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Sintesi introduttiva
Dall’inizio vita al pensiero umano
L’emergenza della scelta primigenia
Nella mia ipotesi la vita sarebbe emersa 3,8 miliardi di anni fa attraverso una
scelta primigenia da me definita causale, che andrebbe oltre le unità
fondamentali di Planck, attualmente identificate come limite massimo delle
misurazioni consentite dalla logica fisico-matematica. Su questa base ho
costruito quanto segue relativo all’inizio vita, differenziando ulteriormente quella
che oggi è definita epigenetica.
L’autoreplicazione nel non-vivente
La premessa a questa ipotesi implica che l’autoreplicazione1 in una pre-
cellula non-vivente sia precedente all’emergere della vita. La stessa struttura
del proto-RNA, poi trasformatosi in proto-DNA (?), a mio avviso dimostrerebbe
come l’autoreplicazione pre-esistesse all’emergere della vita, in quanto la
struttura del proto-RNA o del proto-DNA (?), essendo sottoposta alla logica
fisico-matematica, tradisce la sua origine non-vivente2. Non sarebbe dunque
vero che la vita coincide con l’emergere di un sistema capace di autoreplicarsi.
Senza la matematica non sarebbe stato possibile ricostruire la struttura del
DNA3. Da ciò si può dedurre che anche la sua origine, cioè il proto-RNA (o
DNA?) furono costruiti secondo la stessa logica. Ma non essendo la fisica-
matematica in grado di rappresentare i complessi fenomeni del vivente, ne
deriva che il proto-RNA (o DNA?) già appartenevano al mondo non-vivente ed
erano, conseguentemente, già dotati di scissione binaria e/o autoreplicazione.
Quindi la scissione binaria e l’autoreplicazione non possono essere identificate
con la vita. La vita necessitava dell’emergenza di un nuovo fenomeno che si
“innestasse” nella pre-cellula a proto-RNA o proto-DNA (?). Ciò implica una
singolarità che non può rientrare nelle unità di Planck. Si tratterebbe, dunque, di
1 Per separazione prima (?) e autoreplicazione a proto-RNA e/o proto-DNA solo in
seguito (?).
2 Le basi all’interno del DNA necessitavano per la loro ripartizione di un modello
matematico.
3 Struttura che fu scoperta dalla ricercatrice Rosalind Franklin e, solo sulla traccia
basilare da lei posta, fu elaborata e divulgata da Watson e Crick senza che facessero
riferimento alla Franklin.
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un nuovo fenomeno in grado di avere quella complessità, propria della vita, che
si esprimeva attraverso scelte che superavano il 50% di probabilità. Quindi, pur
rimanendo probabilistiche, avevano la capacità di selezionare un nutriente che
poteva risultare tra l’efficace e il dannoso, operando una scelta con più possibili
sbocchi e, quindi, una scelta probabilistica che al tempo stesso non poteva non
essere causale.
Questa scelta è, dunque, tipica solo della vita e solo nella vita può superare
quel 50% di probabilità divenendo causale, perché la presenza di due o più
opzioni non può rappresentare il non-vivente. La scelta causale è l’inizio di
quell’epi-fenomeno che si agganciava al proto-RNA o proto-DNA (?)
modificandone diversamente le attivazioni. Con la scelta causale ebbe dunque
avvio la prima forma di epigenetica, scelta che dovette consistere anche in un
senso spaziotemporale in grado di permettere alle proto-cellule di muoversi
verso quel nuovo nutriente che, a causa di un improvviso cambiamento
dell’ambiente, non poteva più essere introiettato in maniera casuale – come
avveniva in un ambiente per lungo tempo stabile. La causalità, infatti, è implicita
in una scelta che, optando probabilisticamente, diviene la causa degli effetti del
nutriente sul metabolismo. Essa può essere considerata causale poiché solo
nella vita c’è una differenza probabilistica che superando il 50% si rivelerà tra
l’efficace e il dannoso relativamente alla fitness e alla sopravvivenza della
proto-cellula. Questa, ritengo, sia l’inoppugnabile dimostrazione che la vita è
emersa dal non-vivente senza alcun intervento divino, ma ad opera di una
singolarità non sottoposta alla logica fisico-matematica.
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Oltre il 50%
Le mutazioni vantaggiose sono fenomeni dominati dal solo caso4 senza
quell’aumento delle probabilità che può andare oltre il 50%. Questo tipo di
autoreplicazione pre-esisteva alla vita essendo, nella mia ipotesi, sottoposta
alla sola casualità. Il vivente, invece, si attuerebbe con scelte che, entrando nel
mondo della causalità, per far sopravvivere la protocellula devono superare il
50% tra efficacia e dannosità. Le caratteristiche genetiche e fenotipiche non
avrebbero, quindi, una funzione privilegiata perché non sono le sole a decidere
della fitness dell’organismo. A tali caratteristiche genetiche ed epigenetiche
parteciperebbero anche le scelte delle cellule che lo compongono: scelte che
avrebbero costruito una più sensibile epigenetica, così come intesa in queste
ipotesi. Con la scelta causale nascerebbe la responsabilità in merito al risultato
da essa prodotto alla propria cellula. Tra efficacia e danno, che rappresentano
l’effetto del nutriente e la cui causa sta nella scelta stessa: di qui nasce il
termine “scelta causale”.
Reversibileirreversibile
La singolarità sfociata nella scelta è, inoltre, reversibileirreversibile, fondendo
in sé la componente di reversibilità, rappresentata dalla retroazione della scelta
nella memoria, e la componente di irreversibilità, rappresentata dall’azione della
scelta. Le due funzioni avvengono simultaneamente in tempi infinitesimali e in
direzioni opposte: una retroagendo nel passato e l’altra diretta al futuro
usufruendo della scelta ritardata di Wheeler5. La modifica retrograda della
memoria si verificherebbe tramite un piccolo prestito di energia, subito restituita.
Qualitativoquantitativa
Ciò che probabilmente accadde nella proto-cellula fu l’emergere di un senso
spaziotemporale attraverso cui la proto-cellula poteva scegliere, dall’ambiente
esterno6, l’elemento-nutriente più adatto alla sopravvivenza tramite
l’autoreplicazione della sua struttura. Questo fenomeno, nella sua complessità,
avrebbe quindi trasformato una proto-cellula non vivente, che già si auto-
replicava, in una proto-cellula vivente. Una protocellula che, attraverso la scelta
4 Non conoscendo attualmente la partecipazione di altri fattori, come fa notare
Boncinelli.
5 Che ipotizzo già esistesse nel non-vivente.
6 Ambiente che sarebbe andato cambiando in maniera alquanto rapida.
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causale (da efficace a dannosa), poteva aumentare oltre il 50% le probabilità di
sopravvivenza in un ambiente con nuovi nutrienti organici e inorganici. Un
ambiente non più in grado di offrire quelle regolarità di elementi che avevano
permesso ad una primitiva forma cellulare non vivente, dotata di un primitivo
RNA e/o DNA7, di raggiungere quel grado di complessità che nel tempo costruì
le condizioni per auto-replicarsi. Come conseguenza, si è passati da una logica
non-vivente o fisico-matematica (quantitativa), propria del funzionamento di una
cellula non vivente, ad una logica del vivente o
qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile. Forse al cambiamento
dell’ambiente partecipò una sorta di proto-equilibrio punteggiato, simile a quello
teorizzato da Gould e Eldredge per spiegare l’improvvisa esplosione di nuove
specie.
Bio-gravità quantistica
Parlare di gravità quantistica riferendosi alle organizzazioni viventi è alquanto
irrazionale. Sarebbe come dire che i quanti, le particelle, gli atomi, le molecole,
gli organi e l’organismo sono regolati dalle stesse leggi del non-vivente, sia
micro che macro. È invece logico supporre che già a livello quantistico le
interazioni tra quanti, particelle, atomi, molecole, etc. subiscano delle
modificazioni attuate dalla singolarità che rappresenta l’emergere del fenomeno
Vita. Modificazioni che hanno reso necessario cambiare il termine di gravità
quantistica in bio-gravità quantistica.
Scelte dannose o inefficaci
All’origine, cioè 3,8 miliardi di anni fa, apparvero, con le scelte creative,
anche le scelte che si rivelarono dannose o parzialmente inefficaci. Scelte che
svantaggiarono la fitness della cellula. Sappiamo, infatti, che non essendo
possibile conoscere il futuro, l’evoluzione procede, anche per quanto concerne
le scelte, per tentativi ed errori. Quando le scelte si rivelano essere regressive,
non avvantaggiano l’organismo, le specie estinte e oggi le collettività umane e
tutte le altre specie sopravvissute. Quando poi superano quelle creative, la loro
diffusione è in grado di spiegare, accanto a molti altri fattori, l’estinzione del
99% delle specie vissute sulla terra.
La scelta ritardata
7 Solo il 2% del DNA ha il compito di costruire le oltre 100.000 proteine presenti
nell’organismo umano.
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Come accennato, alla scelta causale si inserisce anche il fenomeno della
scelta ritardata di Wheeler. Nell’esperimento di Wheeler8 il dualismo onda-
particella del fotone viene risolto dallo stesso fotone nel momento in cui questo
viene osservato: il fotone presenta già prima una forma definita, ma una volta
introdotto nel sistema sperimentale “decide” di assumere la forma di onda o di
particella a seconda delle condizioni sperimentali – dimostrando sensibilità nei
confronti dell’osservazione umana. L’aspetto importante è che questa scelta
dovrebbe retroagire la particella o l’onda di “qualche miliardesimo di secondo”
(?), violando la freccia del tempo.
Il fenomeno della scelta ritardata, nel caso della vita, avrebbe avuto la
possibilità di modificare, seppur di poco, la memoria della struttura
coerentemente con il valore (tra positivo e negativo) della scelta fatta che
poteva andare a vantaggio o meno della fitness – e nel tempo attraverso la
ripetizione di una scelta negativa – della stessa sopravvivenza della cellula. La
modifica retrograda della memoria (scelta ritardata di Wheeler) si verificherebbe
(?) tramite un piccolo prestito di energia, subito restituita. Una volta introiettato il
nutriente, questo si rivelerà essere tra l’efficace e il dannoso, andando ad
associarsi alla memoria della scelta che lo ha selezionato.
La spinta retroattiva della bio-particella
Con questa ipotesi sull’emergenza della vita la natura della “mente” non
rappresenterebbe più un mistero. Infatti, con l’ipotesi della scelta causale, che
va oltre le unità di Planck, si sarebbe creato un nuovo tipo di “sostanza”
qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile che non sottostava alle leggi
quantitative. Inoltre, attraverso la scelta ritardata, la spinta della bio-
particella/bio-onda nel passato avrebbe modificato retroattivamente la memoria
associata alle scelte della proto-cellula. Una spinta che sarebbe andata via via
amplificandosi. Oggi, in 3,8 miliardi di anni, tale spinta avrebbe raggiunto una
intensità che nell’uomo permetterebbe il libero arbitrio tramite decisioni capaci
di modificare retroattivamente l’attività neuronale. Un’attività che apparirebbe
invece, secondo il famoso esperimento di Libet, attivarsi 300/500 millisecondi
prima.
Causa ed effetto
Se con la scelta ritardata si fosse acquisito un vantaggio per la
sopravvivenza, non solo sarebbe stata colta dalla vita, ma sarebbe la ragione
8 Realizzato dapprima mentalmente e poi praticamente.
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per la quale il numero infinito di scelte ritardate giustificherebbe l’incremento
della spinta nel passato per 3.8 miliardi di anni, cioè il tempo della nostra linea
evolutiva e delle altre specie viventi. Ovviamente tale spinta si sarebbe andata
sommando differentemente in ciascun essere vivente, estinto o sopravvissuto,
raggiungendo nell’uomo il valore di più secondi. Il che spiegherebbe il motivo
per cui, con gli esperimenti di Libet, l’attività neuronale appare avvenire qualche
secondo prima della “scelta” fatta dall’individuo. Ciò fa credere che l’attività
neurale sia la causa mentre la scelta sarebbe l’effetto.
La sostanza della scelta causale
La “sostanza” che formerebbe la scelta primigenia, non essendo
esclusivamente di natura quantitativa, sarebbe un tipo di sostanza molto
“sottile” che si complessificava man mano che la vita si andava differenziando
sino a giungere alla logica umana – espressa in tutte le forme di creatività
rivolte sia al vivente che al non-vivente.
L’ambiente in mutamento come concausa dell’emergere della vita
Per le pre-cellule non viventi è probabile sia stato necessario un ambiente
che si mantenesse regolare per tempi lunghissimi, tale da costruire la memoria
della struttura attraverso “scelte” passive. “Scelte” che, pur rientrando nella
casualità, rimanevano comunque efficaci per la propria auto-replicazione:
un’autoreplicazione via via attuata tramite una lenta costruzione dei precursori
dell’RNA o del DNA (?), forse dopo una prima fase in cui le pre-cellule si
separavano per divisione binaria. Nei tempi molto lunghi e con la stabilità
dell’ambiente, la casualità del 50% era sufficiente per introdurre l’elemento
adatto al suo funzionamento quando questo si fosse approcciato alla
membrana della pre-cellula non-vivente venendone automaticamente
introiettato.
Quindi, già nella pre-cellula non vivente si sarebbero attivate aperture nella
primitiva membrana attraverso le quali la pre-cellula introiettava dall’ambiente
gli elementi inserendoli nel metabolismo che, a sua volta, costruiva e in seguito
manteneva in funzione il proto-RNA e/o il proto-DNA (?), senza però che questa
azione desse luogo alla vita. Ciò era dovuto al fatto che il funzionamento di tali
strutture, già complesse, rientrava ancora in una logica quantitativa, sottoposta
alle leggi della statistica. In quel contesto tali leggi non superavano il 50% di
probabilità e in cui il metabolismo della pre-cellula, nel caso si verificasse una
modificazione rapida dell’ambiente, non avrebbe permesso un adeguato
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cambiamento per il mantenimento della struttura. La trasformazione da proto-
genetica a proto-epigenetica tramite scelte causali permise di acquisire
dall’ambiente nuovi elementi organici e inorganici necessari ad una
autoreplicazione adattata alle mutate condizioni.
La rapida alterazione ambientale, insieme a condizioni interne favorevoli di
una struttura pre-cellulare non-vivente, avrebbero permesso l’emergere di un
cambiamento estremamente flessibile. Proprio per non restare agganciato alla
regolarità ambientale, sarebbe emersa, forse imperfettamente e forse con
lentezza, una singolarità la cui sensibilità fosse di tipo
qualitativoquantitativo/reversibileirreversibile. Un nuovo fenomeno che, non
rientrando nella logica del non-vivente, avrebbe attuato un adattamento della
struttura al cambiamento tramite una proto-epigenetica come risultato delle
scelte divenute causali.
Dunque, quando l’ambiente iniziò a cambiare, diminuendo rapidamente gli
elementi che prima lo costituivano, non vi sarebbero più state le condizioni in
grado di mantenere la riproduzione nelle pre-cellule non viventi, con il pericolo
di una disgregazione del proto-RNA e/o del proto-DNA (?). Questo aspetto non
può essere in linea con l’instabilità in prossimità dei punti di biforcazione
ipotizzati da Prigogine, in quanto tale ipotesi, rimanendo nell’ambito della logica
fisico-matematica, pretendeva di produrre la vita. La scelta causale, slegata da
tale logica, avrebbe conferito alla cellula quel vantaggio epigenetico che le
permetteva di continuare, adattandola, la autoreplicazione con una maggiore
fitness in favore della sopravvivenza in un ambiente non sufficientemente
stabile.
Il senso spaziotemporale
Con la scelta causale avrebbe preso forma il senso spaziotemporale
necessario a “valutare” lo spazio tra la protocellula vivente e il nutriente più
adatto. Senza tale azione selettiva irreversibile, in un ambiente che andava
mutando rapidamente, non avrebbe potuto continuare il processo
autoreplicativo.
La scelta causale, nella componente del proprio senso spaziotemporale,
dando luogo all’azione e con essa alla selezione del nutriente, potrebbe essere
la conferma che la scelta causale si era affrancata dal mondo non vivente
cogliendo il movimento di un mondo sino a quel momento privo di tempo e
spazio. Un movimento che l’uomo, con introduzione dello spazio-tempo, proprio
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della logica fisico-matematica, avrebbe sempre più profondamente compreso
nelle sue dinamiche.
La passività darwiniana
Contrariamente alla passività della selezione darwiniana, con l’inizio della
vita, per quanto in maniera infinitesimale, avrebbe preso forma una primordiale
capacità di prevedere, di ricordare gli effetti ottenuti a livello metabolico e,
quindi la possibilità di selezionare la prossima scelta. Ne consegue che, oltre
alle mutazioni favorevoli, le scelte causali sarebbero state indispensabili per
aumentare la fitness e con essa le probabilità di sopravvivenza andando ad
aggiungersi alle variazioni favorevoli, che per Darwin erano dovute alla
pressione selettiva dell’ambiente senza partecipazione dell’iniziativa degli
organismi9.
Produzione di scelte
In un essere vivente, siano essi cellule o organismi differenziati, tutto si
organizza non solo in funzione della autoreplicazione, ma anche della
produzione di scelte creative, che parteciperebbero alla sopravvivenza dando
alle cellule e agli organismi un ulteriore vantaggio in termini di fitness che li
renderebbe ancora più idonei a lasciare una progenie dotata di un margine di
sopravvivenza più elevato.
Al processo evolutivo avrebbero, quindi, partecipato le scelte creative di
singoli individui (cellule o organismi) particolarmente dotati nel percepire i
cambiamenti dell’ambiente. Invero, la diversità e la novità sono sempre colte
dal/la più sensibile/acuto/a, in grado di trasmettere agli altri un nuovo
comportamento.
Dunque, la composizione genetico-fenotipica, unitamente alle rare mutazioni
favorevoli e la distruzione di quelle nocive, non sarebbero gli unici elementi ad
essere vantaggiosi di fronte alle variazioni dell’ambiente. Neppure l’incrocio tra i
sessi, l’epigenetica, pur per come attualmente intesa, e il cibo adatto possono
essere sufficienti alla sopravvivenza dell’organismo. Solo con la presenza di
scelte risultate efficaci, cellule e organismi acquisirebbero quel surplus di
vantaggio necessario alla competizione e alla cooperazione al fine di assicurare
la propria discendenza. Rimane comunque il fatto che cellule e organismi non
9 Darwin: “La conservazione delle differenze e variazioni favorevoli e la distruzione di
quelle nocive sono state da me chiamate selezione naturale o sopravvivenza del più
adatto”.
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perseguono alcun fine se non quello della sopravvivenza e ciò anche nelle
espressioni più avanzate della creatività umana: sia essa economica,
scientifica, architettonica, musicale, artistica, etc. – dato il piacere che la
creatività procura al benessere interiore la qual cosa equivale ad una
proporzionale acquisizione di fitness fisiologica o produttiva.
La migliore ricetta
Possiamo considerare la scelta ritardata di Wheeler un’ottima ricetta per
aiutare il cambiamento che la cellula non-vivente necessitava al fine di
continuare nel suo cammino autoreplicante. Tenendo conto che, rispetto al
mutamento dell’ambiente, il risultato sul metabolismo della struttura ad opera
delle scelte causali può assestarsi in un range di possibilità che vanno
dall’efficace all’inutile e al dannoso. Nell’insieme esso rappresenta, dunque, un
processo probabilistico, i cui risultati, a livello del metabolismo, sono messi in
memoria congiuntamente alle scelte che li hanno prodotti.
Un essere vivente, per quanto semplice, è un essere complesso capace di
muoversi, di nutrirsi, di autoreplicarsi ed integrare, nella sua stessa struttura, la
sostanza nutriente, spesso scelta in maniera efficace nell’ambiente esterno. E
se il nutriente migliore è quello a più bassa entropia, come sembrerebbe
affermare Rovelli, questo sarebbe colto da una “intuizione”
qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile in funzione delle necessità della
struttura vivente. In tal caso la cellula vivente, per aumentare la sua fitness e
quindi sopravvivenza, selezionerà nell’ambiente circostante il nutriente con il
livello più basso di entropia. In questo senso tale azione di ricerca selettiva
sarebbe stata impossibile per una protocellula non vivente10.
Nutrienti a più bassa entropia?
Circa 3,8 miliardi di anni fa, una o più protocellule viventi, attraverso scelte
causali, sarebbero state in grado di cogliere i nutrienti più adatti (e,
probabilmente, anche a più bassa entropia). Questo per il mantenimento della
autoreplicazione della propria struttura, attraverso nuove scelte creative,
compresi gli errori di scelte rivelatesi inutili o dannose in grado o meno di
vanificare il risultato di quelle efficaci.
10 Oppure può essere che la casuale “scelta” della cellula non vivente sia incappata in
un elemento a così bassa entropia da facilitare le condizioni interne (da genetiche a
epigenetiche) per il verificarsi di una singolarità che favorì l’emergere della vita.
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Seicento milioni di anni fa e la nascita del sistema scelte-
menteneurale11, prima espressione di una epigenetica complessa
Storicamente, in un tempo di circa 2 miliardi di anni, nei momenti più difficili
le cellule affini si radunavano temporaneamente per meglio affrontare le
difficoltà provenienti dall’ambiente. Solo in un secondo tempo, circa 600 milioni
di anni fa, si fusero in un unico organismo. Probabilmente ciò avvenne
attraverso una supercellula che si ritrovò, per cause che non conosciamo12, ad
avere sviluppato le qualità per organizzarle acquisendo su di sé, in una nuova
sintesi, i risultati delle singole scelte delle cellule divenute “sottomesse”. Nacque
in questo modo, lentamente e probabilmente dopo molti tentativi non riusciti, il
primo sistema scelte-menteneurale. Dalle prime forme di vita pluricellulare si
crearono poi le premesse per l’encefalizzazione e per la sessualità con la
suddivisione in due gruppi dipendenti ai fini riproduttivi. Ma questo più
complesso processo riproduttivo non sarebbe comunque sufficiente ad
assicurare il grado di variazione necessario perché, mi ripeto, per la
sopravvivenza di una specie ci vogliono anche scelte efficaci operate da esseri
dotati di maggiore acume e sensibilità13.
Sistema scelte-menteneurali: originario e derivato
Il primo organismo iniziò col formarsi del sistema scelte-menteneurali che
indicai come “sistema scelte-plessoriali” (o originario) e dal quale, in seguito,
si differenziò il “sistema scelte-corticali” (o derivato), il cosiddetto encefalo.
Trasferimento della scelta
Con l’aumentare del numero dei neuroni, conseguenza delle scelte del
sistema originario (o sistema scelte-plessoriali), e per l’ingrandirsi
dell’organismo pluricellulare, alcuni neuroni iniziarono a trasferirsi nella parte
11 Le definizioni sistema scelte-mente-plessoriali/sistema scelte-mente-corticali
servivano più correttamente a sottolineare, col termine “scelte”, postposto al termine
“sistema”, l’origine di tali sistemi. Onde rendere più scorrevole la lettura, ho optato per
eliminare il termine “scelte”, che rimane essenziale per non cadere nel vecchio
concetto di Sistema Nervoso. Questa stessa semplificazione è stata mantenuta in tutti i
saggi. Inoltre in questa sede il Sistema Nervoso non è stato preso in esame quando i
condizionamenti prevalgono trasformando il sistema scelte-menteneurale in sistema
neuromentale frutto dell’incarnazione delle scelte.
12 Forse una particolare abbondanza di microtubuli di lunghezza molto superiore alla
media.
13 La selezione di gruppo è selezione dei singoli, è “la selezione del più adatto”,
volendo forzare il concetto di Darwin.
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anteriore dell’organismo (processo di cefalizzazione) sino al prevalere sulle
scelte del sistema originario (sistema scelte-plessoriali) restando tra loro
connessi in una intensa sinergia pur svolgendo altre funzioni vitali. Una volta
che le scelte del nuovo sistema derivato (o sistema-scelte-corticali)
iniziarono ad aumentare il numero dei neuroni sovrapponendosi agli strati
precedenti (che divennero sotto-corticali), anche l’intensa interazione col
sistema originario (o sistema scelte-plessoriali) si venne facendo sempre
più complessa.
Nascita dell’interazione sistema scelte-plessoriali/sistema scelte-
corticali
Dunque, l’interazione del sistema originario-sistema derivato, con l’inizio
della cosiddetta cefalizzazione continuò lungo tutti i processi evolutivi di
qualsiasi specie quale che fosse la differenziazione raggiunta dal sistema
scelte-corticali (encefalo) congiuntamente al sistema scelte-plessoriali
(plesso celiaco).
Il prefrontale
Nel sistema scelte-corticali, ho inteso includere le strutture corticali che
sono dipendenti dal prefrontale dove probabilmente più soventemente è diffusa
la sostanza “sottile” della proto-coscienza creata, nel tempo, dalle scelte.
Sostanza che, nelle sue diverse modalità e complessità dipende dal grado di
differenziazione del sistema scelte-menteneurali. Infatti, per i primi organismi
dotati di sistema scelte-corticali, questa sostanza “sottile” era principalmente
diffusa nella parte anteriore con un tipo e un livello di coscienza proprio della
specie.
La costruzione del sottocorticale
Le varie scelte, che andavano incarnandosi a livello prefrontale, si sono
susseguite lungo la nostra linea evolutiva, creando nuovi neuroni che
relegavano quelli sottostanti alle funzioni già vagliate dall’esperienza e quindi
vitali. In questo processo di sovrapposizione insieme alle regioni sottostanti
(divenute via via più arcaiche), rappresentavano le parti sottocorticali
dell’encefalo – a cui corrispondeva una modificazione del sistema scelte-
plessoriali relativa al tipo di organismo.
Attività “corporale”/attività “mentale”
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Si ha una attività “corporale”, quando il sistema scelte-plessoriali prevale
sul sistema scelte-corticali e una attività “mentale”, quando è il sistema
scelte-corticali a prevalere sul sistema scelte-plessoriali. Queste attività, alla
cui base vi è l’intuizione (continuativa o saltuaria, “corporale” o “mentale”),
evidenziano lo stretto collegamento tra plesso celiaco e processi di pensiero,
sia nella loro evoluzione che nelle fasi regressive, lungo tutta la gamma delle
intensità ai cui estremi vi è l’eccesso di intensità emotiva e la mancanza di
emotività, entrambe rientranti nella patologia. Tali interazioni, valide per tutta la
varietà degli individui e delle collettività, sono state generalizzate nel corso della
teoria anche attraverso schemi dinamici.
Nuove parti del corpo e a ognuno la sua “visione”
Durante l’evoluzione nel sistema scelte-corticali e nel sistema scelte-
plessoriali si sono venute via via rappresentando, in maniera
neurostrutturalmente diversa, tutte le parti del corpo che si andavano
modificando o aggiungendo all’organismo attraverso le varie fasi di transizione
evolutiva di qualsiasi specie.
Ogni organismo avrà dunque avuto la sua “visione “nel rapporto con la realtà
ambientale. Visione che gli derivava dalla struttura pluricellulare.
L’ambiente-coscienza
La coscienza è, quell’ambiente interiore, che si è formato lungo 3,8 miliardi di
anni tramite le infinite scelte effettuate dai nostri progenitori. Ogni scelta ha
aumentato via via l’ambiente che oggi chiamiamo coscienza e che si “restringe”
a seguito di scelte regressive. L’ambiente-coscienza è comunque un fenomeno
facilitatore per la decisione di fronte a più alternative.
La coscienza è, dunque, quell’ambiente14 flessibilmente diffuso in particolare
nella corteccia prefrontale, dove “arrivano” le scelte che vanno al cervello e alla
bocca dello stomaco. Sono scelte che si distribuiscono tra quelle più ordinarie
della vita quotidiana sino a quelle più complesse della ricerca teorica. E’ questo
ambiente indefinibile15 che favorisce il trasferimento dell’effetto delle scelte a
tutto l’organismo. Ovviamente i tempi di questa qui semplificata sequenza sono
quasi istantanei.
14 Ambiente difficilmente definibile dal punto di vista della sostanza che lo compone.
15 Anche se con funzioni diverse è un sottoprodotto, forse ancora più impalpabile,
della sostanza “sottile” della scelta, che è la stessa del pensiero e del ragionamento.
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Consapevolmente o inconsapevolmente
La flessibilità dell’ambiente-coscienza è tale che possiamo estenderlo,
consapevolmente o inconsapevolmente, in una continua alternanza a seconda
degli eventi, a livello del plesso celiaco. È un processo che ci serve per meglio
percepire sia come guidare il nostro movimento corporale sia come intuire
quanto accade nell’Altro/a.
Damasio e la scelta
Damasio definisce la scelta un tipo particolare di sentimento, o comunque
qualcosa ad esso assimilabile, riferendosi a una modalità sensoriale rivolta al
mondo esterno. Non è consapevole che sta parlando di quella sostanza “sottile”
che ha dato il via alla vita e che io ho definito: scelta causale. Per Damasio è
solo un particolare sentimento giustamente non identificabile con altre modalità
sensoriali.
Damasio e la coscienza
La coscienza è un ambiente che va aumentando con l’aumentare delle scelte
creative ma che non rappresenta affatto un aspetto ausiliario della nostra
dotazione biologica, come sostiene Damasio, il quale sembra scambiare la
causa per l’effetto. Infatti le scelte, creative o regressive, incidendo sul livello di
coscienza, fanno sì che quest’ultima partecipi per via epigenetica alle modalità
di attivazione dei geni.
Damasio, i marcatori e il “come se”
Se i marcatori somatici fossero strumenti automatici che da soli valutano gli
stimoli ambientali, come credo affermi Damasio, non si spiegherebbe come di
fronte ad un travolgente pericolo alcuni soggetti siano spinti a reagire con
modalità comportamentali realmente automatiche. Modalità che nascono dalle
zone sottocorticali più arcaiche, le sole in grado di salvarli da quelle situazioni in
cui non si erano mai trovati ad affrontare. È, infatti, da tali zone che vengono
inviati i segnali al corpo. Né il “come se” delle regioni somato-sensoriali
potrebbe sostituire l’immediatezza e la forza dell’arcaicità dei segnali delle zone
sottocorticali16.
16 Nel 1982 depositai presso il Copyright USA con scrittura a mano in italiano le
interazioni tra plesso solare e corteccia prefrontale mettendo ben in evidenza come la
funzione conoscitiva dell’uomo e il suo comportamento, ma anche le loro patologie,
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19
Edelman e la coscienza senza scelta
Edelman, nonostante pretenda di interessarsi alla coscienza attraverso
l’ipotesi delle “segnalazioni rientranti” e dell’”azione”17, non menziona la
funzione primaria della scelta, indispensabile all’azione stessa in quanto
implicherebbe il fenomeno menteneurale che Edelman vorrebbe far rientrare
nel funzionamento del solo sistema nervoso. Rimane comunque il fatto che
affrontando lo sviluppo della filogenesi del sistema nervoso, forse attraverso
una profonda riflessione sulle dinamiche con cui Edelman ha messo a fuoco
l’ipotesi del darwinismo neurale, alcuni neurologi (se interessati al tema)
potrebbero tentare di produrre congetture sulle modalità attraverso le quali il
sistema menteneurale sarebbe venuto emergendo tramite le scelte. Scelte dai
cui effetti, lungo la nostra via evolutiva, sono via via affiorati i livelli più
differenziati della coscienza sino a giungere a quella umana.
I biologi e la fisica matematica
Oggi molti biologi si rivolgono alla fisica-matematica come a una disciplina di
cui poter usufruire per approfondire o rappresentare alcuni aspetti delle loro
ricerche e ciò come se la biologia fosse una scienza quantitativa. L’ipotesi della
scelta ritardata causale, invece, implica un modo innovativo con cui guardare al
mondo biologico tramite un procedimento euristico che prevede un fenomeno
nuovo e tutto da approfondire: cioè che la nascita della sostanza “sottile” del
pensiero, nella forma più indifferenziata, emerse già con l’emergere della vita
circa 3.8 miliardi di anni fa.
Troppo in anticipo?
Come disse il biologo Jacob, “quando un atteggiamento scientifico si
manifesta con troppo anticipo sui tempi, non se ne tiene conto”. Questo,
ritengo, sia esattamente ciò che accadrà all’ipotesi che una struttura fisico-
matematica del proto-RNA e/o proto-DNA (?) esistesse già nella pre-vita. Una
ipotesi capace di spiegare l’impossibilità dell’emergere della vita senza un
particolare collasso della funzione d’onda (singolarità) che dotò la cellula di una
logica qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile. La stessa indifferenza o
coinvolgessero sempre tale interazione. In realtà già all’età di 33 anni, cioè otto anni
prima, dunque nel 1973, avevo messo a fuoco la relazione tra plesso e corteccia.
(Simboli e Schemi dinamici depositati in Copyright USA 1983- 1988). Il testo di
Damasio ”L’errore di Cartesio“, da me particolarmente apprezzato, è del 1994.
17 Come espressione più complessa e differenziata del sistema nervoso.
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banalizzazione potrebbe verificarsi per l’ipotesi dell’uso da parte della vita della
scelta ritardata di Wheeler come sommatoria di spinte nel passato-memoria. È
altresì vero che qualora nel tempo queste due ipotesi dovessero venir prese in
considerazione, sia per modificarle o, sulla base dello stimolo che potrebbero
produrre, per proporne di nuove, si renderebbe possibile cambiare il modo di
considerare i fenomeni del vivente mettendo in luce nuove relazioni su aspetti
precedentemente ignorati. Ciò potrebbe dare sostegno a un nuovo paradigma
che permetterebbe di addentrarsi più profondamente nello studio degli esseri
viventi, anche relativamente alle scelte che avvengono nelle cellule di un
organismo. Sarebbe un diverso modo di guardare all’organismo e ai suoi
organi, di interrogarlo ed interrogarsi al fine di formulare delle domande che
focalizzino nuovi problemi fornendo, se risolti, nuova conoscenza. Una sorta di
lamarckismo che invece di guardare alla “funzione che crea l’organo”
guardasse alle modificazioni che gli effetti delle scelte operano nell’organismo
Tempo filogenetico
Al di là delle attuali strutture genetiche esiste il tempo filogenetico. Nel
programma genetico sono, dunque, iscritte tutte le rivoluzioni del passato anche
se nel tempo molti geni che le rappresentavano sono stati scartati, modificati o
resi silenti.
Darwin saggiamente scriveva che la sostanza ereditaria appartenente a
generazioni precedenti, è presente in proporzione alla loro lontananza nel
tempo secondo un rapporto che va progressivamente diminuendo.
Lo stato di pericolo e le emozioni arcaiche
Infatti, se con l’evoluzione di una specie non si manifesta la tendenza a
ritornare a morfologie precedenti, al di là della produzione, per alcuni aspetti, di
eventuali “mostri“18, ciò è dovuto al fatto che i geni vengono silenziati nella loro
espressione morfologica. Ma questo processo si verifica solo negli istinti
connessi a quelle morfologie (probabilmente entro 7 milioni di anni) se, in
particolari condizioni, si rivelano favorevoli alla sopravvivenza della nuova
specie. In tal caso vengono riattivati come emozioni arcaiche, soprattutto nei
momenti di estremo pericolo sia interiore che esterno.
Riattivazione di emozioni e istinti arcaici
18 Per es. le persone che nascono con una parte di coda.
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Durante le transizioni evolutive con trasformazioni morfologiche e funzionali,
frutto dell’interazione del genotipo con l’ambiente, i geni, che rappresentavano
la precedente specie, non possono dunque essere riattivati. Ma come detto, se
si rivelasse necessario si possono riattivare istinti ed emozioni arcaiche senza
che ciò comporti la produzione di proteine e quindi le morfologie di individui
delle pre-esistenti specie appartenenti alla stessa linea evolutiva, di cui,
comunque, talvolta se ne può percepire chiaramente la struttura19.
Darwin e alcuni altri Geni
Darwin accettando la statistica si è, per un verso, “sottomesso” alla logica
fisico-matematica, per la quale non era geneticamente portato. Ma l’evoluzione,
non essendo puramente casuale, non può essere studiata solo con metodi
statistici che possono al massimo essere approssimativamente indicativi. Infatti,
nessuna statistica avrebbe potuto prevedere le conseguenze sulla società
dovute alla nascita di un Newton, di un Darwin, di un Einstein, di un Freud, né
potrà prevedere l’impatto sociale delle teorie di futuri individui di genio o
semplicemente creativi come Edelman e Damasio.
Le imprevedibili combinazioni
Nell’incrocio dei sessi, le imprevedibili combinazioni che si rivelassero
estremamente favorevoli per un singolo individuo, contraddirebbero in parte la
“passività fenotipica”. Come dire che le caratteristiche morfologiche e funzionali
dell’individuo darwiniano sottoposte alla selezione dell’ambiente, nel senso che
l’individualità delle scelte altamente creative può cambiare totalmente le
previsioni statistiche. Forse questa sarebbe l’attuale interpretazione “corretta”
della sopravvivenza del più adatto (Darwin).
Per Darwin le leggi dell’evoluzione operano principalmente su grandi
popolazioni. Cosicché, se in un secondo tempo Darwin sembra abbandonare
l’individuo in favore della popolazione, con ciò elude, inconsapevolmente, il
valore delle scelte del singolo per la sopravvivenza della specie relegando, in
base alla loro utilità, le variazioni negli organismi esclusivamente ad opera
19 “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” è un breve racconto in cui unitamente agli istinti di varie fasi
evolutive, dall’Australopiteco in poi, anche le relative morfologie sono state
rappresentate nella descrizione dei personaggi creati dall’Autore.
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22
dell’ambiente20. Variazioni che da sole avrebbero permesso l’adattamento
dell’individuo ovvero la sopravvivenza del più adatto21.
Troppo meccanicistica
Per le ragioni sopra esposte, la teoria dell’evoluzione non si può fondare solo
sulla legge dei grandi numeri. Darwin, utilizzando i risultati dell’analisi statistica,
ha assorbito una concezione delle popolazioni che gli derivava da Malthus e ciò
ha finito col rappresentare un limite alla sua teoria rendendola troppo
meccanicistica. Il buon senso ci dice che il solo caso, come la mutazione
positiva, connesso alla statistica ha notevoli limitazioni dal momento che un
singolo, come lo stesso Darwin, ha possibilità di porre le basi per un
cambiamento dell’intera popolazione mondiale, ovviamente nei tempi lunghi di
più e più generazioni22.
La funzione rivoluzionaria delle teorie
È l’incontro tra maschio e femmina, spesso occasionale, a donare il grado di
creatività al nuovo nato. Questo risultato lo si coglie con chiarezza in molte
personalità di genio. Darwin stesso è l’esempio dell’individuo che modifica con
la teoria della “selezione naturale” la ricerca scientifica, anche se questa teoria
e quanto da essa derivato ad opera di altri ricercatori, incontra e continuerà ad
incontrare resistenze nelle collettività ideologico-religiose. Collettività in cui
l’uomo è in funzione dell’economia dato che l’economia è la forma più
accessibile di potere sull’altro.
Fitness come scelte efficaci
Se la fitness venisse vista anche come vitalità delle scelte e, dunque, come
produzione creativa, quest’ultima finirebbe con l’aggiungersi sia alla fitness
darwiniana, che fa riferimento al numero di discendenti che sopravvissero
20 In realtà l’unica scelta attiva, presa in considerazione da Darwin, fu la scelta del
partner sessuale, soprattutto ad opera dalle femmine.
21 Ciò che Darwin e Wallace hanno realizzato in ambito evolutivo, con viaggi,
osservazioni sul posto e sperimentazioni, è stato ottenuto da Freud nel suo studio,
indagando le motivazioni più profonde dei racconti e delle emozioni dei pazienti. In un
secondo periodo dialogò, sulla base delle annotazioni prese e delle conclusioni cui era
giunto, con la sorella della moglie per meglio valutare le sue ipotesi. E talvolta arrivò ad
erroneamente invalidarle, come fece nel caso degli effetti degli abusi sui bambini.
22 L’incrocio tra un maschio e una femmina può dunque dar luogo a un individuo
particolarmente dotato che spariglia sia il gradualismo darwiniano che le previsioni
statistiche.
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23
all’individuo portatore di quella fitness, sia alla consueta definizione di
epigenetica – quando viene intesa solo come modificazione della regolazione
nell’espressione dei geni in conseguenza delle interazioni individuo-individuo
e/o individuo-ambiente. Nelle interazioni sono infatti le scelte, condizionate o
meno, a determinare le emozioni di piacere o di sofferenza. Emozioni che, a
loro volta, possono attivare o disattivare alcuni geni i quali, tramite l’epigenetica,
sono poi in grado di essere trasmessi alla successiva generazione23.
Scelte e lotta per l’esistenza
La lotta per l’esistenza è, dunque, anche lotta per le scelte più efficaci. La
sopravvivenza (messa a rischio dalla mancanza di risorse, dai competitori, dagli
eventi catastrofici etc.) non può essere legata alla sola mutazione favorevole la
quale, implicitamente tramite l’individuo che la acquisisce, si espande all’interno
di una popolazione prendendo il sopravvento. Infatti oggi, con il controllo sulla
natura raggiunto dall’uomo, senza la presenza di scelte efficaci, la capacità di
moltiplicarsi esponenzialmente può divenire una delle cause principali
dell’autoestinzione.
Dunque, ancora oggi, genetica, epigenetica, mutazioni vantaggiose, incroci
tra i sessi, etc., sono i soli fattori presi in considerazione alla base del processo
evolutivo attraverso la competizione e la cooperazione o il parassitismo, sia
all’interno della propria specie che nel confronto con specie diverse – anche se
nel corso dell’evoluzione la maggior parte di esse si sono estinte.
Astuzia e trasmissione dei geni
La competizione fra maschi per l’accoppiamento e la trasmissione dei propri
geni con le femmine non è stata determinata solo dal più forte, bensì spesso,
nelle specie più differenziate, dal più astuto24. Astuzia ha significato scelta.
Astuzia ha significato soluzione di un problema, magari tramite un “inganno”
che ristabilisce un equilibrio interiore a scapito della prepotenza gerarchica del
più forte non sempre rivelatosi il più adatto. Questo fenomeno lo si coglie
chiaramente nel comportamento sessuale degli Scimpanzé maschi di rango
inferiore quando vogliono accoppiarsi con le femmine del maschio dominante.
23 Darwin stesso non rappresenta la “sopravvivenza del più adatto” che nel suo testo,
L’origine delle specie, ha un valore collettivo.
24 Ad esclusione delle specie monogamiche.
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24
Le catastrofi e l’eccesso condizionante della stanzialità
Le catastrofi si sono sicuramente ripercosse sul mondo vivente modificando
non solo i singoli organismi, se sopravvissuti, ma anche la loro ripartizione sulla
superficie terrestre. Talvolta è probabile che, pur con scelte efficaci, decine,
centinaia, migliaia o milioni di individui di una specie, se troppo stanziali,
muoiono, mostrando ancora troppa resistenza per poter attuare in tempo
spostamenti a causa di un ambiente fortemente mutato da una catastrofe.
Talvolta, invece, affinché abbia origine una nuova specie, potrebbe essere
sufficiente che alcuni organismi più “ingegnosi” sopravvivano andando a
localizzarsi in un nuovo habitat o, per quelli più primitivi, sviluppando un
processo di regressione per adattarsi ad esso.
Le discipline e la tecnologia
Medicina, biofisica, biologia, genetica, epigenetica, storia, economia, politica,
arte, commercio etc. non sono discipline quantitative, bensì discipline di natura
qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile, e, pertanto, nella loro essenza,
non possono essere interpretate con la logica fisico-matematica25. Ciò non
esclude per i fenomeni viventi, che tali discipline rappresentano, l’estrema utilità
dell’uso di tecnologie, come esito della ricerca fisico-matematica. Ma lo sviluppo
della tecnologia, con l’enorme potere che fa acquisire, può anche portare a
valutazioni erronee nella previsione dei risultati, quando applicata a campi
attinenti alla vita.
Informazione nel non vivente e nel vivente
Informazione-eguale-a-vivente è un dogma. In realtà, solo informazione-
vivente-eguale-a-vivente rappresenta il vivente: è la trasformazione
dell’informazione non vivente (I) in informazione-vivente (Iv). Quindi, non è
sufficiente parlare di materia, di energia e di informazione per parlare del
vivente. Tale erroneo concetto è tutt’ora insito in parte della biologia. Ci vuole
una nuova visione dell’informazione assai più complessa. E questa
informazione (Iv) a mio avviso non può che essere nata con la scelta emersa
3,8 miliardi di anni fa, cui corrisponde la nascita del pensiero, per quanto
indifferenziato, con il senso del passato, del presente e del futuro. Un “pensiero”
25 Non attribuisco agli artifici fisico-matematici un senso dispregiativo. Al contrario, lo
considero un modo di evidenziare che, non essendoci nel Non-Vivente né spazio né
tempo, individui di genio e altri di acute capacità hanno individuato modalità creative
per penetrarlo e renderlo comprensibile al mondo. La qual cosa ha tutta la mia
ammirazione.
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25
a sua volta nato dalla capacità di cogliere il movimento in un mondo che sino a
quel momento era senza spazio né tempo26.
La Fisica Quantistica non è a fondamento della vita
Inoltre, oggi, per molti scienziati l’informazione vivente (Iv) è sottoposta alle
leggi della Fisica Quantistica. Per costoro l’uomo è un apparato adatto a
raccogliere informazioni (I) provenienti dal mondo esterno trasformando il suo
stesso funzionamento a partire dal livello quantistico. Questa trasformazione,
invece, inizia, secondo la mia ipotesi, col nuovo fenomeno emergente dalla
scelta causale che non sottostà alle leggi della Fisica Quantistica, come
appunto vorrebbero Al-Khalili e McFadden, “identificando” le radici del
fenomeno-vita con l’effetto tunnel e la correlazione. Questa ipotesi potrebbe
solo convalidare il concetto che la capacità di associarsi e di generare strutture
sempre più complesse esistesse già negli stessi elementi costitutivi della
materia inanimata raggiungendo la massima complessità nella autoreplicazione
– come fenomeno ancora oggi considerato proprio della sola vita.
Patologia intellettuale
La patologia intellettuale si esprime in tutte le forme in cui un certo tipo di
capacità vengono proiettate su fenomeni che, per essere colti appieno,
richiedono capacità di natura diversa. Così l’attitudine a cogliere i fenomeni del
mondo non vivente attraverso la Fisica Quantistica proiettata su fenomeni del
vivente che, come ha proposto Al-Khalili, viene considerata la base del
funzionamento della coscienza. Né si può ipotizzare una soluzione al problema
della coscienza facendo riferimento a fenomeni quantistici che avverrebbero a
livello dei microtubuli del sistema nervoso umano, come il sistema
menteneurale “non-computazionale” messo a punto da Penrose e Hameroff27.
Oppure come fenomeno prodotto dalle sinapsi neurali, secondo l’ipotesi di
Coppola per il quale anche la pura coscienza, propria della meditazione
trascendentale di Maharischi, farebbe parte del campo unificato di certa fisica
moderna.
26 “L’uomo, finalmente, sapeva di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo
da cui è emerso per caso” (Jacques Monod).
27 Pur tenendo presente che vi sono delle procariote con la presenza di primitivi
microtubuli.
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26
L’importanza dell’assurda ipotesi di Everett
Al fine di evitare il collasso della funzione d’onda, che si concludeva con la
misurazione e che, nel caso della vita, si identificherebbe con una sola scelta
operata “casualmente” dalle cellule, Everett, con l’ipotesi sostitutiva della
divisione in Molti Mondi, avrebbe messo in evidenza, seppur involontariamente,
l’estrema assurdità di tale soluzione quando applicata alla vita. Proviamo ad
immaginare l’incommensurabile numero di scelte, che sono di fatto
“misurazioni” causali messe in atto in “ogni miliardesimo o milionesimo di
secondo (?)” lungo l’evoluzione di ciascuna cellula e di ciascun organismo28,
per rendersi conto dell’impossibilità di una simile “più che infinita” proliferazione
di Universi. Proliferazione che violerebbe il rasoio di Occam. Bisogna
comunque essere riconoscenti a Everett perché, grazie alla sua improponibile
ipotesi, seppur ineccepibile dal punto di vista matematico, permette di rafforzare
l’idea che la vita non può mai e poi mai essere rappresentata dalla logica fisico-
matematica. Comunque, ciò non toglie l’estrema importanza che l’ipotesi di
Everett riveste dal momento che mette in evidenza quanto sia assurdo voler
applicare, da parte dei fisici e dei matematici, la loro logica al mondo vivente.
La scelta è propria solo del Vivente
Le particelle, gli atomi, le molecole nel non vivente non si scelgono, così
come non si scelgono i pianeti e le galassie: le loro dinamiche, per quanto
complesse e talvolta sorprendenti, rientrano in rapporti quantitativi interpretabili
solo dalla logica fisico-matematica. La scelta causale è stata in grado di
modificare il funzionamento delle particelle, degli atomi, delle molecole che
componevano la pre-cellula, costruendo, in 3,8 miliardi di anni, strutture viventi
sempre più complesse che, tra estinzioni e sopravvivenza, hanno portato agli
attuali organismi, uomo compreso.
Condizionamenti, proiettare e proiettarsi
Ai condizionamenti attribuisco sempre un significato negativo in quanto sono
memorie, emozioni, concetti che si impongono sulla capacità logica
dell’individuo o dell’organismo o anche della cellula, condizionandone
negativamente le scelte che risulteranno dannose o, nel migliore dei casi,
inefficaci.
La proiezione è quel fenomeno patologico che proietta i propri
condizionamenti attraverso le relative memorie, emozioni, concetti facendoli
28 Oltre un certo tempo estinti, o sopravvissuti per 3,8 miliardi di anni.
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27
apparire come se il loro contenuto fosse una risposta coerente con gli stimoli
esterni provenienti dall’Altro/a o da un fenomeno. La patologia intellettuale può
esplicarsi a partire da un minimo di incidenza della proiezione sulla situazione
che si sta vivendo per giungere ad un massimo di incidenza. Per esempio, da
una semplice razionalizzazione, che devia il soggetto dalla vera motivazione del
proprio o altrui comportamento, ad uno stato psicotico in cui la realtà esterna è
solo la proiezione di uno stato interiore – in cui sé stesso o l’Altro/a viene
completamente annullato.
Logica dell’empatia ed empatia della logica
L’opposto della proiezione è proiettarsi nell’Altro/a o in un fenomeno che si
sta cercando di comprendere, il che presuppone l’empatia per l’Altro/a o per il
fenomeno.
Creatività o meditazione?
Il fenomeno della meditazione, castrando la potenziale creatività attraverso il
raggiungimento della minima eccitazione del sistema nervoso, non può ottenere
né una conoscenza profonda della realtà, né lo stato più elevato di coscienza.
Stato che può derivare solo dal ripetersi della profonda eccitazione che
l’individuo creativo prova nel penetrare intellettualmente, attraverso tentativi ed
errori, fenomeni sconosciuti che lo porteranno alla formulazione di teorie spesso
sufficientemente coerenti da porre le basi per ulteriori sviluppi. Le teorie, le
ipotesi e le congetture, anche quando criticabili, hanno comunque la funzione di
porre l’attenzione su fenomeni disattesi e con ciò di stimolare nuovi concetti che
favoriscano il progresso.
La meditazione degli “illuminati” non ha mai prodotto nulla di teorico che
favorisse l’evoluzione della società, se non uno stato di benessere e un senso
di appartenenza per un numero limitato di persone. Pur essendo un fenomeno
estremamente interessante, ha il limite di una complessa sperimentazione tutta
rivolta dentro di sé. Una tecnica complessa che, non abbisognando il
superamento dei condizionamenti, non porta ad una maturazione come
persona sociale, ma solo al potere dell’”illuminato” sugli adepti. È una sorta di
rinuncia alla lotta per l’esistenza portata agli estremi che, in genere, non
danneggia e la cui finalità non sta nel miglioramento delle interazioni con gli
altri. È una fuga in una condizione in cui i bisogni primari vengono soddisfatti
dall’ambiente senza partecipazione attiva da parte dei praticanti. È una fuga,
tramite un progressivo distacco, dall’aggressività, dall’ansia e dal sesso o dal
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28
suo uso (tantra), attraverso l’insegnamento della “via” agli adepti, trasmettendo
loro il proprio processo di interiorizzazione e di presunta, ma comprensibile,
sensazione di fusione con l’Universo. Una sensazione che si raggiunge con la
massima passività del proprio pensiero cui corrisponde uno stato di profondo e
diffuso piacere nel mentre l’occhio della mente si limita ad osservare il fluire di
quanto accade dentro di sé. (Dal neurone alla meditazione).
Tantrismo
La tecnica tantrica è basata sulla fiducia al fine di servirsi reciprocamente
l'Uno/a dell'Altro/a, senza tradimento ma favorendo l’attività sessuale
prolungandola il più possibile senza raggiungere l'orgasmo per arrivare, nel
tempo, a spingere sempre di più, verso la corteccia frontale, l’energia del
piacere sessuale. Vi sarà un momento in cui il rapporto col partner non si
rivelerà più necessario perché il profondo piacere della meditazione Lo/La può
ottenere direttamente concentrandosi sulla corteccia prefrontale (terzo occhio).
Turning points evolutivi
Nel programma genetico si iscrive il risultato di tutti i cambiamenti del
passato attraverso l’accumularsi dei successi conseguiti attraverso i turning
points evolutivi o passaggi fatti di mutazioni e ricombinazioni29, a seguito di
nuove caratteristiche fenotipiche, prodotto della pressione selettiva operata
dall’ambiente con aumento o diminuzione della fitness. Ma ad apportare
vantaggi alle specie, come detto, non sono unicamente i rari errori genetici
favorevoli, bensì anche le scelte che ne derivano, dando forma al
funzionamento dell’epigenetica in una accezione più ampia di quella in uso.
Non è sufficiente che la capacità riproduttiva del mutante diffondendosi alla
specie la salvi dalle variate condizioni ambientali. Alla riproduzione è necessario
si aggiunga il vantaggio dovuto alle scelte efficaci di coloro che sono
sopravvissuti.
Psicoantropologia
È probabile che in un ipotetico incrocio dei progenitori del Bonobo e dello
Scimpanzé sia nata quella specie che in seguito portò l’Australopiteco, o chi lo
precedette, alla definitiva discesa dagli alberi inserendosi, stabilmente, nella più
stimolante savana. Qui avrebbe assunto quella rigida struttura gerarchica
propria dei Babbuini, struttura che, pur nei suoi passaggi evolutivi durati 7
29 Durante le quali alcuni geni sono stati silenziati, altri modificati, altri estromessi.
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29
milioni di anni, tutt’ora ci accompagna e che, lungo tutto questo periodo, è stata
necessaria a sopravvivere in ambienti altamente aggressivi, sia in termini
interspecifici che intraspecifici. Una struttura, dunque, che ancora oggi sta alla
base di feroci lotte che si concretizzano nei conflitti economico-ideologico-
religiosi. Lotte, tra competizione e cooperazione, per la conquista di beni e terre
che, avendo storicamente contrastato e tutt’ora contrastando, tramite il potere
acquisito, molteplici aspetti della logica e dell’empatia, ci hanno comunque
permesso di giungere sino qui. E da questa ferocia collettiva non sono stati
certo esenti molti rapporti o comportamenti interpersonali o di singoli individui,
come è dimostrato dalla storia e come tutt’ora ci dimostrano i crimini psicologici
e fisici che avvengono nella vita quotidiana. (Marx e Freud in chiave
psicoantropologica).
Emozioni filogenetiche
Le emozioni filogenetiche sono le più potenti. Hanno retto e ancora oggi
reggono le espressioni tribalistiche delle religioni e delle ideologie, di qualsiasi
tipologia gerarchica esse siano. Il tribalismo non ha un limite. Può individuare
piccole comunità o comunità formate da miliardi di persone, tutte unite dal
dogmatismo e da vetusti paradigmi economici, religiosi, politici, culturali,
scientifici, filosofici, psicologici ecc., in cui la funzione ragionativa non è in grado
di prevalere sugli aspetti culturali irrazionali per lo sviluppo e la diffusione di una
vera democrazia universale. Una democrazia fondata principalmente su
dinamiche capaci ad un tempo di logica e di empatia in cui l’economia è in
funzione dell’uomo e della sua sopravvivenza su questo pianeta.
Politica del futuro: non c’è co-scienza senza scienza
La mia ipotesi è che ci troviamo in una fase di transizione estremamente
pericolosa dovuta a conflitti che saranno sempre più intensi tra la specie-
culturale-uscente – ancorata alle gerarchie finanziarie, ideologiche e religiose30
alla cui base vi è da più di 10.000 anni l’onnipresente potere economico – e una
30 Rispetto alle critiche che ho mosso a tutte le religioni, tra cui il cattolicesimo,
riconosco invece un’utilità collettiva al cristianesimo inteso come cristianesimo delle
origini, fedele al messaggio universale, empatico e rivoluzionario di Cristo (ebreo
mediorientale) e che non avrebbe mai immaginato che le sue parabole (che non
definiscono mai una verità assoluta) si trasformassero in un impero ideologico-
economico-politico. In questo senso, apprezzo l’attuale pontefice, Papa Francesco, che
a differenza di tutti quelli che lo hanno preceduto mi sembra il primo papa realmente
vicino al messaggio cristiano originario e critico nei confronti del potere gerarchico-
economico accumulato in duemila anni dalla Chiesa Cattolica.
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30
sparuta specie-culturale-entrante dotata di una frequenza logico-empatica tale
da prevalere sulla forza gravitazionale dei condizionamenti. Condizionamenti
che, formandosi inevitabilmente durante l’infanzia, predispongono
all’interpretazione del comportamento e della cultura altrui mediante gli
stereotipi acquisiti che da adulti danno luogo ad argomentazioni collegate per
associazioni e non per coerenza logica31. Modalità che non risolvono i problemi
ma che, nel caso di attività politica, hanno comunque la capacità di coinvolgere
le masse, soprattutto ad opera di abili oratori.
In un ipotetico governo mondiale
È auspicabile che nei tempi di alcune o più generazioni emerga nella
popolazione mondiale una maggioranza che riesca a sviluppare un approccio
alla vita quotidiana simile a quello che si ha tra i ricercatori scientifici per i quali
la risoluzione dei problemi fa loro superare, pur nella competizione, le differenti
provenienze e culture accomunandoli negli aspetti logico-empatici. È probabile
che un simile modo-di-essere diffuso su larga scala ed attuato all’interno della
vita privata anche dai ricercatori, permetterebbe, da parte della popolazione,
una scelta selettiva di rappresentanti politici dotati di capacità decisionale logica
ed empatica. Una capacità in grado, in un ipotetico governo mondiale o tramite
accordi tra governi, di affrontare pragmaticamente quei problemi ecologici e
demografici senza la cui soluzione si potrebbe rischiare l’autoestinzione.
Milgram e Zimbardo
31
La Facoltà di Psicologia sembra costruita per una selezione a rovescio, cioè a dire,
costruita per chi ha un’ottima memoria in modo da potersi somministrare migliaia di
nozioni inutili su voluminosi testi altrettanto inutili invece che su testi brevi ed essenziali
e ciò senza mai toccare i profondi condizionamenti che possono affliggere gli iscritti.
Condizionamenti che, una volta iniziata la “professione”, scaricheranno sui clienti
mettendosi il “camice” da psicologo o psicoterapeuta che può giudicare senza
giudicarsi. Lo squalificante quanto insulso test di ammissione a cui vengono sottoposti
coloro che scelgono questo orientamento professionale dà il senso della vacua
struttura di tale Facoltà. Una seria Facoltà di Psicologia dovrebbe essere la Facoltà in
assoluto più difficile e selettiva, in quanto tratta la più delicata attività umana, che è
quella di entrare empaticamente nell’interiorità di una persona. Una Facoltà che
dovrebbe obbligare gli studenti a passare la metà degli anni di laurea e post-laurea in
gruppi di incontro e sedute individuali condotte da psicoterapeuti di provata capacità.
Quindi in grado di far emergere il rimosso dagli studenti. Questa modalità dovrebbe
produrre una selezione “spietata” per poter accedere al titolo di psicologo o di
psicoterapeuta. Un titolo adatto solo ai pochi in grado di sostenere e di gestire tramite
l’autocritica e la conoscenza di sé i propri più profondi condizionamenti.
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31
Milgram e Zimbardo con il loro essenziale lavoro e i loro esperimenti hanno
tracciato una via che dovrebbe far riflettere sul pericolo che soggetti patologici
arrivino al potere democraticamente, cioè con la maggioranza dei voti della
popolazione. Entrambi questi esperimenti estremamente importanti sono stati
fatti negli Stati Uniti per poter definire la capacità del singolo individuo di
mantenere, o abbandonare, la propria responsabilità nell’agire sotto la
pressione di una autorità. Nell'esperimento di Milgram, uno studente, dietro
istruzione di un personaggio autorevole dell’Università, doveva abbassare
progressivamente una leva verso valori sempre più alti di scarica elettrica. Allo
studente era stato fatto credere che la leva fosse collegata con degli elettrodi
collocati sul corpo di un altro studente che egli poteva vedere, attraverso un
vetro riflettente, senza essere visto. Lo studente che avrebbe subito la scarica
elettrica si trovava in una camera insonorizzata per rendere credibile che non si
potessero sentire i suoi lamenti. Solo una piccola percentuale di studenti che
parteciparono all’esperimento si oppose quando venne loro ordinato, con forza,
di portare la scarica a livelli letali.
Il secondo esperimento, realizzato da Zimbardo alla Stanford University, era
molto più complesso, sia per il numero di persone coinvolte che per l’ambiente
e la durata. Dopo essere stati informati dei fini dell’esperimento ed aver scelto
di parteciparvi, un certo numero di studenti, maschi e femmine, vennero
suddivisi in dominanti e dominati e contraddistinti da una fascetta colorata che
indicava il loro rango e che dovevano sempre portare al braccio. Ai dominanti
erano stati dati tutti i poteri che conseguivano al loro rango, mentre ai dominati
erano stati tolti quei poteri che ne ostacolavano la sottomissione. Queste erano
le “leggi” cui i partecipanti dovevano aderire nel periodo di convivenza. Nel giro
di 15 giorni, si creò una situazione di vera sopraffazione da parte dei dominanti
con episodi di crudeltà mentale e, talvolta, fisica, tanto che l’esperimento venne
interrotto.
Senza una tecnologia sufficientemente sofisticata
Oggi non è certo possibile verificare o invalidare le ipotesi qui introdotte e
che verrò ad esporre più compiutamente nelle prossime pagine. Ipotesi e
congetture che non riducono i processi di pensiero alla pur complessa attività
neurale. Rimane il riprovevole fatto che in questo difficile ambito si risente della
mancanza di interesse verso lo sviluppo di una tecnologia altamente sofisticata
in grado di individuare le manifestazioni di quella "sottile" sostanza di cui è fatto
il pensiero. La messa a punto di una tecnologia siffatta consentirebbe di
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32
scindere ciò che è realmente scientifico da ciò che è accettato come territorio
esclusivo dei neuroscienziati. Si tratterebbe di una tecnologia per effettuare
esperimenti attraverso cui cogliere le assai più complesse dinamiche di una tale
"sostanza". Sarebbero sperimentazioni che potrebbero essere estese agli
organismi e alle cellule. Sicuramente una tecnologia futuristica per la quale si
dovranno aspettare ancora molti anni e che, data la mia età, non avrò modo di
vedere attuata.
Nota bene: si sconsiglia la lettura della teoria ai cattedratici.

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  • 1. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 5 Sintesi introduttiva Dall’inizio vita al pensiero umano L’emergenza della scelta primigenia Nella mia ipotesi la vita sarebbe emersa 3,8 miliardi di anni fa attraverso una scelta primigenia da me definita causale, che andrebbe oltre le unità fondamentali di Planck, attualmente identificate come limite massimo delle misurazioni consentite dalla logica fisico-matematica. Su questa base ho costruito quanto segue relativo all’inizio vita, differenziando ulteriormente quella che oggi è definita epigenetica. L’autoreplicazione nel non-vivente La premessa a questa ipotesi implica che l’autoreplicazione1 in una pre- cellula non-vivente sia precedente all’emergere della vita. La stessa struttura del proto-RNA, poi trasformatosi in proto-DNA (?), a mio avviso dimostrerebbe come l’autoreplicazione pre-esistesse all’emergere della vita, in quanto la struttura del proto-RNA o del proto-DNA (?), essendo sottoposta alla logica fisico-matematica, tradisce la sua origine non-vivente2. Non sarebbe dunque vero che la vita coincide con l’emergere di un sistema capace di autoreplicarsi. Senza la matematica non sarebbe stato possibile ricostruire la struttura del DNA3. Da ciò si può dedurre che anche la sua origine, cioè il proto-RNA (o DNA?) furono costruiti secondo la stessa logica. Ma non essendo la fisica- matematica in grado di rappresentare i complessi fenomeni del vivente, ne deriva che il proto-RNA (o DNA?) già appartenevano al mondo non-vivente ed erano, conseguentemente, già dotati di scissione binaria e/o autoreplicazione. Quindi la scissione binaria e l’autoreplicazione non possono essere identificate con la vita. La vita necessitava dell’emergenza di un nuovo fenomeno che si “innestasse” nella pre-cellula a proto-RNA o proto-DNA (?). Ciò implica una singolarità che non può rientrare nelle unità di Planck. Si tratterebbe, dunque, di 1 Per separazione prima (?) e autoreplicazione a proto-RNA e/o proto-DNA solo in seguito (?). 2 Le basi all’interno del DNA necessitavano per la loro ripartizione di un modello matematico. 3 Struttura che fu scoperta dalla ricercatrice Rosalind Franklin e, solo sulla traccia basilare da lei posta, fu elaborata e divulgata da Watson e Crick senza che facessero riferimento alla Franklin.
  • 2. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 6 un nuovo fenomeno in grado di avere quella complessità, propria della vita, che si esprimeva attraverso scelte che superavano il 50% di probabilità. Quindi, pur rimanendo probabilistiche, avevano la capacità di selezionare un nutriente che poteva risultare tra l’efficace e il dannoso, operando una scelta con più possibili sbocchi e, quindi, una scelta probabilistica che al tempo stesso non poteva non essere causale. Questa scelta è, dunque, tipica solo della vita e solo nella vita può superare quel 50% di probabilità divenendo causale, perché la presenza di due o più opzioni non può rappresentare il non-vivente. La scelta causale è l’inizio di quell’epi-fenomeno che si agganciava al proto-RNA o proto-DNA (?) modificandone diversamente le attivazioni. Con la scelta causale ebbe dunque avvio la prima forma di epigenetica, scelta che dovette consistere anche in un senso spaziotemporale in grado di permettere alle proto-cellule di muoversi verso quel nuovo nutriente che, a causa di un improvviso cambiamento dell’ambiente, non poteva più essere introiettato in maniera casuale – come avveniva in un ambiente per lungo tempo stabile. La causalità, infatti, è implicita in una scelta che, optando probabilisticamente, diviene la causa degli effetti del nutriente sul metabolismo. Essa può essere considerata causale poiché solo nella vita c’è una differenza probabilistica che superando il 50% si rivelerà tra l’efficace e il dannoso relativamente alla fitness e alla sopravvivenza della proto-cellula. Questa, ritengo, sia l’inoppugnabile dimostrazione che la vita è emersa dal non-vivente senza alcun intervento divino, ma ad opera di una singolarità non sottoposta alla logica fisico-matematica.
  • 4. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 8 Oltre il 50% Le mutazioni vantaggiose sono fenomeni dominati dal solo caso4 senza quell’aumento delle probabilità che può andare oltre il 50%. Questo tipo di autoreplicazione pre-esisteva alla vita essendo, nella mia ipotesi, sottoposta alla sola casualità. Il vivente, invece, si attuerebbe con scelte che, entrando nel mondo della causalità, per far sopravvivere la protocellula devono superare il 50% tra efficacia e dannosità. Le caratteristiche genetiche e fenotipiche non avrebbero, quindi, una funzione privilegiata perché non sono le sole a decidere della fitness dell’organismo. A tali caratteristiche genetiche ed epigenetiche parteciperebbero anche le scelte delle cellule che lo compongono: scelte che avrebbero costruito una più sensibile epigenetica, così come intesa in queste ipotesi. Con la scelta causale nascerebbe la responsabilità in merito al risultato da essa prodotto alla propria cellula. Tra efficacia e danno, che rappresentano l’effetto del nutriente e la cui causa sta nella scelta stessa: di qui nasce il termine “scelta causale”. Reversibileirreversibile La singolarità sfociata nella scelta è, inoltre, reversibileirreversibile, fondendo in sé la componente di reversibilità, rappresentata dalla retroazione della scelta nella memoria, e la componente di irreversibilità, rappresentata dall’azione della scelta. Le due funzioni avvengono simultaneamente in tempi infinitesimali e in direzioni opposte: una retroagendo nel passato e l’altra diretta al futuro usufruendo della scelta ritardata di Wheeler5. La modifica retrograda della memoria si verificherebbe tramite un piccolo prestito di energia, subito restituita. Qualitativoquantitativa Ciò che probabilmente accadde nella proto-cellula fu l’emergere di un senso spaziotemporale attraverso cui la proto-cellula poteva scegliere, dall’ambiente esterno6, l’elemento-nutriente più adatto alla sopravvivenza tramite l’autoreplicazione della sua struttura. Questo fenomeno, nella sua complessità, avrebbe quindi trasformato una proto-cellula non vivente, che già si auto- replicava, in una proto-cellula vivente. Una protocellula che, attraverso la scelta 4 Non conoscendo attualmente la partecipazione di altri fattori, come fa notare Boncinelli. 5 Che ipotizzo già esistesse nel non-vivente. 6 Ambiente che sarebbe andato cambiando in maniera alquanto rapida.
  • 5. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 9 causale (da efficace a dannosa), poteva aumentare oltre il 50% le probabilità di sopravvivenza in un ambiente con nuovi nutrienti organici e inorganici. Un ambiente non più in grado di offrire quelle regolarità di elementi che avevano permesso ad una primitiva forma cellulare non vivente, dotata di un primitivo RNA e/o DNA7, di raggiungere quel grado di complessità che nel tempo costruì le condizioni per auto-replicarsi. Come conseguenza, si è passati da una logica non-vivente o fisico-matematica (quantitativa), propria del funzionamento di una cellula non vivente, ad una logica del vivente o qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile. Forse al cambiamento dell’ambiente partecipò una sorta di proto-equilibrio punteggiato, simile a quello teorizzato da Gould e Eldredge per spiegare l’improvvisa esplosione di nuove specie. Bio-gravità quantistica Parlare di gravità quantistica riferendosi alle organizzazioni viventi è alquanto irrazionale. Sarebbe come dire che i quanti, le particelle, gli atomi, le molecole, gli organi e l’organismo sono regolati dalle stesse leggi del non-vivente, sia micro che macro. È invece logico supporre che già a livello quantistico le interazioni tra quanti, particelle, atomi, molecole, etc. subiscano delle modificazioni attuate dalla singolarità che rappresenta l’emergere del fenomeno Vita. Modificazioni che hanno reso necessario cambiare il termine di gravità quantistica in bio-gravità quantistica. Scelte dannose o inefficaci All’origine, cioè 3,8 miliardi di anni fa, apparvero, con le scelte creative, anche le scelte che si rivelarono dannose o parzialmente inefficaci. Scelte che svantaggiarono la fitness della cellula. Sappiamo, infatti, che non essendo possibile conoscere il futuro, l’evoluzione procede, anche per quanto concerne le scelte, per tentativi ed errori. Quando le scelte si rivelano essere regressive, non avvantaggiano l’organismo, le specie estinte e oggi le collettività umane e tutte le altre specie sopravvissute. Quando poi superano quelle creative, la loro diffusione è in grado di spiegare, accanto a molti altri fattori, l’estinzione del 99% delle specie vissute sulla terra. La scelta ritardata 7 Solo il 2% del DNA ha il compito di costruire le oltre 100.000 proteine presenti nell’organismo umano.
  • 6. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 10 Come accennato, alla scelta causale si inserisce anche il fenomeno della scelta ritardata di Wheeler. Nell’esperimento di Wheeler8 il dualismo onda- particella del fotone viene risolto dallo stesso fotone nel momento in cui questo viene osservato: il fotone presenta già prima una forma definita, ma una volta introdotto nel sistema sperimentale “decide” di assumere la forma di onda o di particella a seconda delle condizioni sperimentali – dimostrando sensibilità nei confronti dell’osservazione umana. L’aspetto importante è che questa scelta dovrebbe retroagire la particella o l’onda di “qualche miliardesimo di secondo” (?), violando la freccia del tempo. Il fenomeno della scelta ritardata, nel caso della vita, avrebbe avuto la possibilità di modificare, seppur di poco, la memoria della struttura coerentemente con il valore (tra positivo e negativo) della scelta fatta che poteva andare a vantaggio o meno della fitness – e nel tempo attraverso la ripetizione di una scelta negativa – della stessa sopravvivenza della cellula. La modifica retrograda della memoria (scelta ritardata di Wheeler) si verificherebbe (?) tramite un piccolo prestito di energia, subito restituita. Una volta introiettato il nutriente, questo si rivelerà essere tra l’efficace e il dannoso, andando ad associarsi alla memoria della scelta che lo ha selezionato. La spinta retroattiva della bio-particella Con questa ipotesi sull’emergenza della vita la natura della “mente” non rappresenterebbe più un mistero. Infatti, con l’ipotesi della scelta causale, che va oltre le unità di Planck, si sarebbe creato un nuovo tipo di “sostanza” qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile che non sottostava alle leggi quantitative. Inoltre, attraverso la scelta ritardata, la spinta della bio- particella/bio-onda nel passato avrebbe modificato retroattivamente la memoria associata alle scelte della proto-cellula. Una spinta che sarebbe andata via via amplificandosi. Oggi, in 3,8 miliardi di anni, tale spinta avrebbe raggiunto una intensità che nell’uomo permetterebbe il libero arbitrio tramite decisioni capaci di modificare retroattivamente l’attività neuronale. Un’attività che apparirebbe invece, secondo il famoso esperimento di Libet, attivarsi 300/500 millisecondi prima. Causa ed effetto Se con la scelta ritardata si fosse acquisito un vantaggio per la sopravvivenza, non solo sarebbe stata colta dalla vita, ma sarebbe la ragione 8 Realizzato dapprima mentalmente e poi praticamente.
  • 7. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 11 per la quale il numero infinito di scelte ritardate giustificherebbe l’incremento della spinta nel passato per 3.8 miliardi di anni, cioè il tempo della nostra linea evolutiva e delle altre specie viventi. Ovviamente tale spinta si sarebbe andata sommando differentemente in ciascun essere vivente, estinto o sopravvissuto, raggiungendo nell’uomo il valore di più secondi. Il che spiegherebbe il motivo per cui, con gli esperimenti di Libet, l’attività neuronale appare avvenire qualche secondo prima della “scelta” fatta dall’individuo. Ciò fa credere che l’attività neurale sia la causa mentre la scelta sarebbe l’effetto. La sostanza della scelta causale La “sostanza” che formerebbe la scelta primigenia, non essendo esclusivamente di natura quantitativa, sarebbe un tipo di sostanza molto “sottile” che si complessificava man mano che la vita si andava differenziando sino a giungere alla logica umana – espressa in tutte le forme di creatività rivolte sia al vivente che al non-vivente. L’ambiente in mutamento come concausa dell’emergere della vita Per le pre-cellule non viventi è probabile sia stato necessario un ambiente che si mantenesse regolare per tempi lunghissimi, tale da costruire la memoria della struttura attraverso “scelte” passive. “Scelte” che, pur rientrando nella casualità, rimanevano comunque efficaci per la propria auto-replicazione: un’autoreplicazione via via attuata tramite una lenta costruzione dei precursori dell’RNA o del DNA (?), forse dopo una prima fase in cui le pre-cellule si separavano per divisione binaria. Nei tempi molto lunghi e con la stabilità dell’ambiente, la casualità del 50% era sufficiente per introdurre l’elemento adatto al suo funzionamento quando questo si fosse approcciato alla membrana della pre-cellula non-vivente venendone automaticamente introiettato. Quindi, già nella pre-cellula non vivente si sarebbero attivate aperture nella primitiva membrana attraverso le quali la pre-cellula introiettava dall’ambiente gli elementi inserendoli nel metabolismo che, a sua volta, costruiva e in seguito manteneva in funzione il proto-RNA e/o il proto-DNA (?), senza però che questa azione desse luogo alla vita. Ciò era dovuto al fatto che il funzionamento di tali strutture, già complesse, rientrava ancora in una logica quantitativa, sottoposta alle leggi della statistica. In quel contesto tali leggi non superavano il 50% di probabilità e in cui il metabolismo della pre-cellula, nel caso si verificasse una modificazione rapida dell’ambiente, non avrebbe permesso un adeguato
  • 8. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 12 cambiamento per il mantenimento della struttura. La trasformazione da proto- genetica a proto-epigenetica tramite scelte causali permise di acquisire dall’ambiente nuovi elementi organici e inorganici necessari ad una autoreplicazione adattata alle mutate condizioni. La rapida alterazione ambientale, insieme a condizioni interne favorevoli di una struttura pre-cellulare non-vivente, avrebbero permesso l’emergere di un cambiamento estremamente flessibile. Proprio per non restare agganciato alla regolarità ambientale, sarebbe emersa, forse imperfettamente e forse con lentezza, una singolarità la cui sensibilità fosse di tipo qualitativoquantitativo/reversibileirreversibile. Un nuovo fenomeno che, non rientrando nella logica del non-vivente, avrebbe attuato un adattamento della struttura al cambiamento tramite una proto-epigenetica come risultato delle scelte divenute causali. Dunque, quando l’ambiente iniziò a cambiare, diminuendo rapidamente gli elementi che prima lo costituivano, non vi sarebbero più state le condizioni in grado di mantenere la riproduzione nelle pre-cellule non viventi, con il pericolo di una disgregazione del proto-RNA e/o del proto-DNA (?). Questo aspetto non può essere in linea con l’instabilità in prossimità dei punti di biforcazione ipotizzati da Prigogine, in quanto tale ipotesi, rimanendo nell’ambito della logica fisico-matematica, pretendeva di produrre la vita. La scelta causale, slegata da tale logica, avrebbe conferito alla cellula quel vantaggio epigenetico che le permetteva di continuare, adattandola, la autoreplicazione con una maggiore fitness in favore della sopravvivenza in un ambiente non sufficientemente stabile. Il senso spaziotemporale Con la scelta causale avrebbe preso forma il senso spaziotemporale necessario a “valutare” lo spazio tra la protocellula vivente e il nutriente più adatto. Senza tale azione selettiva irreversibile, in un ambiente che andava mutando rapidamente, non avrebbe potuto continuare il processo autoreplicativo. La scelta causale, nella componente del proprio senso spaziotemporale, dando luogo all’azione e con essa alla selezione del nutriente, potrebbe essere la conferma che la scelta causale si era affrancata dal mondo non vivente cogliendo il movimento di un mondo sino a quel momento privo di tempo e spazio. Un movimento che l’uomo, con introduzione dello spazio-tempo, proprio
  • 9. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 13 della logica fisico-matematica, avrebbe sempre più profondamente compreso nelle sue dinamiche. La passività darwiniana Contrariamente alla passività della selezione darwiniana, con l’inizio della vita, per quanto in maniera infinitesimale, avrebbe preso forma una primordiale capacità di prevedere, di ricordare gli effetti ottenuti a livello metabolico e, quindi la possibilità di selezionare la prossima scelta. Ne consegue che, oltre alle mutazioni favorevoli, le scelte causali sarebbero state indispensabili per aumentare la fitness e con essa le probabilità di sopravvivenza andando ad aggiungersi alle variazioni favorevoli, che per Darwin erano dovute alla pressione selettiva dell’ambiente senza partecipazione dell’iniziativa degli organismi9. Produzione di scelte In un essere vivente, siano essi cellule o organismi differenziati, tutto si organizza non solo in funzione della autoreplicazione, ma anche della produzione di scelte creative, che parteciperebbero alla sopravvivenza dando alle cellule e agli organismi un ulteriore vantaggio in termini di fitness che li renderebbe ancora più idonei a lasciare una progenie dotata di un margine di sopravvivenza più elevato. Al processo evolutivo avrebbero, quindi, partecipato le scelte creative di singoli individui (cellule o organismi) particolarmente dotati nel percepire i cambiamenti dell’ambiente. Invero, la diversità e la novità sono sempre colte dal/la più sensibile/acuto/a, in grado di trasmettere agli altri un nuovo comportamento. Dunque, la composizione genetico-fenotipica, unitamente alle rare mutazioni favorevoli e la distruzione di quelle nocive, non sarebbero gli unici elementi ad essere vantaggiosi di fronte alle variazioni dell’ambiente. Neppure l’incrocio tra i sessi, l’epigenetica, pur per come attualmente intesa, e il cibo adatto possono essere sufficienti alla sopravvivenza dell’organismo. Solo con la presenza di scelte risultate efficaci, cellule e organismi acquisirebbero quel surplus di vantaggio necessario alla competizione e alla cooperazione al fine di assicurare la propria discendenza. Rimane comunque il fatto che cellule e organismi non 9 Darwin: “La conservazione delle differenze e variazioni favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate selezione naturale o sopravvivenza del più adatto”.
  • 10. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 14 perseguono alcun fine se non quello della sopravvivenza e ciò anche nelle espressioni più avanzate della creatività umana: sia essa economica, scientifica, architettonica, musicale, artistica, etc. – dato il piacere che la creatività procura al benessere interiore la qual cosa equivale ad una proporzionale acquisizione di fitness fisiologica o produttiva. La migliore ricetta Possiamo considerare la scelta ritardata di Wheeler un’ottima ricetta per aiutare il cambiamento che la cellula non-vivente necessitava al fine di continuare nel suo cammino autoreplicante. Tenendo conto che, rispetto al mutamento dell’ambiente, il risultato sul metabolismo della struttura ad opera delle scelte causali può assestarsi in un range di possibilità che vanno dall’efficace all’inutile e al dannoso. Nell’insieme esso rappresenta, dunque, un processo probabilistico, i cui risultati, a livello del metabolismo, sono messi in memoria congiuntamente alle scelte che li hanno prodotti. Un essere vivente, per quanto semplice, è un essere complesso capace di muoversi, di nutrirsi, di autoreplicarsi ed integrare, nella sua stessa struttura, la sostanza nutriente, spesso scelta in maniera efficace nell’ambiente esterno. E se il nutriente migliore è quello a più bassa entropia, come sembrerebbe affermare Rovelli, questo sarebbe colto da una “intuizione” qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile in funzione delle necessità della struttura vivente. In tal caso la cellula vivente, per aumentare la sua fitness e quindi sopravvivenza, selezionerà nell’ambiente circostante il nutriente con il livello più basso di entropia. In questo senso tale azione di ricerca selettiva sarebbe stata impossibile per una protocellula non vivente10. Nutrienti a più bassa entropia? Circa 3,8 miliardi di anni fa, una o più protocellule viventi, attraverso scelte causali, sarebbero state in grado di cogliere i nutrienti più adatti (e, probabilmente, anche a più bassa entropia). Questo per il mantenimento della autoreplicazione della propria struttura, attraverso nuove scelte creative, compresi gli errori di scelte rivelatesi inutili o dannose in grado o meno di vanificare il risultato di quelle efficaci. 10 Oppure può essere che la casuale “scelta” della cellula non vivente sia incappata in un elemento a così bassa entropia da facilitare le condizioni interne (da genetiche a epigenetiche) per il verificarsi di una singolarità che favorì l’emergere della vita.
  • 11. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 15 Seicento milioni di anni fa e la nascita del sistema scelte- menteneurale11, prima espressione di una epigenetica complessa Storicamente, in un tempo di circa 2 miliardi di anni, nei momenti più difficili le cellule affini si radunavano temporaneamente per meglio affrontare le difficoltà provenienti dall’ambiente. Solo in un secondo tempo, circa 600 milioni di anni fa, si fusero in un unico organismo. Probabilmente ciò avvenne attraverso una supercellula che si ritrovò, per cause che non conosciamo12, ad avere sviluppato le qualità per organizzarle acquisendo su di sé, in una nuova sintesi, i risultati delle singole scelte delle cellule divenute “sottomesse”. Nacque in questo modo, lentamente e probabilmente dopo molti tentativi non riusciti, il primo sistema scelte-menteneurale. Dalle prime forme di vita pluricellulare si crearono poi le premesse per l’encefalizzazione e per la sessualità con la suddivisione in due gruppi dipendenti ai fini riproduttivi. Ma questo più complesso processo riproduttivo non sarebbe comunque sufficiente ad assicurare il grado di variazione necessario perché, mi ripeto, per la sopravvivenza di una specie ci vogliono anche scelte efficaci operate da esseri dotati di maggiore acume e sensibilità13. Sistema scelte-menteneurali: originario e derivato Il primo organismo iniziò col formarsi del sistema scelte-menteneurali che indicai come “sistema scelte-plessoriali” (o originario) e dal quale, in seguito, si differenziò il “sistema scelte-corticali” (o derivato), il cosiddetto encefalo. Trasferimento della scelta Con l’aumentare del numero dei neuroni, conseguenza delle scelte del sistema originario (o sistema scelte-plessoriali), e per l’ingrandirsi dell’organismo pluricellulare, alcuni neuroni iniziarono a trasferirsi nella parte 11 Le definizioni sistema scelte-mente-plessoriali/sistema scelte-mente-corticali servivano più correttamente a sottolineare, col termine “scelte”, postposto al termine “sistema”, l’origine di tali sistemi. Onde rendere più scorrevole la lettura, ho optato per eliminare il termine “scelte”, che rimane essenziale per non cadere nel vecchio concetto di Sistema Nervoso. Questa stessa semplificazione è stata mantenuta in tutti i saggi. Inoltre in questa sede il Sistema Nervoso non è stato preso in esame quando i condizionamenti prevalgono trasformando il sistema scelte-menteneurale in sistema neuromentale frutto dell’incarnazione delle scelte. 12 Forse una particolare abbondanza di microtubuli di lunghezza molto superiore alla media. 13 La selezione di gruppo è selezione dei singoli, è “la selezione del più adatto”, volendo forzare il concetto di Darwin.
  • 12. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 16 anteriore dell’organismo (processo di cefalizzazione) sino al prevalere sulle scelte del sistema originario (sistema scelte-plessoriali) restando tra loro connessi in una intensa sinergia pur svolgendo altre funzioni vitali. Una volta che le scelte del nuovo sistema derivato (o sistema-scelte-corticali) iniziarono ad aumentare il numero dei neuroni sovrapponendosi agli strati precedenti (che divennero sotto-corticali), anche l’intensa interazione col sistema originario (o sistema scelte-plessoriali) si venne facendo sempre più complessa. Nascita dell’interazione sistema scelte-plessoriali/sistema scelte- corticali Dunque, l’interazione del sistema originario-sistema derivato, con l’inizio della cosiddetta cefalizzazione continuò lungo tutti i processi evolutivi di qualsiasi specie quale che fosse la differenziazione raggiunta dal sistema scelte-corticali (encefalo) congiuntamente al sistema scelte-plessoriali (plesso celiaco). Il prefrontale Nel sistema scelte-corticali, ho inteso includere le strutture corticali che sono dipendenti dal prefrontale dove probabilmente più soventemente è diffusa la sostanza “sottile” della proto-coscienza creata, nel tempo, dalle scelte. Sostanza che, nelle sue diverse modalità e complessità dipende dal grado di differenziazione del sistema scelte-menteneurali. Infatti, per i primi organismi dotati di sistema scelte-corticali, questa sostanza “sottile” era principalmente diffusa nella parte anteriore con un tipo e un livello di coscienza proprio della specie. La costruzione del sottocorticale Le varie scelte, che andavano incarnandosi a livello prefrontale, si sono susseguite lungo la nostra linea evolutiva, creando nuovi neuroni che relegavano quelli sottostanti alle funzioni già vagliate dall’esperienza e quindi vitali. In questo processo di sovrapposizione insieme alle regioni sottostanti (divenute via via più arcaiche), rappresentavano le parti sottocorticali dell’encefalo – a cui corrispondeva una modificazione del sistema scelte- plessoriali relativa al tipo di organismo. Attività “corporale”/attività “mentale”
  • 13. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 17 Si ha una attività “corporale”, quando il sistema scelte-plessoriali prevale sul sistema scelte-corticali e una attività “mentale”, quando è il sistema scelte-corticali a prevalere sul sistema scelte-plessoriali. Queste attività, alla cui base vi è l’intuizione (continuativa o saltuaria, “corporale” o “mentale”), evidenziano lo stretto collegamento tra plesso celiaco e processi di pensiero, sia nella loro evoluzione che nelle fasi regressive, lungo tutta la gamma delle intensità ai cui estremi vi è l’eccesso di intensità emotiva e la mancanza di emotività, entrambe rientranti nella patologia. Tali interazioni, valide per tutta la varietà degli individui e delle collettività, sono state generalizzate nel corso della teoria anche attraverso schemi dinamici. Nuove parti del corpo e a ognuno la sua “visione” Durante l’evoluzione nel sistema scelte-corticali e nel sistema scelte- plessoriali si sono venute via via rappresentando, in maniera neurostrutturalmente diversa, tutte le parti del corpo che si andavano modificando o aggiungendo all’organismo attraverso le varie fasi di transizione evolutiva di qualsiasi specie. Ogni organismo avrà dunque avuto la sua “visione “nel rapporto con la realtà ambientale. Visione che gli derivava dalla struttura pluricellulare. L’ambiente-coscienza La coscienza è, quell’ambiente interiore, che si è formato lungo 3,8 miliardi di anni tramite le infinite scelte effettuate dai nostri progenitori. Ogni scelta ha aumentato via via l’ambiente che oggi chiamiamo coscienza e che si “restringe” a seguito di scelte regressive. L’ambiente-coscienza è comunque un fenomeno facilitatore per la decisione di fronte a più alternative. La coscienza è, dunque, quell’ambiente14 flessibilmente diffuso in particolare nella corteccia prefrontale, dove “arrivano” le scelte che vanno al cervello e alla bocca dello stomaco. Sono scelte che si distribuiscono tra quelle più ordinarie della vita quotidiana sino a quelle più complesse della ricerca teorica. E’ questo ambiente indefinibile15 che favorisce il trasferimento dell’effetto delle scelte a tutto l’organismo. Ovviamente i tempi di questa qui semplificata sequenza sono quasi istantanei. 14 Ambiente difficilmente definibile dal punto di vista della sostanza che lo compone. 15 Anche se con funzioni diverse è un sottoprodotto, forse ancora più impalpabile, della sostanza “sottile” della scelta, che è la stessa del pensiero e del ragionamento.
  • 14. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 18 Consapevolmente o inconsapevolmente La flessibilità dell’ambiente-coscienza è tale che possiamo estenderlo, consapevolmente o inconsapevolmente, in una continua alternanza a seconda degli eventi, a livello del plesso celiaco. È un processo che ci serve per meglio percepire sia come guidare il nostro movimento corporale sia come intuire quanto accade nell’Altro/a. Damasio e la scelta Damasio definisce la scelta un tipo particolare di sentimento, o comunque qualcosa ad esso assimilabile, riferendosi a una modalità sensoriale rivolta al mondo esterno. Non è consapevole che sta parlando di quella sostanza “sottile” che ha dato il via alla vita e che io ho definito: scelta causale. Per Damasio è solo un particolare sentimento giustamente non identificabile con altre modalità sensoriali. Damasio e la coscienza La coscienza è un ambiente che va aumentando con l’aumentare delle scelte creative ma che non rappresenta affatto un aspetto ausiliario della nostra dotazione biologica, come sostiene Damasio, il quale sembra scambiare la causa per l’effetto. Infatti le scelte, creative o regressive, incidendo sul livello di coscienza, fanno sì che quest’ultima partecipi per via epigenetica alle modalità di attivazione dei geni. Damasio, i marcatori e il “come se” Se i marcatori somatici fossero strumenti automatici che da soli valutano gli stimoli ambientali, come credo affermi Damasio, non si spiegherebbe come di fronte ad un travolgente pericolo alcuni soggetti siano spinti a reagire con modalità comportamentali realmente automatiche. Modalità che nascono dalle zone sottocorticali più arcaiche, le sole in grado di salvarli da quelle situazioni in cui non si erano mai trovati ad affrontare. È, infatti, da tali zone che vengono inviati i segnali al corpo. Né il “come se” delle regioni somato-sensoriali potrebbe sostituire l’immediatezza e la forza dell’arcaicità dei segnali delle zone sottocorticali16. 16 Nel 1982 depositai presso il Copyright USA con scrittura a mano in italiano le interazioni tra plesso solare e corteccia prefrontale mettendo ben in evidenza come la funzione conoscitiva dell’uomo e il suo comportamento, ma anche le loro patologie,
  • 15. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 19 Edelman e la coscienza senza scelta Edelman, nonostante pretenda di interessarsi alla coscienza attraverso l’ipotesi delle “segnalazioni rientranti” e dell’”azione”17, non menziona la funzione primaria della scelta, indispensabile all’azione stessa in quanto implicherebbe il fenomeno menteneurale che Edelman vorrebbe far rientrare nel funzionamento del solo sistema nervoso. Rimane comunque il fatto che affrontando lo sviluppo della filogenesi del sistema nervoso, forse attraverso una profonda riflessione sulle dinamiche con cui Edelman ha messo a fuoco l’ipotesi del darwinismo neurale, alcuni neurologi (se interessati al tema) potrebbero tentare di produrre congetture sulle modalità attraverso le quali il sistema menteneurale sarebbe venuto emergendo tramite le scelte. Scelte dai cui effetti, lungo la nostra via evolutiva, sono via via affiorati i livelli più differenziati della coscienza sino a giungere a quella umana. I biologi e la fisica matematica Oggi molti biologi si rivolgono alla fisica-matematica come a una disciplina di cui poter usufruire per approfondire o rappresentare alcuni aspetti delle loro ricerche e ciò come se la biologia fosse una scienza quantitativa. L’ipotesi della scelta ritardata causale, invece, implica un modo innovativo con cui guardare al mondo biologico tramite un procedimento euristico che prevede un fenomeno nuovo e tutto da approfondire: cioè che la nascita della sostanza “sottile” del pensiero, nella forma più indifferenziata, emerse già con l’emergere della vita circa 3.8 miliardi di anni fa. Troppo in anticipo? Come disse il biologo Jacob, “quando un atteggiamento scientifico si manifesta con troppo anticipo sui tempi, non se ne tiene conto”. Questo, ritengo, sia esattamente ciò che accadrà all’ipotesi che una struttura fisico- matematica del proto-RNA e/o proto-DNA (?) esistesse già nella pre-vita. Una ipotesi capace di spiegare l’impossibilità dell’emergere della vita senza un particolare collasso della funzione d’onda (singolarità) che dotò la cellula di una logica qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile. La stessa indifferenza o coinvolgessero sempre tale interazione. In realtà già all’età di 33 anni, cioè otto anni prima, dunque nel 1973, avevo messo a fuoco la relazione tra plesso e corteccia. (Simboli e Schemi dinamici depositati in Copyright USA 1983- 1988). Il testo di Damasio ”L’errore di Cartesio“, da me particolarmente apprezzato, è del 1994. 17 Come espressione più complessa e differenziata del sistema nervoso.
  • 16. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 20 banalizzazione potrebbe verificarsi per l’ipotesi dell’uso da parte della vita della scelta ritardata di Wheeler come sommatoria di spinte nel passato-memoria. È altresì vero che qualora nel tempo queste due ipotesi dovessero venir prese in considerazione, sia per modificarle o, sulla base dello stimolo che potrebbero produrre, per proporne di nuove, si renderebbe possibile cambiare il modo di considerare i fenomeni del vivente mettendo in luce nuove relazioni su aspetti precedentemente ignorati. Ciò potrebbe dare sostegno a un nuovo paradigma che permetterebbe di addentrarsi più profondamente nello studio degli esseri viventi, anche relativamente alle scelte che avvengono nelle cellule di un organismo. Sarebbe un diverso modo di guardare all’organismo e ai suoi organi, di interrogarlo ed interrogarsi al fine di formulare delle domande che focalizzino nuovi problemi fornendo, se risolti, nuova conoscenza. Una sorta di lamarckismo che invece di guardare alla “funzione che crea l’organo” guardasse alle modificazioni che gli effetti delle scelte operano nell’organismo Tempo filogenetico Al di là delle attuali strutture genetiche esiste il tempo filogenetico. Nel programma genetico sono, dunque, iscritte tutte le rivoluzioni del passato anche se nel tempo molti geni che le rappresentavano sono stati scartati, modificati o resi silenti. Darwin saggiamente scriveva che la sostanza ereditaria appartenente a generazioni precedenti, è presente in proporzione alla loro lontananza nel tempo secondo un rapporto che va progressivamente diminuendo. Lo stato di pericolo e le emozioni arcaiche Infatti, se con l’evoluzione di una specie non si manifesta la tendenza a ritornare a morfologie precedenti, al di là della produzione, per alcuni aspetti, di eventuali “mostri“18, ciò è dovuto al fatto che i geni vengono silenziati nella loro espressione morfologica. Ma questo processo si verifica solo negli istinti connessi a quelle morfologie (probabilmente entro 7 milioni di anni) se, in particolari condizioni, si rivelano favorevoli alla sopravvivenza della nuova specie. In tal caso vengono riattivati come emozioni arcaiche, soprattutto nei momenti di estremo pericolo sia interiore che esterno. Riattivazione di emozioni e istinti arcaici 18 Per es. le persone che nascono con una parte di coda.
  • 17. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 21 Durante le transizioni evolutive con trasformazioni morfologiche e funzionali, frutto dell’interazione del genotipo con l’ambiente, i geni, che rappresentavano la precedente specie, non possono dunque essere riattivati. Ma come detto, se si rivelasse necessario si possono riattivare istinti ed emozioni arcaiche senza che ciò comporti la produzione di proteine e quindi le morfologie di individui delle pre-esistenti specie appartenenti alla stessa linea evolutiva, di cui, comunque, talvolta se ne può percepire chiaramente la struttura19. Darwin e alcuni altri Geni Darwin accettando la statistica si è, per un verso, “sottomesso” alla logica fisico-matematica, per la quale non era geneticamente portato. Ma l’evoluzione, non essendo puramente casuale, non può essere studiata solo con metodi statistici che possono al massimo essere approssimativamente indicativi. Infatti, nessuna statistica avrebbe potuto prevedere le conseguenze sulla società dovute alla nascita di un Newton, di un Darwin, di un Einstein, di un Freud, né potrà prevedere l’impatto sociale delle teorie di futuri individui di genio o semplicemente creativi come Edelman e Damasio. Le imprevedibili combinazioni Nell’incrocio dei sessi, le imprevedibili combinazioni che si rivelassero estremamente favorevoli per un singolo individuo, contraddirebbero in parte la “passività fenotipica”. Come dire che le caratteristiche morfologiche e funzionali dell’individuo darwiniano sottoposte alla selezione dell’ambiente, nel senso che l’individualità delle scelte altamente creative può cambiare totalmente le previsioni statistiche. Forse questa sarebbe l’attuale interpretazione “corretta” della sopravvivenza del più adatto (Darwin). Per Darwin le leggi dell’evoluzione operano principalmente su grandi popolazioni. Cosicché, se in un secondo tempo Darwin sembra abbandonare l’individuo in favore della popolazione, con ciò elude, inconsapevolmente, il valore delle scelte del singolo per la sopravvivenza della specie relegando, in base alla loro utilità, le variazioni negli organismi esclusivamente ad opera 19 “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” è un breve racconto in cui unitamente agli istinti di varie fasi evolutive, dall’Australopiteco in poi, anche le relative morfologie sono state rappresentate nella descrizione dei personaggi creati dall’Autore.
  • 18. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 22 dell’ambiente20. Variazioni che da sole avrebbero permesso l’adattamento dell’individuo ovvero la sopravvivenza del più adatto21. Troppo meccanicistica Per le ragioni sopra esposte, la teoria dell’evoluzione non si può fondare solo sulla legge dei grandi numeri. Darwin, utilizzando i risultati dell’analisi statistica, ha assorbito una concezione delle popolazioni che gli derivava da Malthus e ciò ha finito col rappresentare un limite alla sua teoria rendendola troppo meccanicistica. Il buon senso ci dice che il solo caso, come la mutazione positiva, connesso alla statistica ha notevoli limitazioni dal momento che un singolo, come lo stesso Darwin, ha possibilità di porre le basi per un cambiamento dell’intera popolazione mondiale, ovviamente nei tempi lunghi di più e più generazioni22. La funzione rivoluzionaria delle teorie È l’incontro tra maschio e femmina, spesso occasionale, a donare il grado di creatività al nuovo nato. Questo risultato lo si coglie con chiarezza in molte personalità di genio. Darwin stesso è l’esempio dell’individuo che modifica con la teoria della “selezione naturale” la ricerca scientifica, anche se questa teoria e quanto da essa derivato ad opera di altri ricercatori, incontra e continuerà ad incontrare resistenze nelle collettività ideologico-religiose. Collettività in cui l’uomo è in funzione dell’economia dato che l’economia è la forma più accessibile di potere sull’altro. Fitness come scelte efficaci Se la fitness venisse vista anche come vitalità delle scelte e, dunque, come produzione creativa, quest’ultima finirebbe con l’aggiungersi sia alla fitness darwiniana, che fa riferimento al numero di discendenti che sopravvissero 20 In realtà l’unica scelta attiva, presa in considerazione da Darwin, fu la scelta del partner sessuale, soprattutto ad opera dalle femmine. 21 Ciò che Darwin e Wallace hanno realizzato in ambito evolutivo, con viaggi, osservazioni sul posto e sperimentazioni, è stato ottenuto da Freud nel suo studio, indagando le motivazioni più profonde dei racconti e delle emozioni dei pazienti. In un secondo periodo dialogò, sulla base delle annotazioni prese e delle conclusioni cui era giunto, con la sorella della moglie per meglio valutare le sue ipotesi. E talvolta arrivò ad erroneamente invalidarle, come fece nel caso degli effetti degli abusi sui bambini. 22 L’incrocio tra un maschio e una femmina può dunque dar luogo a un individuo particolarmente dotato che spariglia sia il gradualismo darwiniano che le previsioni statistiche.
  • 19. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 23 all’individuo portatore di quella fitness, sia alla consueta definizione di epigenetica – quando viene intesa solo come modificazione della regolazione nell’espressione dei geni in conseguenza delle interazioni individuo-individuo e/o individuo-ambiente. Nelle interazioni sono infatti le scelte, condizionate o meno, a determinare le emozioni di piacere o di sofferenza. Emozioni che, a loro volta, possono attivare o disattivare alcuni geni i quali, tramite l’epigenetica, sono poi in grado di essere trasmessi alla successiva generazione23. Scelte e lotta per l’esistenza La lotta per l’esistenza è, dunque, anche lotta per le scelte più efficaci. La sopravvivenza (messa a rischio dalla mancanza di risorse, dai competitori, dagli eventi catastrofici etc.) non può essere legata alla sola mutazione favorevole la quale, implicitamente tramite l’individuo che la acquisisce, si espande all’interno di una popolazione prendendo il sopravvento. Infatti oggi, con il controllo sulla natura raggiunto dall’uomo, senza la presenza di scelte efficaci, la capacità di moltiplicarsi esponenzialmente può divenire una delle cause principali dell’autoestinzione. Dunque, ancora oggi, genetica, epigenetica, mutazioni vantaggiose, incroci tra i sessi, etc., sono i soli fattori presi in considerazione alla base del processo evolutivo attraverso la competizione e la cooperazione o il parassitismo, sia all’interno della propria specie che nel confronto con specie diverse – anche se nel corso dell’evoluzione la maggior parte di esse si sono estinte. Astuzia e trasmissione dei geni La competizione fra maschi per l’accoppiamento e la trasmissione dei propri geni con le femmine non è stata determinata solo dal più forte, bensì spesso, nelle specie più differenziate, dal più astuto24. Astuzia ha significato scelta. Astuzia ha significato soluzione di un problema, magari tramite un “inganno” che ristabilisce un equilibrio interiore a scapito della prepotenza gerarchica del più forte non sempre rivelatosi il più adatto. Questo fenomeno lo si coglie chiaramente nel comportamento sessuale degli Scimpanzé maschi di rango inferiore quando vogliono accoppiarsi con le femmine del maschio dominante. 23 Darwin stesso non rappresenta la “sopravvivenza del più adatto” che nel suo testo, L’origine delle specie, ha un valore collettivo. 24 Ad esclusione delle specie monogamiche.
  • 20. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 24 Le catastrofi e l’eccesso condizionante della stanzialità Le catastrofi si sono sicuramente ripercosse sul mondo vivente modificando non solo i singoli organismi, se sopravvissuti, ma anche la loro ripartizione sulla superficie terrestre. Talvolta è probabile che, pur con scelte efficaci, decine, centinaia, migliaia o milioni di individui di una specie, se troppo stanziali, muoiono, mostrando ancora troppa resistenza per poter attuare in tempo spostamenti a causa di un ambiente fortemente mutato da una catastrofe. Talvolta, invece, affinché abbia origine una nuova specie, potrebbe essere sufficiente che alcuni organismi più “ingegnosi” sopravvivano andando a localizzarsi in un nuovo habitat o, per quelli più primitivi, sviluppando un processo di regressione per adattarsi ad esso. Le discipline e la tecnologia Medicina, biofisica, biologia, genetica, epigenetica, storia, economia, politica, arte, commercio etc. non sono discipline quantitative, bensì discipline di natura qualitativoquantitativa/reversibileirreversibile, e, pertanto, nella loro essenza, non possono essere interpretate con la logica fisico-matematica25. Ciò non esclude per i fenomeni viventi, che tali discipline rappresentano, l’estrema utilità dell’uso di tecnologie, come esito della ricerca fisico-matematica. Ma lo sviluppo della tecnologia, con l’enorme potere che fa acquisire, può anche portare a valutazioni erronee nella previsione dei risultati, quando applicata a campi attinenti alla vita. Informazione nel non vivente e nel vivente Informazione-eguale-a-vivente è un dogma. In realtà, solo informazione- vivente-eguale-a-vivente rappresenta il vivente: è la trasformazione dell’informazione non vivente (I) in informazione-vivente (Iv). Quindi, non è sufficiente parlare di materia, di energia e di informazione per parlare del vivente. Tale erroneo concetto è tutt’ora insito in parte della biologia. Ci vuole una nuova visione dell’informazione assai più complessa. E questa informazione (Iv) a mio avviso non può che essere nata con la scelta emersa 3,8 miliardi di anni fa, cui corrisponde la nascita del pensiero, per quanto indifferenziato, con il senso del passato, del presente e del futuro. Un “pensiero” 25 Non attribuisco agli artifici fisico-matematici un senso dispregiativo. Al contrario, lo considero un modo di evidenziare che, non essendoci nel Non-Vivente né spazio né tempo, individui di genio e altri di acute capacità hanno individuato modalità creative per penetrarlo e renderlo comprensibile al mondo. La qual cosa ha tutta la mia ammirazione.
  • 21. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 25 a sua volta nato dalla capacità di cogliere il movimento in un mondo che sino a quel momento era senza spazio né tempo26. La Fisica Quantistica non è a fondamento della vita Inoltre, oggi, per molti scienziati l’informazione vivente (Iv) è sottoposta alle leggi della Fisica Quantistica. Per costoro l’uomo è un apparato adatto a raccogliere informazioni (I) provenienti dal mondo esterno trasformando il suo stesso funzionamento a partire dal livello quantistico. Questa trasformazione, invece, inizia, secondo la mia ipotesi, col nuovo fenomeno emergente dalla scelta causale che non sottostà alle leggi della Fisica Quantistica, come appunto vorrebbero Al-Khalili e McFadden, “identificando” le radici del fenomeno-vita con l’effetto tunnel e la correlazione. Questa ipotesi potrebbe solo convalidare il concetto che la capacità di associarsi e di generare strutture sempre più complesse esistesse già negli stessi elementi costitutivi della materia inanimata raggiungendo la massima complessità nella autoreplicazione – come fenomeno ancora oggi considerato proprio della sola vita. Patologia intellettuale La patologia intellettuale si esprime in tutte le forme in cui un certo tipo di capacità vengono proiettate su fenomeni che, per essere colti appieno, richiedono capacità di natura diversa. Così l’attitudine a cogliere i fenomeni del mondo non vivente attraverso la Fisica Quantistica proiettata su fenomeni del vivente che, come ha proposto Al-Khalili, viene considerata la base del funzionamento della coscienza. Né si può ipotizzare una soluzione al problema della coscienza facendo riferimento a fenomeni quantistici che avverrebbero a livello dei microtubuli del sistema nervoso umano, come il sistema menteneurale “non-computazionale” messo a punto da Penrose e Hameroff27. Oppure come fenomeno prodotto dalle sinapsi neurali, secondo l’ipotesi di Coppola per il quale anche la pura coscienza, propria della meditazione trascendentale di Maharischi, farebbe parte del campo unificato di certa fisica moderna. 26 “L’uomo, finalmente, sapeva di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso” (Jacques Monod). 27 Pur tenendo presente che vi sono delle procariote con la presenza di primitivi microtubuli.
  • 22. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 26 L’importanza dell’assurda ipotesi di Everett Al fine di evitare il collasso della funzione d’onda, che si concludeva con la misurazione e che, nel caso della vita, si identificherebbe con una sola scelta operata “casualmente” dalle cellule, Everett, con l’ipotesi sostitutiva della divisione in Molti Mondi, avrebbe messo in evidenza, seppur involontariamente, l’estrema assurdità di tale soluzione quando applicata alla vita. Proviamo ad immaginare l’incommensurabile numero di scelte, che sono di fatto “misurazioni” causali messe in atto in “ogni miliardesimo o milionesimo di secondo (?)” lungo l’evoluzione di ciascuna cellula e di ciascun organismo28, per rendersi conto dell’impossibilità di una simile “più che infinita” proliferazione di Universi. Proliferazione che violerebbe il rasoio di Occam. Bisogna comunque essere riconoscenti a Everett perché, grazie alla sua improponibile ipotesi, seppur ineccepibile dal punto di vista matematico, permette di rafforzare l’idea che la vita non può mai e poi mai essere rappresentata dalla logica fisico- matematica. Comunque, ciò non toglie l’estrema importanza che l’ipotesi di Everett riveste dal momento che mette in evidenza quanto sia assurdo voler applicare, da parte dei fisici e dei matematici, la loro logica al mondo vivente. La scelta è propria solo del Vivente Le particelle, gli atomi, le molecole nel non vivente non si scelgono, così come non si scelgono i pianeti e le galassie: le loro dinamiche, per quanto complesse e talvolta sorprendenti, rientrano in rapporti quantitativi interpretabili solo dalla logica fisico-matematica. La scelta causale è stata in grado di modificare il funzionamento delle particelle, degli atomi, delle molecole che componevano la pre-cellula, costruendo, in 3,8 miliardi di anni, strutture viventi sempre più complesse che, tra estinzioni e sopravvivenza, hanno portato agli attuali organismi, uomo compreso. Condizionamenti, proiettare e proiettarsi Ai condizionamenti attribuisco sempre un significato negativo in quanto sono memorie, emozioni, concetti che si impongono sulla capacità logica dell’individuo o dell’organismo o anche della cellula, condizionandone negativamente le scelte che risulteranno dannose o, nel migliore dei casi, inefficaci. La proiezione è quel fenomeno patologico che proietta i propri condizionamenti attraverso le relative memorie, emozioni, concetti facendoli 28 Oltre un certo tempo estinti, o sopravvissuti per 3,8 miliardi di anni.
  • 23. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 27 apparire come se il loro contenuto fosse una risposta coerente con gli stimoli esterni provenienti dall’Altro/a o da un fenomeno. La patologia intellettuale può esplicarsi a partire da un minimo di incidenza della proiezione sulla situazione che si sta vivendo per giungere ad un massimo di incidenza. Per esempio, da una semplice razionalizzazione, che devia il soggetto dalla vera motivazione del proprio o altrui comportamento, ad uno stato psicotico in cui la realtà esterna è solo la proiezione di uno stato interiore – in cui sé stesso o l’Altro/a viene completamente annullato. Logica dell’empatia ed empatia della logica L’opposto della proiezione è proiettarsi nell’Altro/a o in un fenomeno che si sta cercando di comprendere, il che presuppone l’empatia per l’Altro/a o per il fenomeno. Creatività o meditazione? Il fenomeno della meditazione, castrando la potenziale creatività attraverso il raggiungimento della minima eccitazione del sistema nervoso, non può ottenere né una conoscenza profonda della realtà, né lo stato più elevato di coscienza. Stato che può derivare solo dal ripetersi della profonda eccitazione che l’individuo creativo prova nel penetrare intellettualmente, attraverso tentativi ed errori, fenomeni sconosciuti che lo porteranno alla formulazione di teorie spesso sufficientemente coerenti da porre le basi per ulteriori sviluppi. Le teorie, le ipotesi e le congetture, anche quando criticabili, hanno comunque la funzione di porre l’attenzione su fenomeni disattesi e con ciò di stimolare nuovi concetti che favoriscano il progresso. La meditazione degli “illuminati” non ha mai prodotto nulla di teorico che favorisse l’evoluzione della società, se non uno stato di benessere e un senso di appartenenza per un numero limitato di persone. Pur essendo un fenomeno estremamente interessante, ha il limite di una complessa sperimentazione tutta rivolta dentro di sé. Una tecnica complessa che, non abbisognando il superamento dei condizionamenti, non porta ad una maturazione come persona sociale, ma solo al potere dell’”illuminato” sugli adepti. È una sorta di rinuncia alla lotta per l’esistenza portata agli estremi che, in genere, non danneggia e la cui finalità non sta nel miglioramento delle interazioni con gli altri. È una fuga in una condizione in cui i bisogni primari vengono soddisfatti dall’ambiente senza partecipazione attiva da parte dei praticanti. È una fuga, tramite un progressivo distacco, dall’aggressività, dall’ansia e dal sesso o dal
  • 24. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 28 suo uso (tantra), attraverso l’insegnamento della “via” agli adepti, trasmettendo loro il proprio processo di interiorizzazione e di presunta, ma comprensibile, sensazione di fusione con l’Universo. Una sensazione che si raggiunge con la massima passività del proprio pensiero cui corrisponde uno stato di profondo e diffuso piacere nel mentre l’occhio della mente si limita ad osservare il fluire di quanto accade dentro di sé. (Dal neurone alla meditazione). Tantrismo La tecnica tantrica è basata sulla fiducia al fine di servirsi reciprocamente l'Uno/a dell'Altro/a, senza tradimento ma favorendo l’attività sessuale prolungandola il più possibile senza raggiungere l'orgasmo per arrivare, nel tempo, a spingere sempre di più, verso la corteccia frontale, l’energia del piacere sessuale. Vi sarà un momento in cui il rapporto col partner non si rivelerà più necessario perché il profondo piacere della meditazione Lo/La può ottenere direttamente concentrandosi sulla corteccia prefrontale (terzo occhio). Turning points evolutivi Nel programma genetico si iscrive il risultato di tutti i cambiamenti del passato attraverso l’accumularsi dei successi conseguiti attraverso i turning points evolutivi o passaggi fatti di mutazioni e ricombinazioni29, a seguito di nuove caratteristiche fenotipiche, prodotto della pressione selettiva operata dall’ambiente con aumento o diminuzione della fitness. Ma ad apportare vantaggi alle specie, come detto, non sono unicamente i rari errori genetici favorevoli, bensì anche le scelte che ne derivano, dando forma al funzionamento dell’epigenetica in una accezione più ampia di quella in uso. Non è sufficiente che la capacità riproduttiva del mutante diffondendosi alla specie la salvi dalle variate condizioni ambientali. Alla riproduzione è necessario si aggiunga il vantaggio dovuto alle scelte efficaci di coloro che sono sopravvissuti. Psicoantropologia È probabile che in un ipotetico incrocio dei progenitori del Bonobo e dello Scimpanzé sia nata quella specie che in seguito portò l’Australopiteco, o chi lo precedette, alla definitiva discesa dagli alberi inserendosi, stabilmente, nella più stimolante savana. Qui avrebbe assunto quella rigida struttura gerarchica propria dei Babbuini, struttura che, pur nei suoi passaggi evolutivi durati 7 29 Durante le quali alcuni geni sono stati silenziati, altri modificati, altri estromessi.
  • 25. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 29 milioni di anni, tutt’ora ci accompagna e che, lungo tutto questo periodo, è stata necessaria a sopravvivere in ambienti altamente aggressivi, sia in termini interspecifici che intraspecifici. Una struttura, dunque, che ancora oggi sta alla base di feroci lotte che si concretizzano nei conflitti economico-ideologico- religiosi. Lotte, tra competizione e cooperazione, per la conquista di beni e terre che, avendo storicamente contrastato e tutt’ora contrastando, tramite il potere acquisito, molteplici aspetti della logica e dell’empatia, ci hanno comunque permesso di giungere sino qui. E da questa ferocia collettiva non sono stati certo esenti molti rapporti o comportamenti interpersonali o di singoli individui, come è dimostrato dalla storia e come tutt’ora ci dimostrano i crimini psicologici e fisici che avvengono nella vita quotidiana. (Marx e Freud in chiave psicoantropologica). Emozioni filogenetiche Le emozioni filogenetiche sono le più potenti. Hanno retto e ancora oggi reggono le espressioni tribalistiche delle religioni e delle ideologie, di qualsiasi tipologia gerarchica esse siano. Il tribalismo non ha un limite. Può individuare piccole comunità o comunità formate da miliardi di persone, tutte unite dal dogmatismo e da vetusti paradigmi economici, religiosi, politici, culturali, scientifici, filosofici, psicologici ecc., in cui la funzione ragionativa non è in grado di prevalere sugli aspetti culturali irrazionali per lo sviluppo e la diffusione di una vera democrazia universale. Una democrazia fondata principalmente su dinamiche capaci ad un tempo di logica e di empatia in cui l’economia è in funzione dell’uomo e della sua sopravvivenza su questo pianeta. Politica del futuro: non c’è co-scienza senza scienza La mia ipotesi è che ci troviamo in una fase di transizione estremamente pericolosa dovuta a conflitti che saranno sempre più intensi tra la specie- culturale-uscente – ancorata alle gerarchie finanziarie, ideologiche e religiose30 alla cui base vi è da più di 10.000 anni l’onnipresente potere economico – e una 30 Rispetto alle critiche che ho mosso a tutte le religioni, tra cui il cattolicesimo, riconosco invece un’utilità collettiva al cristianesimo inteso come cristianesimo delle origini, fedele al messaggio universale, empatico e rivoluzionario di Cristo (ebreo mediorientale) e che non avrebbe mai immaginato che le sue parabole (che non definiscono mai una verità assoluta) si trasformassero in un impero ideologico- economico-politico. In questo senso, apprezzo l’attuale pontefice, Papa Francesco, che a differenza di tutti quelli che lo hanno preceduto mi sembra il primo papa realmente vicino al messaggio cristiano originario e critico nei confronti del potere gerarchico- economico accumulato in duemila anni dalla Chiesa Cattolica.
  • 26. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 30 sparuta specie-culturale-entrante dotata di una frequenza logico-empatica tale da prevalere sulla forza gravitazionale dei condizionamenti. Condizionamenti che, formandosi inevitabilmente durante l’infanzia, predispongono all’interpretazione del comportamento e della cultura altrui mediante gli stereotipi acquisiti che da adulti danno luogo ad argomentazioni collegate per associazioni e non per coerenza logica31. Modalità che non risolvono i problemi ma che, nel caso di attività politica, hanno comunque la capacità di coinvolgere le masse, soprattutto ad opera di abili oratori. In un ipotetico governo mondiale È auspicabile che nei tempi di alcune o più generazioni emerga nella popolazione mondiale una maggioranza che riesca a sviluppare un approccio alla vita quotidiana simile a quello che si ha tra i ricercatori scientifici per i quali la risoluzione dei problemi fa loro superare, pur nella competizione, le differenti provenienze e culture accomunandoli negli aspetti logico-empatici. È probabile che un simile modo-di-essere diffuso su larga scala ed attuato all’interno della vita privata anche dai ricercatori, permetterebbe, da parte della popolazione, una scelta selettiva di rappresentanti politici dotati di capacità decisionale logica ed empatica. Una capacità in grado, in un ipotetico governo mondiale o tramite accordi tra governi, di affrontare pragmaticamente quei problemi ecologici e demografici senza la cui soluzione si potrebbe rischiare l’autoestinzione. Milgram e Zimbardo 31 La Facoltà di Psicologia sembra costruita per una selezione a rovescio, cioè a dire, costruita per chi ha un’ottima memoria in modo da potersi somministrare migliaia di nozioni inutili su voluminosi testi altrettanto inutili invece che su testi brevi ed essenziali e ciò senza mai toccare i profondi condizionamenti che possono affliggere gli iscritti. Condizionamenti che, una volta iniziata la “professione”, scaricheranno sui clienti mettendosi il “camice” da psicologo o psicoterapeuta che può giudicare senza giudicarsi. Lo squalificante quanto insulso test di ammissione a cui vengono sottoposti coloro che scelgono questo orientamento professionale dà il senso della vacua struttura di tale Facoltà. Una seria Facoltà di Psicologia dovrebbe essere la Facoltà in assoluto più difficile e selettiva, in quanto tratta la più delicata attività umana, che è quella di entrare empaticamente nell’interiorità di una persona. Una Facoltà che dovrebbe obbligare gli studenti a passare la metà degli anni di laurea e post-laurea in gruppi di incontro e sedute individuali condotte da psicoterapeuti di provata capacità. Quindi in grado di far emergere il rimosso dagli studenti. Questa modalità dovrebbe produrre una selezione “spietata” per poter accedere al titolo di psicologo o di psicoterapeuta. Un titolo adatto solo ai pochi in grado di sostenere e di gestire tramite l’autocritica e la conoscenza di sé i propri più profondi condizionamenti.
  • 27. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 31 Milgram e Zimbardo con il loro essenziale lavoro e i loro esperimenti hanno tracciato una via che dovrebbe far riflettere sul pericolo che soggetti patologici arrivino al potere democraticamente, cioè con la maggioranza dei voti della popolazione. Entrambi questi esperimenti estremamente importanti sono stati fatti negli Stati Uniti per poter definire la capacità del singolo individuo di mantenere, o abbandonare, la propria responsabilità nell’agire sotto la pressione di una autorità. Nell'esperimento di Milgram, uno studente, dietro istruzione di un personaggio autorevole dell’Università, doveva abbassare progressivamente una leva verso valori sempre più alti di scarica elettrica. Allo studente era stato fatto credere che la leva fosse collegata con degli elettrodi collocati sul corpo di un altro studente che egli poteva vedere, attraverso un vetro riflettente, senza essere visto. Lo studente che avrebbe subito la scarica elettrica si trovava in una camera insonorizzata per rendere credibile che non si potessero sentire i suoi lamenti. Solo una piccola percentuale di studenti che parteciparono all’esperimento si oppose quando venne loro ordinato, con forza, di portare la scarica a livelli letali. Il secondo esperimento, realizzato da Zimbardo alla Stanford University, era molto più complesso, sia per il numero di persone coinvolte che per l’ambiente e la durata. Dopo essere stati informati dei fini dell’esperimento ed aver scelto di parteciparvi, un certo numero di studenti, maschi e femmine, vennero suddivisi in dominanti e dominati e contraddistinti da una fascetta colorata che indicava il loro rango e che dovevano sempre portare al braccio. Ai dominanti erano stati dati tutti i poteri che conseguivano al loro rango, mentre ai dominati erano stati tolti quei poteri che ne ostacolavano la sottomissione. Queste erano le “leggi” cui i partecipanti dovevano aderire nel periodo di convivenza. Nel giro di 15 giorni, si creò una situazione di vera sopraffazione da parte dei dominanti con episodi di crudeltà mentale e, talvolta, fisica, tanto che l’esperimento venne interrotto. Senza una tecnologia sufficientemente sofisticata Oggi non è certo possibile verificare o invalidare le ipotesi qui introdotte e che verrò ad esporre più compiutamente nelle prossime pagine. Ipotesi e congetture che non riducono i processi di pensiero alla pur complessa attività neurale. Rimane il riprovevole fatto che in questo difficile ambito si risente della mancanza di interesse verso lo sviluppo di una tecnologia altamente sofisticata in grado di individuare le manifestazioni di quella "sottile" sostanza di cui è fatto il pensiero. La messa a punto di una tecnologia siffatta consentirebbe di
  • 28. Copyright 2020-2021. www.psicoantropogenetica.iniziovita.it 32 scindere ciò che è realmente scientifico da ciò che è accettato come territorio esclusivo dei neuroscienziati. Si tratterebbe di una tecnologia per effettuare esperimenti attraverso cui cogliere le assai più complesse dinamiche di una tale "sostanza". Sarebbero sperimentazioni che potrebbero essere estese agli organismi e alle cellule. Sicuramente una tecnologia futuristica per la quale si dovranno aspettare ancora molti anni e che, data la mia età, non avrò modo di vedere attuata. Nota bene: si sconsiglia la lettura della teoria ai cattedratici.