell’area di LosAngeles, possiamo entrare nel dettaglio dei rapporti tra declino della funzione renale e rischio cardiovascolare. In questa analisi il filtrato glomerulare (GFR) é stato diviso in 5 fasce: la prima tra 120 e 60 ml/min, e le successive che coprono perdite funzionali di 15 ml/min., fino alla funzione renale azzerata. Se si assume come riferimento la prima fascia, tra 120 e 60 ml/min, il rischio indipendente di eventi cardiovascolari aumenta del 40% nella seconda fascia e sale gradualmente fino al 340% (RR=3.4) nella fascia di insufficienza renale più avanzata (GFR 15-0 ml/min). L’insufficienza renale è quindi non solo molto frequente ma anche una causa indipendente di complicazioni cardiovascolari mortali e rappresenta quindi una priorità sanitaria. Di fronte a un problema di questa portata c’è da porsi prima di tutto il problema della prevenzione primaria, che è il miglior modo per eradicare le malattie. L’obiettivo deve essere quello di mantenere il filtrato a livelli normali, 120 ml/min, e quindi mantenere il rischio a livello normale, cioè standard, cancellando ogni componente attribuibile all’insufficienza renale. Per far questo dobbiamo combattere più efficacemente l’ipertensione, il sovrappeso e l’obesità, la dislipidemia e lanciare o rilanciare con maggiore energia campagne antifumo. Infine potrebbe essere utile effettuare screening per la microalbuminuria per identificare i soggetti a rischio più alto anche indipendentemente dalla presneza o meno di fattori di rischio classici (quelli che abbiamo appena descritto).
I pazienti con malattie renali croniche sono ad alto rischio. Non c’è nessuna evidenza che i farmaci cardiovascolari siano tossici per i nefropatici e quindi nessuna evidenza per non prescriverli a questi pazienti. Tuttavia la dura realtà è che questi farmaci spessissimo vengono non prescritti nell’insufficienza renale. In un Data Base di un centro accademico del Kansas in pazienti che avevano avuto un infarto del miocardio, nei quali quindi era da attuare una prevenzione terziaria con beta-bloccanti e aspirina, stratificando i pazienti in rapporto alla clearance della creatinina- da normale (oltre 80) giù fino a a meno di 45 ml/min- emergeva che la prescrizione di questi farmaci era dell’ordine del 64% in quelli con una clearance normale ma era solo del 35% in quelli con funzione renale più compromessa (&lt;45ml/ml).
Inoltre, la diffusione di tipo endemico del DM che si sta realizzando a livello planetario fa sì che il DM sia oggi la causa piu’ importante di insufficienza renale terminale con necessità di ricorso a dialisi o a trapianto.
Questa Slide mostra i nuovi casi di ESRD negli USA ad una prima diagnosi (dati aggiustati per età, sesso e razza).
Negli ultimi 20 aa. L’incidenza di nuovi casi di ESDR è aumentata di ca. 3 volte (siamo passati da meno di 100 nuovi casi per milione nel 1981 ai ca. 300 per milione del 2001), sebbene il tasso di incremento sis sia livellato negli ultimi anni grazie alla sempre migliore gestione del paziente che ha favorito la riduzione del tasso di progressione della malattia renale.
Nella gran parte dei casi l’aumentato incremento è stato causato dall’aumento di DM ed ipertensione.
Qui viene mostrata la proiezione del 2004 che prevedeva il raddoppio dei casi per il 2010 e la proiezione è stata confermata.
La rilevanza del problema è richiamata dalla sua frequenza e dalle conseguenze sanitarie sia in Europa che negli USA, dove la DKD è causa di ESRD in percentuali destinate ad aumentare in relazione al progressivo aumento di incidenza di DM previsto nei prossimi decenni nella popolazione mondiale.
I principali FR ai quali viene attribuito il danno vascolare in corso di DM comprendono l’iperglicemia, l’iperinsulinemia, la resistenza insulinica, la dislipidemia e l’ipertensione arteriosa. Meno frequentemente viene citata la disfunzione renale che rimane ancora la “Cenerentola del profilo del rischio cardiovascolare”. Eppure la presenza della nefropatia diabetica e quindi della microalbuminuria, che della nefropatia costituisce un indice precoce, aumenta in una maniera assai consistente il rischio di insorgenza di una patologia cardiovascolare.
Più volte è stato sottolineato che la MCV è molto simile a quella renale cronica nei vari stadi evolutivi. Data la presenza di fattori di rischio comuni sia a CKD che a CVD, data la natura progressiva di queste due condizioni cliniche, il trattamento puo’ portare benefici ad entrambe le condizioni.
Il concetto di una catena di eventi fisiopatologici in ambito CV, ovvero il continnum CV, è stato introdotto nel 1991 da Brawnvald e Dzau epuo’ essere applicato anche al rene. I FR per CKD (con alterazioni strutturali o funzionali renali, con o senza declino del GFR sotto &lt; 60 mL/minute/1.73 m2) sono gli stessi FR per MCV ed includono i componenti della SM. Le componenti fisiopatologiche sottostanti includono la glomerulosclerosi, la fibrosi tubulointerstiziale e la sclerosi vascolare. Il danno all’endotelio renale ed i conseguenti effetti negativi sulla funzione renale, passano dalla microalbuminuria per arrivare all’insufficienza renale conclamata.
Il continuum CVR è costitito da 3 stadi.
1° st. PREVENT il pz. si presenta con FR per MCV e renale. Fra questi un ruolo decisivo lo riveste il DM associato FR cardiometabolico fra cui spiccano l’ipertensione, la dislipidemia, l’obesità viscerale, il fumo di sigaretta con i fattori non modificabili fra cui si ricordano l’età, la storia familiare ed il sesso maschile. Va sin d’ora sottolineato che in questo stadio del continuum CVR, la malattia CV e renale si puo’ prevenire con un intervento precoce. Siamo in prevenzione primaria e pertanto attraverso il cambiamento dello stile di vita con la cessazione dell’abitudine tabagica, con il controllo della PA e della dislipidemia I pz possono evitare di progredire lungo il continuum.
2° st. REGRESS è caratterizzzato dalla presenza di danno d’organo in fase asintomatica (e si include anche la malattia renale) associato alla progressione dell’aterosclerosi. In questa fase diventano manifesti nuovi FR per la progressione della MCVR che sono strettamente dipendenti dal livello di danno su organi bersaglio come il rene; ad esempio in questa fase si presenta l’anemia o l’alterazione del metabolismo calcio-fosforico. Al 2°st. la prevenzione primaria non è piu’ cosi’ rilevante dato che il danno sugli organi bersaglio è già presente. In ogni modo, per evitare l’ulteriore progressione della malattia CVR, in questa fase l’intervento puo’ far regredire il danno a carico degli organi bersaglio e puo’ essere possibile normalizzare la progressione di certi marcatori di malattia, fra cui la microalbuminuria. Se il danno d’organo non è controllato e non regredisce
3° st. RETARD I pz progrediranno verso la 3° st. in cui si manifestano i sintomi ed i pz sono ad un altissimo rischio di morte causata da eventi cardio e cerebrovascolari. Questi pz si trovano piu’ spesso in uno stadio avanzato di malattiarenale con proteinuria o malattia renale terminale in fase dialitica. L’obiettivo della terapia al III stadio del continuum è di ritardare. Il continuum cardio-renale puo’ essere usato dal punto per razionalizzare le scelte cliniche dato che i differenti stadi hanno differenti trattamenti.
Questa animazione vuole dimostrare che quanto piu’ precoce è l’intervento, tanto maggiore è l’effetto protettivo raggiunto e come vedremo al termine di questa presentazione oltre all’effetto clinico questi sforzi di prevenzione portano importanti vantaggi anche sui costi sociali e sanitari.
Le varie carte per la stratificazione del RCM, non prendono ancora in considerazione la funzione renale né l’eventuale presenza di CKD. Un calcolatore che include fra i determinanti del rischio CV anche la funzione renale, attribuisce ad un maggior numero di soggetti una classe di rischio piu’ elevata. In effetti la presenza di CKD conferisce ai pazienti un RCM maggiore e la valorizzazione della funzione renale appare l’approccio metodologoco piu’ corretto e piu’ completo per una adeguata stratificazione del rischio nella popolazione.
I pazienti con CKD sono ad elevato rischio di morte CV prematura e solo in alcuni casi raggiungono la ESDR. Studi recenti hanno approfondito il rapporto stretto che esiste fra CKD e CVD. E’ dimostrato che esiste una relazione inversa fra funzione renale e MACE. Alcuni dicono che “solo i pazienti fortunati con CKD riescono a raggiungere la ESDR”
Il concetto rimane quello di lower the better; non c’è un vero target dell’ipertensione nel diabete; il concetto è abbassarla piu’ che si puo’ compatibilmente con la salute clinica ed il benessere del pz. Una metanalisi di 61 studi prospettici, osservazionali ha dimostrato che anche una piccola riduzione, di soli 2 mmHg della PAS, si associa a una grande riduzione delle morti premature e degli ictus disabilitanti.
Non c’è evidenza di una curva J (es. una soglia di riduzione pressoria oltre la quale il rischio comincia ad aumentare).
La riduzione del rischio associato a un dato abbassamento della pressione arteriosa è approssimativamente costante al di sotto di valori almeno di 115 mmHg per la PAS e di 75 mmHg per la PAD, ben al di sotto di quanto normalmente raggiunto. La riduzione del rischio si osserva in tutte le classi di età nei pazienti da 40 a 89 anni,
Questa metanalisi di trials clinici di Bakris in CKD di pazienti con e senza DM si osserva una relazione diretta e continua fra I valori di MAP media ed il declino del GFR.
In pazienti con proteinuria &gt;1 g/day ed insufficienza renale (GFR 13–55 mL/min/1.73 m2), la PA ottimale è di &lt;125/75 mmHg.2
Cosi’ come per l’IPT, anche per la dislipidemia di cui ha esaustivamente illustrato il prof Cortese nella giornata di ieri, sottolineo solo alcuni capisaldi.
Nel DM tipo 2 come si è visto c’è una dislipidemia quasi costante ed è assolutamente superfluo ricordare il ruolo delle statine che costituiscono una pietra miliare del trattamento del DM tipo 2, con una nota aggiuntiva, dato che quando c’è iperglicemia l’uso delle statine dev’essere ancora piu’ aggressivo rispetto alla popolazione non diabetica, tant’è che i target che noi abbiamo dei lipidi nel DM sono molto stretti (100&gt;70 mg/dl LDL; 150 tgl; HDL &gt; 40 uom e 45 donne)
Il goals del trattamento sono quindi …
Diagnosticare la patologia renale cronica in uno stadio molto precoce aggiunge 2 o piu’ anni di vita senza ESRD. In alcuni pazienti la ESRD puo’ pertanto essere prevenuta. Un attenzione particolare ai classici fattori di rischio CV, ed in particolare la cessazione del fumo di sigaretta ed la dislipidemia è fondamentale per prevenire eventi CV prematuri.
Le dimensioni di questi 3 stadi si riferiscono alla numerosità dell popolazione in ogni stadio. La sezione piu’ grande è lo stadio 1 e la sezione piu’ piccola lo stadio 3. E’ pero’ questo terzo stadio che ha I piu’ alti costi di intervento sanitario anche se rappresenta appena il 25% delle morti del continuum cardiovasculo-renale. Un’adeguata stratificazione del rischio nello stadio 1 con l’idendificazione dei FRCVR, ed una identificazione precoce del danno d’organo,renderà fruttuoso il nostro intervento che mira ad abbattere il rischio cardiometabolico.
E’ pertanto fondamentale l’educazione del paziente
La ritenzione di fosfati è la complicanza più precoce dell’IRC; nel paziente con GFR compreso fra 89 e 60 ml/min, la fosfatemia è normale, ma il bilancio del fosfato viene mantenuto a spese di livelli di PTH maggiori che di norma
Nella nefropatia cronica (CKD) gli scompensi che si instaurano nel bilanciamento dei livelli di calcio e fosforo influenzano il ritmo, la distribuzione e la durata del processo conosciuto come rimodellamento osseo.1
Le anomalie nel sistema di rimodellamento del tessuto osseo sono alla base di varie tipologie di osteodistrofia renale.
L’osteodistrofia renale può manifestarsi come ognuna delle seguenti forme istologiche: osteite fibrosa cistica (una patologia dovuta a un turnover troppo elevato); malattia adinamica dell’osso oppure osteomalacia (patologie associate a un basso turnover); oppure ancora osteopatia mista (che racchiude in sé i caratteri delle patologie a turnover sia elevato che basso).
Parte 1 Osteite fibrosa cistica
È un tipo di malattia dell’osso da alto turnover, che rappresenta la lesione caratteristica dell’iperparatiroidismo secondario (SHPT) in pazienti affetti da CKD. Questa patologia si verifica in circa il 50% dei soggetti prima dell’inizio del trattamento per nefropatia allo stadio terminale (end-stage renal disease, ESRD).
È associata a elevati livelli di paratormone intatto (iPTH).
Parte 2 Malattia dell’osso da basso turnover
La malattia adinamica dell’osso (ABD) colpisce 1 su 4 circa tra i pazienti affetti da CKD prima che questi inizino ad essere trattati per ESRD.2 Tale condizione patologica si instaura più frequentemente in soggetti che sono stati trattati con dosi eccessive di vitamina D/calcio.3 Il tessuto scheletrico possiede una diminuita capacità di incorporare calcio, circostanza che determina un aumento nell’incidenza di fratture.4–6
Osteomalacia (rachitismo): colpisce il 7–12% dei pazienti prima che questi vengano trattati per ESRD.2,7,8 È caratterizzata da un incremento nella sintesi della matrice, ma anche da una carenza di mineralizzazione e da un decremento della differenziazione degli osteoblasti; le conseguenze includono deperimento del tessuto scheletrico, dolore e disabilità.1 L’osteomalacia viene generalmente associata a un difetto della mineralizzazione, e l’acidosi costituisce un ulteriore fattore di rischio. Nel passato, l’esposizione ad alluminio era responsabile della maggior parte delle patologie da basso turnover, ma con il minor utilizzo recente di chelanti del gruppo fosfato a base di alluminio si è registrata una diminuzione di questi casi.
L’osteopatia da basso turnover è associata a bassi livelli di iPTH.
Parte 3 Osteodistrofia mista
Questa forma di osteodistrofia racchiude in sé sia le caratteristiche della malattia dell’osso da iperparatiroidismo che quelle dell’osteomalacia.
È una patologia che si verifica più frequentemente della sola osteomalacia (approssimativamente 1 su 8 soggetti sviluppano osteodistrofia mista prima di essere trattati per ESRD).2
È caratterizzata da alto turnover osseo in aggiunta a un difetto della mineralizzazione.9
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8. Sherrard DJ. Kidney Int 1993;43:436–42
9. Elder G. J Bone Miner Res 2002;17:2094–105
I pazienti affetti da CKD sono soggetti a un elevato rischio di calcificazione cardiovascolare.
In uno studio condotto da Raggi et al. sono state analizzate le tomografie computerizzate a flusso elettronico ottenute da 205 pazienti sottoposti a emodialisi di mantenimento.
Sono stati calcolati il volume totale e la densità delle calcificazioni a livello delle arterie coronarie, dell’aorta, della valvola aortica e di quella mitrale. Il punteggio di Agatson per il calcio (il quale considera la densità della calcificazione moltiplicando il volume della stessa per un coefficiente pesato relativo alla densità) è stato calcolato per ogni singolo paziente.
La scansione qui presentata, ottenuta da una paziente di 70 anni affetta da ESRD, mostra una calcificazione estesa della porzione media e distale dell’arteria coronaria anteriore sinistra (freccia rossa). Questa donna presentava un punteggio totale relativo al calcio nell’arteria coronaria pari a 374, che corrisponde a &gt; 90º percentile considerando età e sesso.
Le calcificazioni dell’arteria coronaria e delle valvole mitrale e aortica hanno luogo con maggiore frequenza in pazienti affetti da ESRD rispetto ad individui con una funzionalità renale nella norma.
È stato dimostrato che i punteggi per il calcio a livello dell’arteria coronaria sono correlati in modo diretto alla prevalenza di infarto miocardico (P &lt; 0,0001) e di angina (P &lt; 0,0001). I punteggi per il calcio aortico sono invece direttamente correlati alla prevalenza di claudicazione (P = 0,001) e di aneurisma aortico (P = 0,02).
L’estensione della calcificazione era superiore nei seguenti casi: età maggiore; sesso maschile; etnia bianca; diabete; periodo più lungo dall’inizio della dialisi; calcemia e fosfatemia più elevate.1
La calcificazione vascolare rappresenta un fattore predittivo, per i pazienti in dialisi, di aumento della mortalità per eventi cardiovascolari o per ogni altra causa.2
Le malattie cardiovascolari sono responsabili di quasi il 50% delle morti di pazienti sottoposti a dialisi.3
1. Raggi P et al. J Am Coll Cardiol 2002;39:695–701
2. Blacher J et al. Hypertension 2001;38:938–42
3. US Renal Data System, USRDS 2002 Annual Data Report: Atlas of End-Stage Renal Disease in the United States, National Institutes of Health, National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, Bethesda, MD, 2002
Come conseguenza del metabolismo minerale scompensato, i pazienti affetti da CKD sono anche soggetti al rischio di calcificazione extrascheletrica. In questo caso calcio e fosfato si accumulano a livello dei tessuti molli ed infine assumono un aspetto simile ad una massa tumorale.
L’immagine qui sopra mostra due esempi di calcificazione dei tessuti molli a carattere tumorale, a livello della spalla e del pollice di pazienti affetti da CKD.1
Le calcificazioni possono avere luogo in molte parto del corpo. Un recente studio, nel quale è stato valutato il caso di una donna di 59 anni sottoposta a dialisi in seguito a ESRD, ha riscontrato estese calcificazioni a livello del cuore e del seno. È stata inoltre rilevata evidenza di calcificazione dei tessuti molli a livello delle estremità inferiori, superiori e del polso sinistro.2
La calcifilassi è una patologia uremica delle piccole arterie caratterizzata da calcificazione diffusa dei vasi di piccolo e medio calibro.1
Essa si manifesta mediante dolorose lesioni cutanee di colore violaceo, che possono presentarsi come placche compatte oppure noduli sottocutanei, e che successivamente evolvono a ulcere necrotizzanti.
La calcifilassi si verifica più frequentemente in pazienti affetti da ESRD sottoposti a dialisi, trapiantati renali oppure con iperparatiroidismo secondario o terziario.2
Non è comunque ancora chiara la relazione tra SHPT e calcifilassi, dal momento che non tutti i pazienti affetti da ESRD vengono colpiti da questa patologia, mentre d’altra parte alcuni pazienti non nefropatici la sviluppano.
Dati ottenuti in un gruppo di pazienti sottoposti a dialisi peritoneale (PD), afferenti a un singolo centro clinico, hanno dimostrato che circa il 4% dei soggetti dializzati era colpito da calcifilassi (altresì conosciuta come arteriolopatia uremica calcifica [CUA]).3
I fattori di rischio per lo sviluppo di calcifilassi sono stati identificati, in uno studio retrospettivo di 10 pazienti dializzati cui era stata diagnosticata questa patologia: etnia bianca Caucasica (P &lt; 0,001); sesso femminile (P &lt; 0,02); peso maggiore (P &lt; 0,01); concentrazioni minori di albumina sierica (P &lt; 0,001).4 Nel medesimo studio, come poi in altri, è stato dimostrato che livelli più elevati di PTH, di fosfatemia e di prodotto calcio x fosforo (Ca × P) sono associati allo sviluppo di calcifilassi in soggetti affetti da SHPT.3–5
La mortalità causata dalla calcifilassi è alta; in uno studio condotto in pazienti sottoposti a PD che afferivano a un singolo centro clinico, il tasso generale di mortalità valutato in un periodo di 6 mesi in soggetti con calcifilassi era del 39%, e il rischio di decesso era più alto in pazienti che presentavano lesioni ulcerose.3
L’aumento recente dell’incidenza di calcifilassi può essere imputabile al fatto che vi è stato un progresso dei mezzi diagnostici, così come all’utilizzo ridotto di chelanti del gruppo fosfato a base di alluminio a favore di quelli contenenti calcio e degli steroli della vitamina D; ciò può aver determinato un incremento dei livelli sierici medi del prodotto Ca x P.6
La paratiroidectomia ha prodotto una serie di risultati incoraggianti, sebbene siano necessari ulteriori studi perché questa possa essere utilizzata come procedura standard per il trattamento della calcifilassi.3
Studi aneddotici indicano che gli steroidi per via orale potrebbero essere efficaci per il trattamento della calcifilassi; bisogna comunque ricordare che le ulcere aperte costituiscono una controindicazione all’utilizzo di questi farmaci.4
Nessun tipo di terapia farmacologica si è ancora dimostrato realmente efficace per il trattamento della calcifilassi.
1. McAuley K et al. Nephrol Dial Transplant 1997;12:1061–3
2. James LR et al. Am J Kidney Dis 1999;34:932–6
3. Fine A, Zacharias J. Kidney Int 2002;61:2210–7
4. Ahmed S et al. Am J Kidney Dis 2001;37:1267–76
5. Angelis M et al. Surgery 1997;122:1083–9
6. Coates T et al. Am J Kidney Dis 1998;32:384–91