2. Era giugno del 1994, mio marito ed io, per festeggiare i nostri due compleanni, ci regalammo un viaggio: il tour del Portogallo; il pullman era gremito e l’atmosfera festante, com’è di solito una va-canza. Si parte sempre con la buona intenzione di mettere da parte un po’ delle proprie esi- genze in favore del gruppo ma poi, col passare dei giorni, gli individualismi ven- gono fuori lo stesso: ce li portiamo die- tro come un bagaglio non dichiarato al- la dogana.
3. Nel folto gruppo c’eri tu, una donna di cui non ho mai sa-puto il nome né altro: viag-giavi sola e la tua meta era Fatima, per te tutto il viag-gio si chiamava “Madonna di Fatima”, unico scopo di tutto il tour: se noi tutti por-tammo un po’ di individua-lismo tu portasti in più fisi-me, esigenze particolari, bi-sogno di fumare ogni ora obbligando l’autista e noi tutti a soste impreviste, ecc. … ce le avevi proprio tutte!
4. Pur sbuffando tollerammo un po’ tutti, non tanto per comprensione quanto per non rovinarci la va-canza. Non ti interessavi minimamente dei luoghi che visi- tavamo: chiedevi solo a che ora si doveva ripartire, poi ti assentavi e ti ritrovavamo lì all’appuntamento convenuto per la partenza. Passarono quattro giorni poi, fi- nalmente, arrivammo al Santua- rio della Madonna di Fatima.
5. Ti allontanasti quasi correndo e con espressione felice verso la chiesa, al tuo appuntamento personale con la Madonna, finalmente! Non ti vedemmo fino all’ora con-venuta: quando tornasti il tuo umore era cambiato, eri taciturna, l’espressione severa e una strana fissità negli occhi: l’attribuimmo alla solennità del luogo, dove tutti a-vevamo riflettuto e pregato, pieni di speranza e di com-mozione: per ognuno di noi era stato un incontro intimo con tanto da dire alla Madonna. Rientrammo in albergo a Lisbona: per tutta la sera fosti come assente, con quella strana fissità negli occhi…
6. La mattina dopo ci dissero che quella sera salisti all’undicesimo piano, ti ar-rampicasti per raggiungere la finestra più alta del torrino… e saltasti per volare via lontano…
7. … lontano da quella prigione dentro di te che ti impediva di vivere una vita se-rena e gratificante… Lontano da quel dolore che non ha voce per urlare e che implode sommesso … Lontano dalla paura e da quel males-sere incessante di vita malata, infe- lice e disadattata…
8. Chissà se hai raggiunto altrove quella serenità che qui ti era negata… Chissà se hai trovato quella pace che qui non avevi sa-puto o potuto trovare, o se vaghi ancora, leggera come una farfalla, nei cieli di Lisbona… chissà! Da allora il pensiero di te non mi abbandona: perdona-mi, se puoi, per esserti passata accanto senza capire la tua infelicità… … e continuo a pregare perché Dio ti accolga tra le sue braccia misericordiose… [email_address] www.micromedia.unisal.it … era l’ 8 giugno 1994.